LUIGI XIV

LUIGI XIV

Morto Luigi XIII, il trono francese passò a Luigi XIV, di appena cinque anni. Nel periodo di reggenza il potere effettivo restò per circa un ven­tennio nelle mani del cardinale Mazzarino, il quale dovette affrontare l’opposizione del Parlamento e della nobiltà, che dettero vita a un minaccioso mo­vimento di rivolta chiamato Fronda. Costretto dai frondisti a fuggire da Parigi con la famiglia reale, Mazzarino potè rientrare nella capitale. La politica accentratrice intrapresa in Francia dal cardinale Richelieu e dal cardinale Mazzarino venne rafforzata da Luigi XIV, che nel suo lun­go regno (1661-1715) consolidò il proprio potere assoluto, accentrando nelle proprie mani tutti i poteri: sostenendo di essere sovrano per diritto divino, egli si presentò come l’incarnazione del­lo stato.

A livello politico, Luigi XIV fece di tutto per ri­durre all’impotenza la nobiltà terriera, che ven­ne sollecitata a vivere nel clima frivolo e mondano della corte di Versailles, in modo da poter essere tenuta sotto controllo e distratta da qualsiasi vel­leità antimonarchica con continue feste e spetta­coli e con l’assegnazione di privilegi. Un altro strumento usato per esautorare la nobiltà fu l’esclusione degli aristocratici dalla maggior parte dei posti di comando. Luigi attuò infatti un forte accentramento amministrativo, affidando le cariche burocratiche alla borghesia, che in tal modo divenne il più solido sostegno al suo regno. La neutralizzazione dell’aristocrazia permise al re di governare in modo autocratico e quindi assolu­tistico, senza incontrare forti resistenze.

 

Esercizio:

Spiega brevemente, anche cercando su un’enciclopedia o su internet ,  in cosa consistette il movimento della Fronda 

Perché Luigi XIV volle esautorare il potere dei nobili e in che modo vi riuscì?

 

Spiega i seguenti termini tecnici

Ridurre all’impotenza…

velleità antimonarchica

esautorare

accentramento amministrativo

neutralizzazione dell’aristocrazia

governo autocratico

1.2 Un’altra precauzione presa da Luigi XIV per realizzare il proprio progetto assolutistico fu quella tesa a eliminare qualsiasi forma di con­tropotere culturale, in modo da impedire la cir­colazione di idee – religiose, etiche e culturali -critiche nei confronti del suo operato. Sul piano religioso, egli si impegnò duramente nella lotta contro gli ugonotti (protestanti) e i giansenisti (cattolici), che seppur in modi diversi rappresen­tavano voci autonome di dissenso. Per la stessa ragione egli fece in modo di elimina­re ogni influenza del papato, consolidando l’indipendenza della Chiesa “gallicana” da Roma. Sul piano più strettamente culturale ricorse alla cen­sura per stroncare le voci dissidenti e alla propa­ganda, con cui costruì l’immagine aulica del “Re Sole” e alimentò il mito di se stesso. Anche il suo mecenatismo artistico, culminato nella realizza­zione della sfarzosa reggia di Versailles, rientra­va nel suo intento autocelebrativo e autocrati­co: la reggia, infatti, aveva il duplice obiettivo di impressionare Le folle con un’immagine splendida e trionfale del monarca, e di imprigionare in una sorta di gabbia dorata la riottosa nobiltà terriera. Per realizzare i suoi disegni assolutistici Luigi XIV aveva bisogno di denaro e di una Francia econo­micamente attiva. Egli affidò l’incarico di mini­stro delle finanze a Jean-Baptiste Colbert (in ca­rica dal 1665 al 1683), fautore di una concezione economica mercantilistica, detta anche “colbertismo”, che si basava sul presupposto secondo il quale la ricchezza di una nazione dipendesse dalle sue riserve di moneta aurea. Colbert adottò una serie di misure tese a diminui­re le importazioni (che implicavano uscite di de­naro dalla Francia) e a incrementare le espor­tazioni (che implicavano l’entrata di denaro in Francia), per favorire la produzione interna. A tal fine introdusse pesanti dazi sui prodotti esteri, stimolò lo sviluppo del commercio interno, riformò il sistema fiscale e incoraggiò la creazione di indu­strie di stato, che producevano articoli di lusso.

