L’evoluzione dell’uomo

L’evoluzione dell’uomo

Evoluzione: mutazione e selezione

FONTI:

http://www.pianetascuola.it/risorse/media/secondaria_secondo/scienze_natura/labonline/06/files/esplora.htm
http://www.paleontologiaumana.it/sapiens.htm
Prof. Andrea G. Drusini Università di Padova
http://www.archeologia.com/
http://www.luccaterre.it/scheda.php?id=3640&lang=it


All’interno di un gruppo di esseri viventi, nessun individuo è identico ad un altro, perché moltissime sono le possibilità di combinazione dei geni paterni e materni e perché casualmente compaiono mutazioni genetiche (variazioni, differenze che si verificano per caso).
Può succedere, a causa di mutazioni, che un vivente nasca con una caratteristica che lo rende più adatto alla vita nel proprio ambiente: esso vivrà meglio e più a lungo, avrà più probabilità di riprodursi e trasmetterà ai propri figli la caratteristica che ne facilita la sopravvivenza.
Al contrario, gli organismi con caratteristiche che li rendono meno adatti all’ambiente hanno poche probabilità di sopravvivere e riprodursi.
Attraverso la mutazione e la selezione, le specie si sono evolute, cioè si sono trasformate e sempre più adattate all’ambiente, nel corso di milioni di anni.
L’uomo, al pari degli altri animali, è un prodotto della selezione naturale, ma, grazie all’intelligenza, è riuscito a svincolarsi da una dipendenza dall’ambiente troppo stretta, utilizzando l’intelligenza per fabbricare strumenti e adottare comportamenti capaci di supplire a specifiche caratteristiche corporee.Evoluzione umanaCosì come non si può ricostruire con esattezza la storia della vita sulla Terra, non si può ricostruire nemmeno quella dell’uomo. Però, l’esame dei fossili e delle pietre lavorate consente di formulare delle ipotesi molto credibili.
Partiamo da 70 milioni di anni fa: gli ultimi grandi rettili – i dinosauri – stanno scomparendo. L’ambiente subisce profonde modificazioni (e si sa che la storia dell’evoluzione animale è strettamente legata al clima).
Su un continente che a quell’epoca riunisce Europa, Nordamerica e Groenlandia appaiono le prime scimmie discendenti da insettivori. Esse incominciano a proliferare in mezzo a una flora completamente nuova: le piante da fiore, o angiosperme; è l’epoca dei primi frutti, e questi organismi si adattano a una nuova dieta, rompendo con le abitudini degli antenati che si nutrivano di insetti. Nel corso delle generazioni, ciò comporterà una serie di modificazioni anatomiche, tra cui la comparsa della clavicola. La clavicola, allargando la gabbia toracica
dell’animale, aumenta la lunghezza degli arti superiori e gli permette così, al momento della raccolta, di abbracciare il tronco degli alberi per meglio arrampicarvisi. Per la stessa ragione, gli artigli, scomodi per l’arrampicata, si appiattiscono e diventano unghie. La zampa acquisirà in seguito un dito opponibile alle altre dita, il che permetterà all’estremità dell’arto di
afferrare un frutto, una pietra, un pezzo di legno. Dalle scimmie, si evolvono i primati; tra i primati, deve essere esistito il progenitore degli ominidi.

Tutto ciò che caratterizza l’uomo – stazione eretta, alimentazione
onnivora, sviluppo del cervello, invenzione di utensili – risulterebbe da un adattamento a un clima più secco e con poca vegetazione. Si tratta di un tipico esempio del meccanismo della selezione naturale: un piccolo gruppo di antenati, che possiedono geneticamente i caratteri che costituiscono un vantaggio per sopravvivere nel nuovo ambiente, diventano poco a poco più numerosi e maggioritari nella popolazione. Vivendo più a lungo degli altri, hanno numerosi figli dotati delle loro stesse caratteristiche.
Una mutazione genetica potrebbe aver dato origine a un bacino più largo, che ostacola il quadrupedismo e favorisce la postura eretta; la postura eretta ha favorito l’ampliamento del campo visivo; l’ampliamento del campo visivo ha favorito la visione a distanza dei predatori o delle prede… ma non si sa se la postura eretta è la causa o la conseguenza di questa evoluzione.
Osservando gli scimpanzé, si nota che essi si alzano sugli arti inferiori per tre motivi: per guardare più lontano, per difendersi o per attaccare – questa posizione lascia libera le mani per lanciare pietre – e infine per trasportare i piccoli e il cibo. Si può ipotizzare che la siccità abbia selezionato gli individui con il vello meno; nello stesso tempo, le madri sempre più prive di pelo (cui i piccoli delle altre scimmie si attaccano) hanno dovuto trasportare i piccoli con le braccia. Questa posizione, con la testa vicino al battito cardiaco, deve aver influito sulla crescita infantile (ancora oggi quasi tutte le madri del mondo reggono il piccolo con il braccio sinistro, con la testa del bambino vicina al cuore).
Dai 7-5 milioni di anni fa in poi vi sarà un moltiplicarsi di nuove specie, non del tutto umane: gli australopitechi.

L’ Australopiteco afarensis

L’Australopiteco afarensis prende il nome dalla valle degli Afar, dove furono trovati resti ossei; è comparso in Africa circa tre milioni di anni fa.
Era alto poco più di un metro (tra un metro e dieci e un metro e trenta centimetri), aveva il cranio piuttosto piccolo, ossa compatibili con la posizione eretta, denti simili a quelli dell’uomo, ma più larghi, adatti ad una dieta a base di frutti, erbe, semi e radici. Ciò che conosciamo dell’Australopiteco afarensis è dovuto al ritrovamento di parti di scheletri, fra i quali quello della famosa “Lucy”: lo studio di questi reperti ha permesso di comprendere che l’Australopiteco poteva camminare in posizione eretta, pur mantenendo caratteristiche che lo rendevano adatto alla vita sugli alberi.

