L’ordinazione sacerdotale e le prime opere

L’ordinazione sacerdotale e le prime opere

parini


Nel 1752, due anni prima dell’ordinazione sacerdotale, Giuseppe Parini pubblicò la sua prima raccolta poetica, Alcune poesie di Ripano Eupilino, pseudonimo costruito con l’anagramma del cognome e con il toponimo latino del laghetto di Pusiano, su cui si affaccia il paese di Bosisio. Il sapore arcadico del nome d’arte ben riflette il carattere dominante nei novantaquattro componimenti, anche se fin da questa prova giovanile il classicismo di Parini appare più meditato e rigoroso rispetto a quello di tanta poesia contemporanea: ai tradizionali sonetti di ispirazione petrarchesca e bernesca si affiancano alcune traduzioni di testi di Anacreonte, Catullo e soprattutto Orazio, che rimarrà poi uno dei punti di riferimento per lo scrittore lombardo. Il volumetto ottenne un discreto successo, tanto che l’autore fu ammesso all’Accademia dei Trasformati, che si radunava in casa del conte Giuseppe Maria Imbonati e di cui egli divenne ben presto uno dei principali animatori. Tra i suoi contributi ai lavori dell’Accademia sono da ricordare il Dialogo sopra la nobiltà del 1757 e il Discorso sopra la poesia del 1761; il primo di questi due testi, in particolare, vie-ne considerato come un precedente importante della polemica antinobiliare e delle istanze egualitarie che si ritroveranno, di lì a qualche anno, nel Giorno. Negli stessi anni, e nel – lo stesso clima culturale dei Trasformati, nascono anche le due polemiche letterarie che vedono Parini opporsi a padre Alessandro Bandiera e poi, con maggior vigore nonostante fosse stato suo maestro nelle scuole dei barnabiti, a padre Onofrio Branda, due sostenitori del purismo linguistico contro i lombardismi di tanta letteratura milanese.