L’uomo e la società nella visione leopardiana

L’uomo e la società nella visione leopardiana


Fin dalla giovinezza, Leopardi avvertì con estrema lucidità tutta l’estraneità della propria condizione alle forme dominanti della vita sociale. Più volte il poeta si pose il problema dei comportamenti e delle relazioni collettive, e si è visto come più volte la sua riflessione si sia essenzialmente concentrata sui concetti di seconda natura e di egoismoL’indagine del vero e la critica delle illusioni non sono altro che una denuncia di quegli stessi fondamenti della vita sociale, colta nelle sue contraddizioni tra le ideologie e l’agire effettivo, per mezzo dei quali gli uomini tentano di nascondere a se stessi i propri errori, applicando usi falsi e corrotti.

L’analisi leopardiana è volta a mettere in luce le molteplici incarnazioni dell’egoismo, dell’ipocrisia e della doppiezza della vita degli uomini civilizzati. Sotto questo punto di vista, il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani, risalente al 1826, svolge un quadro spregiudicato sulla vita sociale degli italiani, confrontata con quella delle grandi nazioni europee. In Italia manca una società retta da valori comuni, in grado di offrire ai suoi membri punti di riferimento stabili e buone norme di comportamento: manca, insomma, la società stretta, che caratterizza invece, col suo bon ton, il resto d’Europa. In Italia non c’è bon ton, poiché gli italiani sono abituati a prendersi gioco di tutto, ritenendo irrilevante ogni regola comune e basando i propri comportamenti su un’aggressività reciproca. Ma nonostante questi suoi caratteri apparentemente arretrati, la società italiana si rivela paradossalmente quella più protesa verso il futuro: l’assenza di società stretta in Italia è dovuta dallo svelamento del vero, che ha fatto crollare tutti i valori e portato gli italiani verso l’indifferenza e il cinismo. L’Italia, in pratica, anticipa quelli che saranno i caratteri futuri di una società mondiale, basata sull’ultrafilosofia, ovvero sul dominio della civilizzazione e della conoscenza del vero

A un’analisi globale delle dinamiche e del vivere della società sono dedicati i Pensieri, raccolta di 111 aforismi, cui Leopardi lavorò probabilmente tra il 1831 e il 1835, anche se l’opera venne pubblicata postuma, a cura di Ranieri, nel 1845. Con una sottigliezza analitica propria di Francesco Guicciardini, Leopardi descrive le ambiguità della vita di relazione e della psicologia degli uominiche nel fare con gli altri si impongono mascherandosi dietro false immagini di perbenismo. Gli individui adottano irrazionali forme di prevaricazione reciproca, che si sommano alla negatività della loro condizione di sofferenza. Agli occhi di Leopardi, il mondo appare “una lega di birbanti contro gli uomini da bene, e di vili contro i generosi, che tende a sottrarre spazio a chi gli è vicino ricorrendo all’inganno, all’impostura e a deformazioni interessate. Questa falsità domina ogni campo dell’esistenza umana: passioni, sentimenti, valori, cultura… persino la letteratura non si sottrae da questa visione machiavellica. La riflessione, tuttavia, non si risolve in amare constatazioni, ma in una combattiva aspirazione a “rendere la vita finalmente un’azione non simulata ma vera.