MAESTRO DON GESUALDO

MAESTRO DON GESUALDO

TRAMA

di Giovanni Verga


Nel 1837, durante l’epidemia di colera che imperversa in Sicilia, mastro-don Gesualdo per sicurezza porta via Isabella dal collegio e si trasferisce con tutta la famiglia in un suo podere di campagna, dove Isabella si innamora del cugino Corrado, orfano e squattrinato, e fugge con lui, ma mastro-don Gesualdo fa ricercare e arrestare il giovane e prende lui l’iniziativa di cercare un marito adeguato, per rango e per ricchezza, a sua figlia. Nel frattempo altre gravi preoccupazioni provengono dai suoi parenti: dopo la morte del padre, sua sorella e suo fratello gli intentano causa per contendersi l’eredità paterna e ottenere anche parte delle sue proprie ricchezze. Isabella viene maritata a un esponente dell’alta nobiltà di Palermo, il duca Gargantas di Leyra, ma il matrimonio comincia nel modo peggiore, perché il marito scopre che Isabella è incinta di un bambino dal cugino Corrado; allora, per impedire la separazione, mastro-don Gesualdo dovrà aggiungere altre donazioni alla già ricca dote di Isabella, necessaria per un matrimonio con un marito così altolocato: questo matrimonio fallito sarà l’inizio della rovina economica per mastro-don Gesualdo, perché il duca di Leyra comincia a sperperare la dote di Isabella, e il patrimonio accumulato in una vita di fatiche e di lotta comincia ad essere disperso. Alle amarezze causate dal matrimonio di Isabella si aggiunge il lutto personale, cioè la morte di Bianca, consumata altrettanto dalla tubercolosi quanto dal dolore per avere vissuto tanti anni lontana dalla figlia. La morte di Bianca avviene durante i moti del ’48, quando il patrimonio e vita dei nobili e dei possidenti del paese sembrano messi a rischio dalla sollevazione popolare, e perciò i nobili decidono di unirsi all’insurrezione; solo mastro-don Gesualdo questa volta si rifiuta (a differenza di quanto aveva scelto durante i moti del ’20-’21), ma la sua casa viene attaccata dalla popolazione del paese e Gesualdo è costretto ad abbandonarla e a rifugiarsi nel palazzo dei Trao, mentre i suoi poderi sono abbandonati alle ruberie dei suoi dipendenti. Tutti questi eventi hanno fatto di Gesualdo un uomo precocemente invecchiato, malato e incapace di curare i propri affari, ormai in balìa di parenti approfittatori e dei medici che solo in ultimo, e troppo tardi, diagnosticano il suo vero male, un tumore allo stomaco. Gesualdo allora viene prelevato dal genero e trasferito nel suo palazzo di Palermo, dove però anche le cure dei medici della capitale sono inutili e dove per di più è completamente solo, incapace di confidarsi e di ottenere la confidenza della sola persona a cui è legato, sua figlia Isabella, mentre assiste impotente all’impoverimento del suo patrimonio a causa dei debiti e della vita dissipata di suo genero.