L’INCENDIO DI TROIA 300-317

L’INCENDIO DI TROIA 300-317


Intanto le mura son sconvolte dovunque dal pianto
e più e più, benchè la casa del padre Anchise appartata
e protetta da piante sia lontana,
i suoni si precisano e l’orror delle armi sovrasta.
Mi scuoto dal sonno e supero la cima dell’alto tetto
in salita e sto con le orecchie tese:
come quando, infuriando gli Austri una fiamma cade
sul raccolto, o un rapido torrente dal corso montano
travolge i campi, travolge i fertili prati e le fatiche dei buoi
e trascina le selve a precipizio; stupisce ignaro il pasore
sentendo il frastuono dalla cima di una rupe.
Allora davvero è manifeta la lealtà, e si svelano le insidie
dei Danai. Ormai la vasta casa di Deifobo presentò il crollo,
vincendo Vulcano, ormai brucia il vicino
Ucalegonte; col fuoco spendono i vasti flutti sigei.
Sorge un clamore d’eroi ed un fragore di trombe.
Pazzo prendo le armi; nè sufficiente conto nelle armi,
gli animi ardono di raccogliere un gruppo per la guerra
edaccorrere sulla rocca coi compagni; ira e pazzia sconvolge
la mente, si presenta bello morire in armi.

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