LE VACCHE DEL SOLE

LE VACCHE DEL SOLE


Arrivano all’isola del Sole dove ci sono le vacche dalla

fronte spaziosa sacre al dio.

Dalla nave Ulisse e i compagni sentono muggire gli armenti

che pascolano nella verde valle dell’isola. Si accende

immediato il ricordo delle parole dell’indovino Tiresia.

Deve impedire ai compagni di compiere il sacrilegio.

Ma ha questo potere un eroe? Può piegare il destino?

«Compagni, quest’isola è per noi pericolosa. Qui ha profetizzato

Tiresia una grave sventura. Conviene allontanare

la nave e deviarne il corso. Andiamo lontano».

Subito gli risponde Euriloco: «Hai un cuore di pietra,

Odisseo. Siamo sfiniti e tu non ci permetti di attraccare per

riposare sulla terraferma. Abbiamo bisogno di riprendere

vigore per continuare il nostro viaggio».

Gli altri approvano e Ulisse resta da solo. Sa nel suo cuore

che Tiresia ha ragione: si prepara una grande sciagura.

«Promettetemi almeno di non toccare animale dell’isola,

mucca, pecora o vacca. Sono animali sacri al dio. Mangiate

solo il cibo che Circe ci ha donato»

Tutti i compagni prestano il giuramento richiesto. La

nave viene ormeggiata in un porto accogliente dell’isola,

gli uomini scendono dalla nave e si saziano del cibo e delle

bevande della maga. Poi piangono i loro compagni straziati

da Scilla.

Per un mese si trattengono dal compiere il sacrilegio.

Ulisse li persuade a nutrirsi dei doni di Circe. Ma quando le

scorte sono finite, la follia prende tutti.


ULISSE L’EROE DEL RITORNO

La mente degli uomini è cieca, quando è offuscata dalla fame.

Euriloco dà il cattivo consiglio:

«Non c’è morte peggiore che morire di fame. Catturiamo

le vacche più belle del Sole per fare un sacrificio agli

dei. Se torneremo salvi a Itaca ci faremo perdonare dal dio,

innalzando un tempio per lui».

Lo ascoltano tutti i compagni. Ulisse dorme, forse un dio

lo ha addormentato per rendere possibile il sacrilegio.

Catturano le vacche più belle, le uccidono e le scuoiano,

tagliano a pezzi le cosce, le avvolgono nel grasso e le

arrostiscono sul fuoco. Se ne cibano avidi. Ulisse si sveglia

quando è ormai tardi. Il sacrilegio è compiuto.

La punizione è un naufragio tremendo. Non si salva nessuno.

Solo Ulisse si salva. Lo vogliono vivo gli dei. Vaga

per nove giorni per mare, la decima notte gli dei lo gettano

sull’isola di Ogigia, dove vive Calipso la dea dalla voce

umana.