L’energia geotermica

L’energia geotermica

L’energia geotermica


Eoni ed eoni addietro, all’incirca quattro miliardi e mezzo di anni fa, il nostro pianeta era uscito dalla fase di accrescimento per aggregazioni di materia proveniente dalla nebulosa che aveva formato il Sole, e si avviava ad assumere un aspetto leggermente a noi più familiare.

L’energia dovuta alla contrazione gravitazionale e quella proveniente dagli isotopi radioattivi lo aveva reso molto caldo in profondità, ma ciononostante si andava con ogni probabilità formando una sottile crosta solida. In una lenta e graduale evoluzione, la Terra ha infine assunto l’aspetto attuale, ma qualcosa rimane ancora di quegli immani e stupefacenti attimi iniziali: il calore interno del nostro pianeta.

Poco conta se i geologi oggi ritengono che solo in parte il calore interno terrestre sia dovuto a quel che rimane di quell’iniziale calore, e che la principale fonte di energia interna sia quella derivante dalla presenza di isotopi radioattivi; quel che conta è che quell’energia è ancora lì a disposizione, pronta per essere utilizzata da un’umanità sempre più assetata di energia.

Lontani dal vedere come un’alternativa al petrolio questa fonte di energia (oggi si tende piuttosto a una razionale integrazione di tutte le possibili fonti di energie alternative: dal solare all’eolica, dalle geotermica a quella delle maree e delle correnti) è comunque innegabile che, laddove tecnicamente possibile, e in concomitanza con tutta una serie di fattori che in seguito analizzeremo (impatto ambientale, costo per Kw prodotto etc) , l’energia geotermica costituisce un formidabile strumento di risparmio energetico. Basti pensare che, ad esempio, un solo chilometro cubo di roccia a 350 °C che si trovi entro i 3 chilometri di profondità e che ceda il proprio calore fino ad abbassare la propria temperatura fino ai 177 ° C può fornire una quantità di energia equivalente a quella disponibile in 9 miliardi di tonnellate di petrolio.

Ma dove possono nascere gli impianti, quali condizioni sono necessarie affinché ciò avvenga? Qui è necessario elencare alcuni parametri importanti.

Il calore terrestre è di sicuro presente ovunque,ma è necessario trovare la maniera di gestirlo e usarlo dal punto di vista economico e tecnologico laddove esso presenti caratteristiche qualitative (ad esempio elevata temperatura) e dove siano possibili utenze nelle vicinanze. Il flusso di calore medio che emette la Terra ha valori intorno ai 1.4 H.F.U. (Healt Flow Unit, unità di flusso di calore), ma talune zone (le catene montuose di recente formazione) possono arrivare a 2 H.F.U e si può arrivare addirittura a 8 nelle creste delle dorsali oceaniche, ovvero nelle profonde spaccature che solcano gli oceani. Un altro importante parametro da tenere presente è il gradiente termico, ovvero l’aumento di temperatura che si registra procedendo verso l’interno della Terra: il suo valore medio è di 1°C ogni trenta metri.

Ebbene, vi sono delle zone caratterizzate da un gradiente geotermico anomalo. Tali zone vengono definite aree geotermiche, aree cioè in cui per condizioni idrogeologiche particolari si genera un sistema acquifero di ampie dimensioni con acqua e temperatura superiore alla media. E’ quello che per esempio succede in Francia, in Islanda, ma anche qui da noi in Italia: pensate che gli impianti del Larderello sono stati i primi al mondo a sfruttare direttamente il vapore proveniente dalle visceri della Terra.

Cosa aspettiamo quindi a cominciare a scavare pozzi e a istallare i macchinari anche nelle nostre campagne?Vi immaginate già, il prossimo inverno, con la casa riscaldata da un impianto di teleriscaldamento e la bolletta del gas praticamente azzerata? E’ quel che vedremo nei prossimi appuntamenti dove analizzeremo i principali tipi di sistemi geotermici e approfondiremo le prospettive di ampliamento sia a livello mondiale che italiano.


https://it.wikipedia.org/wiki/Energia_geotermica

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