LIBERTA VERGA RIASSUNTO

LIBERTA VERGA RIASSUNTO

VERGA NOVELLA LIBERTA RIASSUNTO


Verga in questa novella rivive la vicenda di Bronte: dopo la rivolta della povera gente che voleva dividere le terre dei ricchi, alcuni sventolavano un fazzoletto rosso dal campanile e altri gridavano nella piazza più grande la parola “Libertà”. Don Antonio fu ucciso mentre cercava di fuggire e mentre passava a miglior vita si chiedeva perché lo stessero facendo.

Anche il reverendo supplicava di non essere ucciso; Don Paolo fu ucciso davanti casa, sotto gli occhi della moglie che aspettava un po’ di minestra da suo marito per sfamare i cinque figli. Neddu, il figlio del notaio, fu ucciso nel modo più terribile possibile, infatti era ancora cosciente quando gli fu vibrato il colpo finale.

Si faceva strage di chiunque fosse ricco, perciò la baronessa aveva fatto fortificare la sua abitazione e i suoi servi per vender cara la pelle sparavano contro la folla, che comunque non si demoralizzò e sfondò il cancello, dando la caccia alla donna nella sua villa. Infine fu scovata e trucidata insieme ai suoi tre figli.

La follia della gente si placò soltanto a sera, quando la pazza folla diminuì consistentemente. La Domenica dopo non fu celebrata messa e si pensò a come dividere le terre, ma tutti si guardavano in cagnesco perché non sapevano come fare: infatti non c’erano periti per misurare la grandezza dei lotti di terreno, notai per registrare la proprietà, e così via.

Il giorno successivo si apprese che il generale Nino Bixio stava venendo a fare giustizia, cosicché molti scapparono e fecero bene, poiché egli, appena arrivato, fece fucilare alcuni rivoltosi; poi vennero i giudici, che interrogarono i colpevoli e li portarono in città per il processo, che andò per le lunghe. Le cose in paese tornarono come prima, infatti i ricchi avevano le loro terre e i poveri dovevano lavorarvi per guadagnarsi il pane quotidiano, visto che i benestanti non le avrebbero neanche toccate. Il processo andò per le lunghe e alla fine tutti gli imputati furono ascoltati da una giuria composta dai ricchi e dai nobili, i quali ogni volta pensavano di averla scampata bella e si rallegravano di non essere nati e vissuti a Bronte. Infine fu pronunciata la sentenza e un carbonaro, a cui erano state rimesse le manette, era rimasto sbigottito perché non aveva assaporato la libertà di cui avevano tanto parlato.


COMMENTO

Verga presenta la vicenda in tutta la sua drammaticità, con tinte fosche, parole aspre ed espressioni realistiche che documentano l’orrore compiuto nel nome della libertà; inoltre intende sottolineare la violenza dei contadini.
È la novella dei “vinti”, di coloro che si ribellano alla classe dominante senza avere la possibilità e la capacità di cambiare granché della loro misera condizione.
Anche la tanto invocata “libertà”, che alla novella dà il titolo, finisce col risultare falsa e illusoria e, comunque, valida solo per alcuni.