L’ESTETA IN LETTERATURA

L’ESTETA IN LETTERATURA

L’arte diviene il valore supremo, ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori. Questa concezione però contiene limiti molto grandi: dal punto di vista della creazione artistica il poeta risente negativamente del culto del bello perché la bellezza si può trovare solo nell’artifizio, nella creazione artistica, non nella vita reale. In questo modo l’arte attinge più da altra letteratura che dalla vita reale. Questo limite artistico si riflette anche nella figura del nuovo eroe della letteratura: l’esteta. Egli, rifugiandosi solo nel culto del bello, mostra tutta la sua fragilità e la sua impotenza di fronte ai processi storici. Sarà quindi un perdente: ripiegato in sé stesso, nel suo mondo artificiale, l’esteta non sa confrontarsi con il mondo e quando inevitabilmente egli dovrà affrontare la realtà, essa lo vincerà.

Il merito di D’Annunzio è stato quello di aver trasportato il romanzo naturalista di fine ottocento nel romanzo psicologico, più consono ormai allo spirito del nuovo secolo affascinato dalle scoperte scientifiche e della psiche umana.

L’opera di riferimento di questo periodo è  Il piacere.