LOTTA FRA IMPERO E PAPATO

LOTTA FRA IMPERO E PAPATO

LOTTA FRA IMPERO E PAPATO


L’uscita di Enrico IV dalla minorità segnò un momento importante nella lotta con il papato, anche perché di lì a poco, nel 1073, fu nominato papa uno dei fautori principali del movimento riformista, il monaco Ildebrando di Soana, che assunse il nome di Gregorio VII. La sua nomina, avvenuta per acclamazione popolare e non secondo quanto stabilito dal decreto di Niccolò II, pose subito il problema della sua legittimità, impugnata in particolare dall’arcivescovo di Ravenna. Ribaltando l’abitudine secondo il quale l’imperatore interveniva a Roma per intromettersi nei contrasti che dilaniavano gli oppositori del papa. Gregorio VII inviò in Germania dei legati, cercando di condurre a proprio vantaggio il malumore di alcuni grandi del regno, poco propensi ad accettare il ripristino del potere imperiale dopo la lunga parentesi della minorità di Enrico.

L’intromissione dei legati pontifici nelle questioni interne dell’impero produsse però un effetto contrario a quello sperato: gran parte dei vescovi tedeschi si schierarono apertamente a favore di Enrico IV. Si scatenò a questo punto una serie di interventi di reciproca delegittimazione tra papa e imperatore. Gregorio VII nel 1075 condannò le investiture imperiali, rendendo nulle tutte le cariche che i vescovi avevano ottenuto da parte imperiale. Attraverso il Dictus papae che definiva ruoli e funzioni del papato e della chiesa romana, veniva ratificato ufficialmente la nuova struttura verticistica della chiesa, all’interno della quale il papa era indicato come vera e propria guida. Solo il papa poteva istituire o deporre i vescovi; solo lui poteva usare le insegne imperiali; solo lui poteva sciogliere i sudditi dall’ubbidienza verso un sovrano.

Enrico IV, come risposta, convocò a Worms nel 1076 un concilio di vescovi tedeschi che dichiararono deposto il papa. A sua volta il papa scomunicò l’imperatore. La scomunica comportava lo scioglimento dei sudditi dall’obbligo di obbedienza. Gli oppositori di Enrico IV non tardarono a trarre profitto e a sollevarsi contro l’imperatore. Fu in questo contesto che avvenne il famoso episodio di Canossa. Enrico si vide costretta a scendere a patti con il papa. Rilegittimato il proprio potere, l’imperatore tornò in Germania e riprese la precedente politica. Enrico IV convocò a Bressanone un sinodo di vescovi filoimperiali che elessero papa l’arcivescovo di Ravenna Wilberto che prese il nome di Clemente III. Quattro anni dopo l’imperatore occupò Roma e insediò Wilberto sulla cattedra di Pietro. Gregorio fu portato in salvo dalle truppe normanne di Roberto il Guiscardo. Nonostante la sconfitta di Gregorio VII, la nuova politica di stampo monarchico fu mantenuta dai suoi successori.

Dopo la morte di Gregorio VII, la conflittualità tra chiesa e impero continuò. Dopo circa un quindicennio di conflitti e trattative, nel 1122 la lotta per le investiture fu risolta con il concordato di Worms, sottoscritto dall’imperatore Enrico V e dal papa Callisto II. Il concordato stabiliva che l’elezione dei vescovi doveva essere fatta ovunque nel rispetto dei canoni, cioè dal clero e dal popolo della città, ma che nel regno di Germania era ammessa la presenza dell’imperatore, che, dolo dopo l’elezione, poteva investire i vescovi di funzioni e beni temporali. Per sottolineare anche visivamente tutto ciò fu stabilito che l’imperatore dovesse consegnare al vescovo cui attribuiva degli incarichi uno scettro, ma non l’anello e il pastorale simboli dell’investitura ecclesiastica. Si concludeva così, sia pure con un compromesso, la “lotta per le investiture”.


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