Spiega i seguenti termini tecnici

Contropotere culturale

Ugonotti

Giansenisti

Chiesa gallicana

Censura

Propaganda

Autocelebrazione

Dazi

Industrie di Stato

 La visione rigidamente accentrata del potere di Luigi XIV si affiancò inevitabilmente a una politica espansionistica e bellicosa, che de­stabilizzò e insanguinò ancora una volta l’Euro­pa per lunghi anni. Scostandosi dalla politica di equilibrio perseguita da Mazzarino dopo la pace di Westfalia del 1648, la Francia del Re Sole si lanciò infatti in una strategia egemonica, orientata so­prattutto contro la Spagna e l’Olanda. Grazie al riassetto delle finanze statali operato da Colbert, Luigi XIV potè organizzare un potente esercito, che gli permise di condurre una serie di guerre espansionistiche, terminate però con la sconfitta della Francia e un forte ridimensiona­mento della sua ascesa internazionale.

 

Spiega i seguenti termini tecnici

Strategia egemonica

 

ESERCIZIO

Metti in ordine i seguenti blocchi testuali, creando un unico testo armonico:

LUIGI XIV DI BORBONE

Anche se la celebre espressione attribuitagli, L’Etat c’est moi (lo stato sono io), probabilmente non fu mai pronunciata, tuttavia esprime bene la concezione e la pratica di governo del re.

 

 
Infine, la Francia ascese al rango di grande potenza, ma a costo di immensi sacrifici e di tensioni che né la vita di corte né la splendida fioritura delle arti riuscivano a nascondere.

 

 
L’uniformità religiosa e la nascita di una Chiesa di stato sanzionarono il carattere sacrale della monarchia: Luigi XIV era diventato il “re Sole”. Tra il 1667 e il 1714 promosse una serie di guerre tese a imporre l’egemonia della Francia sull’Europa e a ingrandire lo stato: la guerra di devoluzione, la guerra d’Olanda, la guerra della lega d’Augusta e quella di successione di Spagna. Con questi conflitti solo in parte furono conseguiti gli obiettivi sperati.

 

 
Nei primi anni del suo regno, anche se insidiati dalle fronde, la Francia trionfò nella guerra dei Trent’anni e, con la pace dei Pirenei (1659), sulla Spagna. Con lui l’assolutismo divenne un sistema di governo imitato da molti sovrani europei: egli riunì in sé la coscienza della dignità del suo ufficio con una grande ambizione e con una forte capacità di lavoro.

 

 
Anche la politica religiosa di Luigi XIV non si discostò dalle direttive che venivano applicate in altri campi. Con gli “articoli gallicani” (1682), il clero francese affermò, per le questioni non dottrinali, la propria indipendenza da Roma; nel 1685 la revoca dell’editto di Nantes pose fuori legge la confessione ugonotta.

 

 
Tutti i poteri erano concentrati nelle mani del re che li esercitava con l’assistenza di un consiglio segreto e di ministri, spesso di origine non nobile. Tra i più validi collaboratori vi furono J.B. Colbert e F.M. Louvois. Il controllo capillare sul territorio, raggiunto grazie all’impiego degli intendenti, e lo smantellamento delle dogane interne, propugnato da Colbert, definirono un grande spazio politico ed economico sul cui governo avevano scarsa presa gli organi rappresentativi locali e le aristocrazie.

 

 
La sua figura fu esaltata anche dai modelli di comportamento affermatisi alla corte di Versailles, la cui reggia fu trasformata, per suo ordine, in una splendida residenza nella quale il sovrano attirò la grande nobiltà del regno, completandone la trasformazione in “nobiltà di corte”, legata al monarca da pensioni, cariche e titoli.

 

 
Luigi XIV era il Re di Francia (1643-1715). Figlio e successore di Luigi XIII, salito al trono sotto la reggenza della madre Anna d’Austria, fu dichiarato maggiorenne nel 1651. Fino al 1661 il governo effettivo dello stato fu tenuto da G. Mazzarino, alla morte del quale egli assunse personalmente il potere.  
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