L’oratore dello sciopero di Emilio Longoni

L’oratore dello sciopero di Emilio Longoni

Biografia
Nasce a Barlassina il 9 luglio 1859, quartogenito di dodici figli, dal garibaldino e maniscalco Matteo Longoni e dalla sarta Luigia Meroni.
Fin da piccolo ha una grande passione per la pittura, ma è costretto, ancora adolescente, a svolgere i più svariati lavori per mantenersi, fra cui quello di pittore di giostre e giocattoli, attività nella quale comincia a dar prova del suo talento artistico. Il suo primo maestro, il cartellonista Faustino Colombo, lo esorta ad iscriversi all’Accademia di Brera, da dove passa, per un breve periodo, all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
A Brera incontra Giovanni Segantini, che nel 1882 lo presenta ai fratelli Alberto e Vittore Grubicy, titolari di una galleria d’arte attiva nella promozione di giovani artisti.
Nel 1886 riesce a prendere in affitto uno studio in via della Stella, attuale via Corridoni 45. Inizia a fare ritratti e nature morte per l’aristocrazia e borghesia milanese. Tra i suoi committenti vi sono il banchiere Giovanni Torelli, il collezionista Giuseppe Treves fratello dell’editore Emilio Treves, il banchiere Lazzaro Donati. Nel 1891 partecipa alla Prima Triennale di Brera con opere che lo rendono noto al pubblico e alla critica. Sviluppa uno stile di pittura divisionista.
Rimane coinvolto nei tumulti del 1898 a Milano e nella censura poliziesca che segue alla sanguinosa repressione del tenente generale Fiorenzo Bava Beccaris, lamentandosi nelle proprie memorie di aver subito per anni i controlli della polizia (“[…] passo per il pittore degli anarchici”). Tocca nella sua opera temi politici e sociali che coinvolgono i processi messi in atto dalla modernizzazione di Milano.
Tra il 1900 e il 1932 partecipa alle maggiori esposizioni nazionali e internazionali. Sviluppa un crescente contatto con la natura e si avvicina al buddismo, trascorre lunghi periodi di lavoro in montagna, soprattutto sulle montagne del Massiccio del Bernina, dove esegue molti dipinti dal vero.
Dopo la prima guerra mondiale si rinchiude in se stesso, l’età gli impedisce di spingersi in alta quota mentre la sua pittura diviene sempre più smaterializzata.
Lontano dalla scena espositiva, lavora per poche persone con cui è in contatto diretto e si tiene lontano dai mercanti d’arte. Nel 1928 sposa la sua compagna Fiorenza de Gaspari, conosciuta in casa dell’avvocato Luigi Majno, suo estimatore. Muore nel proprio studio il 29 novembre 1932 e viene sepolto al Cimitero Monumentale di Milano.

L’oratore dello sciopero di Emilio Longoni, del 1891, è un’opera che rientra  nella corrente del divisionismo che ebbe, soprattutto a Milano, un’impronta spiccatamente sociale, con temi di carattere politico e rappresentazione di scene popolari.  Gli anni ottanta e novanta dell’Ottocento furono gli anni delle lotte socialiste, le più convinte ed accese, cui Longoni aderì con entusiasmo, mettendo la sua arte al servizio di quell’ideale. Il 1° maggio del 1890 i socialisti proclamarono uno sciopero generale. Emilio Longoni con ogni probabilità partecipò alla manifestazione, che vide un’imponente partecipazione di lavoratori, a Milano, e sicuramente ne trasse degli schizzi dal vero. Il risultato fu il quadro del quale trattiamo, che intitolò inizialmente Primo Maggio e a cui solo in un secondo momento, quando fu esposto alla I Triennale di Brera nel 1891, mutò il nome ne L’oratore dello sciopero. Il dipinto rappresenta un oratore improvvisato, un muratore, arrampicato sull’impalcatura di un edificio in costruzione (segnalata anche allora da un lanternino rosso), che arringa la folla dei dimostranti nei suoi poveri abiti da lavoro, gli occhi incavati e le spalle ingobbite, ma con il pugno chiuso, a significare forza, unione e volontà di riscossa. Ai suoi piedi stanno i sostenitori, mentre in secondo piano si intravvedono le forze dell’ordine che caricano i manifestanti. La scena si svolge a Milano, riconoscibile dalle chiese rappresentate sullo sfondo.
L’opera, quando fu esposta, fece scalpore, suscitando ampi consensi ed aspre critiche, a seconda dell’ideologia degli osservatori, anche per il carattere innovativo della tecnica utilizzata, benché ancora piuttosto acerba. Longoni proseguì per qualche anno sul piano dell’impegno politico e sociale, perfezionando sempre più la sua tecnica divisionista. Nel 1894, alla II Triennale di Brera, presentò quello che può considerarsi un piccolo capolavoro, Le riflessioni di un affamato, opera che, nella sua laconicità, dovette apparire ben più pericolosa de L’oratore dello sciopero, visto che costò a Longoni una denuncia per istigazione all’odio di classe, ma che ciò nonostante fu pubblicata sui giornali socialisti. 

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