LUIGI PIRANDELLO LA POETICA

LUIGI PIRANDELLO LA POETICA

LA POETICA

Poeta, romanziere drammaturgo (scrittore di opere teatrali), Pirandello è il maggiore esponente della letteratura italiana del primo novecento. Fu ignorato per lungo tempo in Italia perché ritenuto uno scrittore scomodo in quanto criticava la borghesia e tutte le sue false certezze, raggiunse la fama invece all’estero grazie alle opere teatrali rappresentate a Londra e a New York. Questo perché Pirandello analizza l’uomo e i suoi problemi al di là di determinate condizioni storiche e ambientali, cogliendone invece i problemi esistenziali uguali in ogni tempo ed in ogni luogo. Iniziò la sua attività sotto la guida di Luigi Capuana, scrivendo novelle ambientate in Sicilia.

Dal Verismo riprese alcune caratteristiche:

1La descrizione della monotona e grigia vita quotidiana;

2I personaggi che appartengono alla piccola e media borghesia, come avvocati, medici, impiegati;

3Le passioni che animano i personaggi.

Ma poi si allontana dal Verismo, perché come i decadenti, egli non crede ad una realtà oggettiva valida per tutti, ma parla di una realtà complessa, RELATIVA, dominata dal Caso. Si spinge poi più inoltre perché afferma che anche il nostro io è mutevole, vario, in continua evoluzione. Toglie così all’uomo anche l’ultimo punto di riferimento, il proprio io, e porta all’estrema conseguenza la condizione di deracinè, di smarrimento dell’uomo moderno che oltre ad aver perso il contatto con la realtà esterna perde anche quello con il proprio io, arrivando così alla sconfitta. Quella sconfitta che D’Annunzio finse di ignorare, che Pascoli avvertì in modo istintivo, Pirandello la scrisse e la analizzò in modo lucido e razionale. 

I TEMI FONDAMENTALI DELLA POETICA

Nella sua poetica possiamo rintracciare quattro temi fondamentali:

1Contrasto tra la vita (o io) e la forma (o maschera)Per Pirandello la vita è un flusso continuo, il nostro io si modifica secondo le circostanze, mentre noi a causa di regole e di convenzioni che la società ci impone siamo costretti ad assumere un ruolo preciso, una maschera immobile che ci blocca. Noi così non siamo più uno ma mille, diecimila, centomila quanti sono quelli che ci conoscono e al tempo stesso non siamo nessuno, perché nessuna di quelle forme che gli altri ci attribuiscono, corrisponde al nostro io: “noi non siamo né quello che crediamo di essere, né quello che gli altri credono che noi siamo”.

2Lo scacco, la sconfittaTalvolta possiamo toglierci la maschera e “vederci vivere” dal di fuori, ma senza la forma non possiamo vivere e non ci resta che rimetterci la maschera. Le uniche possibilità che ha l’uomo di sfuggire alla maschera, sono azioni estreme come l’omicidio, il suicidio, la pazzia ( tutti atti che ci isolano dalla società e che quindi ci permettono di non rispettarne le regole).

3L’umorismoPer esprimere questa tragica situazione umana, Pirandello si serve dell’umorismo. Nel 1908 egli pubblicò un saggio sull’Umorismo in cui afferma cha a volte ci capita di vedere situazioni o persone diverse da quelle che noi, in base ai nostri pregiudizi, ci attenderemmo che fossero e allora ridiamo. Questo è l’avvertimento del contrario o comicità. Ma se noi guardassimo le cose in profondità, se noi usassimo la riflessione, ci accorgeremmo che dietro l’apparenza comica si potrebbe nascondere un dramma; allora il riso si trasformerebbe in un amaro sorriso, e questo è il sentimento del contrario o umorismo. L’umorismo è dunque la tecnica con cui Pirandello descrive la realtà.

4L’assurdoSpesso le opere di Pirandello si basano su situazioni strane, assurde (ad es. il primo romanzo “l’esclusa”).

Riassumendo, per Pirandello la realtàesterna è varia, sfaccettata, e soprattutto non è retta da leggi scientifiche ma nel Caso. L’uomo nasce per caso, in una determinata famiglia, riceve un nome determinato, si ritrova a vivere in condizioni che egli non ha scelto, in un’esistenza dominata da regole, si rende conto di essere una marionetta, capisce che la vita è “un’enorme pupazzata” e tenta di ribellarsi. E’ questo che succede al fu Mattia Pascal che si illude di potersi togliere la maschera, ma ciò non è possibile, il nostro io senza la maschera non vive, non si può sfuggire alle regole della società. Il dramma più grave dell’uomo pirandelliano è la perdita di ogni punto di riferimento.