L’Homo abilis

Circa 2 milioni e settecentomila anni fa, ancora in Africa, è comparso l’Homo habilis, chiamato così perché capace di creare semplicissimi utensili lavorando la pietra. Infatti, gli scheletri di Homo habilis ritrovati hanno la stessa età delle prime pietre lavorate.
Aveva un cranio (e quindi un cervello) più grande rispetto a quello dell’Australopiteco, denti simili a quelli dell’uomo attuale, ossa delle gambe e dei piedi molto simili alle nostre e il pollice della mano opponibile, cioè capace di ruotare verso il palmo. Il pollice opponibile gli consentiva di impugnare pietre e rami, usandoli come strumenti di lavoro. Si nutriva di frutti, erbe, bacche, radici e forse di piccoli animali.

L’Homo erectus

Circa un milione e ottocentomila anni fa, in Asia e Africa, comparve un altro ominide, più evoluto dell’Homo habilis, con cranio più ampio, mascella robusta, braccia e gambe del tutto simili alle nostre: l’Homo erectus.
In base ai reperti ritrovati, si pensa che si nutrisse di vegetali e animali e che avesse scoperto l’uso del fuoco. Dapprima, probabilmente, imparò a raccogliere quello provocato dai fulmini che si abbattevano sugli alberi e a tenerlo acceso, in seguito, forse, imparò ad accenderlo strofinando due pietre fino a provocare delle scintille.
Il fuoco permise all’Homo erectus di difendersi dagli animali feroci, di illuminare il suo ambiente di vita nella notte, di scaldarsi e di cuocere la carne, rendendola più digeribile. Le proteine della carne contribuirono allo sviluppo del suo cervello.

L’Homo sapiens

L’Homo sapiens potrebbe essere comparso per la prima volta in Africa, intorno a 200 mila anni fa. In realtà, esistono due teorie diverse sulla sua comparsa e diffusione nel nostro pianeta.
La prima teoria sostiene che l’Homo sapiens comparve in Africa tra 200 mila e 150 mila anni fa e poi si diffuse in tutto il mondo, sostituendo i gruppi di ominidi esistenti.
La seconda teoria ipotizza che gruppi differenti di appartenenti alla specie Homo sapiens si siano sviluppate in luoghi diversi della Terra, come evoluzione dell’Homo erectus, e che poi i diversi gruppi si siano mescolati tra loro. Le scoperte di resti ossei e altri reperti più recenti, analizzati e confrontati col DNA dell’uomo attuale, però, sembrano dare ragione a chi sostiene la prima teoria, cioè quella dell’origine comune africana. Dall’Africa, l’Homo sapiens, in seguito a migrazioni, si sarebbe diffuso nel pianeta.
“Ciò ci fa capire che tutti gli esseri umani, a dispetto delle differenze somatiche, sono realmente membri di un’unica entità che ha avuto un’origine molto recente in un unico luogo. Esiste una specie di “fratellanza biologica” che è molto più profonda di quanto noi abbiamo mai immaginato”. S.J. Gould
Con l’Homo sapiens si ha un perfezionamento nella lavorazione della pietra che raggiunge il suo culmine nel Paleolitico Superiore.

L’Homo sapiens neanderthalensis

L’Homo sapiens neanderthalensins è chiamato in questo modo dal nome del luogo (valle di Neander, in Germania) in cui sono state ritrovate le sue tracce (scheletri, utensili …).
Aveva il cranio allungato, il mento e la fronte sfuggenti, le arcate delle sopracciglia molto sporgenti, ossa spesse e una muscolatura molto potente. Presentava un fisico adatto alla sopravvivenza in luoghi freddi e, infatti, visse in Europa e in Asia occidentale, occupando territori dal clima, allora, veramente difficile. Comparve circa 150 mila anni fa e si estinse 30 mila anni fa. Nel nostro DNA di esseri umani moderni restano tracce dell’Homo sapiens africano, ma non dell’uomo di Neanderthal.
L’Homo neanderthalensins era un abilissimo cacciatore; era onnivoro, ma nella sua dieta prevaleva il consumo di carne. Nelle caverne da lui abitate sono state trovate tracce di vita organizzata: focolari, utensili in pietra, resti di capanne e segni di sepoltura dei morti (in almeno un caso, pare che la sepoltura venisse coperta con petali di fiori).

L’Homo sapiens sapiens

L’Homo sapiens sapiens è l’evoluzione dell’Homo sapiens arcaico: da lui discendiamo direttamente noi esseri umani contemporanei. Comparso circa 100 mila anni fa in Africa orientale (forse in Etiopia o in Sudan), si è diffuso in tutto il resto del mondo: dapprima in tutta L’Africa e nella parte di Asia più vicina; poi, dall’Asia sudorientale all’Oceania; dalla Siberia alle Americhe, attraverso lo stretto di Bering (probabilmente ghiacciato all’epoca della migrazione). Compare circa 40 mila anni fa in Europa , dove convive per qualche millennio con l’Homo Neanderthalensis, fino all’estinzione di questo. A partire da questo momento, tutti i continenti sono abitati dall’uomo moderno e non resta traccia di uomini di tipo più antico.

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