LORENZO GHIBERTI

LORENZO GHIBERTI

LORENZO GHIBERTI


LORENZO GHIBERTI (Firenze 1378-1455) 

Si formò alla bottega di oreficeria di Bartoluccio di Michele e iniziò la sua attività artistica dipingendo una camera del Palazzo Malatesta di Pesaro. Egli compì la sua formazione artistica come orafo ma passò presto alla scultura raggiungendo fin dall’inizio risultati notevoli. Fu un artista completo (orafo, architetto, scultore) ed è il simbolo della società in cambiamento tra il Medioevo e il Rinascimento. La sua formazione iniziale di orafo condizionò la sua visione di scultore. L’interesse per l’analisi, per il trattamento prezioso, per il particolare lo acquista proprio nell’esercizio dell’oreficeria, che era per evidenti ragioni di commercio al servizio soprattutto del clero. L’arte del metallo era stata legata al mondo settentrionale e che quindi nell’oreficeria , il gotico aveva impresso segni profondi. Il Ghiberti alla fine del ‘300 si reca a Roma dove studierà la statuaria  greca e romana dalle quali trarrà stimoli alla bellezza ideale, alla composta eleganza classica. Nel 1401 arriva primo ex aequo con il Brunelleschi al concorso per la seconda porta del Battistero di Firenze. L’officina del Ghiberti per le porte del Battistero, specie per la terza, costituirono una grande scuola pratica per moltissimi scultori e pittori della Firenze del ‘400. nel 1425 viene dato al Ghiberti l’incarico di realizzare anche l’ultima porta del Battistero (Porta del Paradiso – così chiamata da Michelangelo); è trascorso ormai molto tempo dal 1° concorso, importanti eventi artistici sono accaduti : Brunelleschi ha iniziato la costruzione della Cupola del Duomo, dell’ Ospedale degli Innocenti, della Chiesa di San Lorenzo e della Sagrestia Vecchia. Donatello ha già realizzato il San Giorgio. Masaccio sta per portare mano ai memorabili affreschi del Carmine. Il Ghiberti, sensibile, attento, aggiornato, non può ignorare ciò che accade intorno a lui. Oltre alle porte per il Battistero il Ghiberti realizzò altre opere, come per esempio i cartoni per le vetrate del Duomo di Firenze, la scultura di San Giovanni Battista che si trova in una nicchia di Orsammichele ed inoltre le statue di San Matteo e Santo Stefano sempre in Orsammichele. Queste opere hanno caratteri stilistici che portano chiaramente verso gli stilemi rinascimentali e furono realizzate tra il 1412 e il 1429. Nel 1427 realizzò per Cosimo de’ Medici l’Urna dei tre Martiri, nel 1442 l’Arca di San Zanobi che si trova nel Duomo. A partire dal 1425 Ghiberti si dedicò ad un attento lavoro di teorizzazione della propria arte soprattutto con i tre libri dei Commentarii, uno dei primi esempi di moderna storia dell’arte.

Opere : Battistero di San Giovanni a Firenze (2° PORTA: le 2 ante viste nel loro insieme si animano per l’acuto linearismo determinato dalle 28 cornici quadrate che le compongono, per gli ornamenti naturalistici e soprattutto per le cornici minori interne a ciascun quadrato, sottili e mistilinee, oltre che per le figure delle scene. La doratura, risaltando sul fondo scuro del bronzo, esalta  la linea morbida, elegante e cadenzata. Negli 8 scomparti inferiori  sono rappresentati Evangelisti e Padri della Chiesa, negli altri 20 storie del Nuovo testamento (dall’Annunciazione alla Discesa dello Spirito Santo) disposte per fasce sovrapposte in una lettura continuativa dal basso verso l’alto e da sinistra verso destra. In tutto questo complesso decorativo, la linea del Ghiberti non costruisce spazi geometrici fermi, misurati, razionali come quelli di un Brunelleschi: la sua è una linea di origine gotica che ricama con raffinatezza. Questo ritmo misurato è l’elemento dominante di tutta la porta in cui anche le figure sono coerenti con le cornici. Nell’Annunciazione Maria ritraendosi istintivamente crea una lunga linea falcata del corpo, una curva parallela alla linea ideale che dallo spigolo sup. del lobo di dx in alto, scende toccando la mano dell’Angelo fino allo spigolo inferiore del corrispondente lobo in basso. Anche l’Angelo dalle lunghe ali chiaroscurate e il Padre che scende velocemente preceduto dallo Spirito Santo, sono in diretta relazione con la cornice e la loro disposizione stabilisce un perfetto equilibrio dei pieni sul vuoto di fondo. Nella Flagellazione e nella Crocifissione  la compostezza classica è ancora più scoperta. Nella prima la figura di Cristo, legato alla colonna, sfrutta la ponderazione per assumere un andamento sinuosamente raffinato, modulato da tenui trapassi luministici, mentre assistenti e flagellatori si dispongono ai lati in pose simmetriche. Nella seconda la croce segna l’asse verticale; la sua parte superiore si inserisce nell’angolo chiuso, come un triangolo mentre le braccia di Gesù riprendono la stessa forma inversamente. Troviamo la medesima linea di inversione  nelle altre figure: gli angeli si curvano quasi a chiudere  i cerchi dei 2 lobi superiori; Maria e Giovanni, seduti in terra, ripetono la curva in senso opposto, parallelamente alla linea dei lobi inferiori. Gli ambienti dove si svolgono gli episodi non sono descritti ma evocati da pochi elementi  scenici: rocce scoscese e qualche albero per indicare il paesaggio, alcuni archi e pilastri per gli interni, un semplice archetto allude alla camera ove la Vergine riceve l’annuncio, e 4 colonne architravate  raffigurano il palazzo di Pilato all’interno del quale ha luogo la flagellazione di Gesù. Tutta la porta è un raffinato complesso di alta oreficeria, in cui confluiscono cultura classica e medievale.


L’oro contribuisce, per i riflessi che crea, al continuo variare di luce e ombra. 3° PORTA chiamata anche porta del paradiso. I temi delle decorazioni sono tratti dall’antico testamento per indicare la continuità storica fra l’antica legge e la nuova, fra la storia precedente la venuta del Redentore e il cristianesimo. Gli scomparti sono quadrati e ridotti a 10, denotando una adesione alle nuove idee: il quadrato è figura geometrica dotata di quattro lati uguali, perciò perfettamente misurabile e modulo di ogni successiva addizione; la riduzione numerica dei pannelli dà maggior chiarezza all’insieme e comporta che i vari episodi si moltiplichino all’interno di ogni riquadro, dando vita ad un maggior movimento chiaroscurale e una più faticosa lettura delle storie anche se esiste un’unità concettuale. La luce fonde tutte le parti del rilievo: l’oro, distribuito anche sullo sfondo, crea rifrazioni di luce calda che vivifica ogni superficie. In questa terza porta il Ghiberti di adegua alle novità fiorentine compiendo un accurato) studio delle distanze spaziali. L’importanza di questa porta non deve essere però cercata nella prospettiva ma nella bellezza idealizzata dell’insieme e di ogni particolare. In queste ultime formelle utilizza la tecnica dello stiacciato, che consiste nel rappresentare le figure e gli oggetti in lontananza con un rilievo bassissimo in modo da avere un maggior effetto prospettico.

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