LETTERATURA DIALETTALE

LETTERATURA DIALETTALE


Matura il concetto di dialetto in rapporto all’affermarsi della lingua nazionale, nata per la progressiva prevalenza sugli altri del volgare fiorentino-toscano sancita dalla teoria del Bembo.

Con l’ascesa del fiorentino al rango di lingua, i volgari restanti che si chiamano ora dialetti alimentano una letteratura diversa, dialettale. La sua genesi è complessa. In essa si scorge un principio di reazione alla lingua unitaria, e l’attenzione al mondo popolare spesso ignorato dalla letteratura ufficiale.

Nell’età barocca il gusto per le novità porta a coltivare il genere in emulazione con la lingua, per cui si comincia a tradurre in dialetti i capolavori dell’Ariosto e del Tasso. Per questo motivo la letteratura dialettale fu definita “riflessa” dal Croce, non frutto spontaneo in quanto si fonda sul traliccio della letteratura in lingua.

La letteratura in dialetto trovò nel Settentrione come nel Meridione le condizioni necessarie per svilupparsi, ma solo in alcuni centri ebbe personalità di rilievo. La vera culla della letteratura dialettale è Napoli dove opera il Cortese che ha composto la “VAIASSEIDE”, il poema delle serve.

L’opera narra in tre giornate una storia di serve in rivolta contro i rispettivi padroni che non volevano si maritassero, sicché le donne sono costrette alla prostituzione e a morire di sifilide.

In Sicilia opera Paolo Mura, autore del poema “LA PIGGHIATA”, cioè la cattura in cui denuncia la povertà della campagna polemizzando contro il potere.

Nell’Italia Settentrionale la letteratura si sviluppa in Lombardia e trova i suoi esponenti in Francesco de Lemene e Carlo Maria Maggi. Del Lemene si ricorda la commedia in dialetto lodigiano “La sposa Francesca”, che si addentra nella vita cittadina lombarda ritraendola con vivacità realistica. Il Lemene mette a fuoco la figura della protagonista, un’intrigante donna del popolo, che cerca di riscattarsi dalla propria condizione attraverso la scalata sociale.

Il Maggi riscopre il popolo nella sua autenticità. Di lui si ricorda “Manco male”, un’opera che denuncia la corruzione dei costumi, e “Falso filosofo” in cui attacca la cultura altera e posticcia.

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