Lorenzo de medici opere
Lorenzo de medici opere
Lorenzo non fu solo un uomo politico scaltro, ma anche un poeta e cultore d’arte. Era innamorato della cultura e della poesia e si compiaceva di sperimentarne ogni forma, per il sottile piacere intellettuale che probabilmente ne traeva. La sua estrema varietà di generi, modelli letterari, toni e stili rende molto difficile il compito di individuare una fisionomia unitaria nella personalità di Lorenzo. C’è anzi chi l’ha definito un “dilettante”, sostanzialmente inferiore alle diverse materie via via assunte.
Nella Nencia da Barberino Lorenzo immagina che un pastore-contadino canti l’amore per una pastora, Nencia, di cui esalta le bellezze prosperose, ma a cui rimprovera il carattere duro e freddo: di qui la struggente malinconia del contadino, che è sì rozzo e incolto ma non volgare. Lorenzo sorride nel vedere le manifestazioni di certi sentimenti, ma sa anche scorgere, dietro quelle manifestazioni ingenue e rozze, una sofferente e spontanea umanità.
NeiCanti carnascialeschi – destinati ad essere cantati con accompagnamento musicale durante il carnevale, fra questi ricordiamo la celebre Canzona di Bacco– Lorenzo s’ispira alla tradizione popolare e buffonesca del carnevale, ingentilendo però i contenuti e la forma, rinnovando i metri e facendo comporre da musici nuove arie che accompagnassero i testi. Queste composizioni venivano cantate su carri addobbati, da compagnie di uomini mascherati, rappresentanti il trionfo di divinità pagane o di virtù allegoriche o delle arti (corporazioni). Altri temi comuni: esaltazione della vita gioiosa e del diletto sensuale, il motivo della bellezza fuggitiva, l’invito a godere la breve stagione della giovinezza. Nel Trionfo di Bacco e Arianna, Lorenzo invita i propri sudditi a godere del presente, lasciando da parte le civili preoccupazioni, che si sobbarca la signoria sollecita del bene di tutti. Qui il corteo trionfale è mitologico, concentrato sulla figura di Bacco (dio del vino e della frenetica gioia).