Le Ultime lettere di Jacopo Ortis

Le Ultime lettere di Jacopo Ortis

Le Ultime lettere di Jacopo Ortis


Le Ultime lettere di Jacopo Ortis dopo varie vicende vengono pubblicate nel 1802 a Milano. L’opera sarà più tardi ripresa e una nuova edizione, con l’aggiunta di lettere importanti come quella famosa sull’incontro con Parini, viene pubblicata a Zurigo nel 1816, ma con la falsa data “Londra 1814”.[6] È un romanzo epistolare di carattere chiaramente autobiografico, un genere narrativo che aveva conosciuto larga fortuna nel Settecento, grazie in particolare al successo dei Dolori del giovane Werther di Goethe. Quest’ultimo rappresenta il principale modello a cui si rifà Foscolo, ma si può notare anche l’influenza della Nuova Eloisa di Rousseau.[7]

Struttura del romanzo

Nel romanzo epistolare la narrazione viene costruita attraverso una serie di lettere che il protagonista invia a un amico o comunque a una persona cara. L’Ortis riprende la struttura e il nucleo centrale del Werther: un giovane intellettuale, in conflitto con la società in cui vive, si suicida per amore di una donna destinata a sposare un altro. Goethe è stato infatti il primo a cogliere il dissidio tra intellettuali e società, un tema che diventerà centrale nella letteratura europea successiva, legandolo a una questione psicologica e sentimentale (l’amore impossibile del protagonista). Foscolo riadatta questo nucleo alla situazione politica italiana durante l’età napoleonica.[8]

Trama
In seguito al trattato di Campoformio, il giovane patriota Jacopo Ortis è costretto a lasciare Venezia per rifugiarsi sui Colli Euganei, dove si innamora di Teresa. La ragazza però è già promessa sposa a Odoardo, un uomo gretto, freddo e razionale. Jacopo, deluso sia dalla politica sia in campo sentimentale, inizia un lungo viaggio per la penisola italiana, che lo porta a Firenze (dove visita le tombe della basilica di Santa Croce), Milano (dove incontra [[../Giuseppe Parini|Parini]]), Ventimiglia. Torna in Veneto per il matrimonio di Teresa. Rivede per un’ultima volta l’amata e la madre, quindi si uccide con un pugnale.

Foscolo ha l’intuizione di introdurre in Italia un modello di romanzo moderno, tuttavia non si può dire che l’Ortis inauguri il genere del romanzo nella letteratura italiana. Nell’opera di Foscolo manca l’interesse a svolgere intrecci narrativi e a ricostruire gli ambienti sociali e la psicologia dei personaggi. È piuttosto come un lungo monologo in cui il protagonista confessa, con toni lirici, i propri sentimenti ed espone le sue riflessioni filosofiche e politiche, spesso abbandonandosi a lunghe orazioni.[9]

Il tema della patria

Il conflitto di Jacopo Ortis con la società si riflette non solo sul piano privato ma anche su quello della politica. Werther sentiva di non potersi identificare con la sua classe di provenienza, la borghesia, e veniva respinto dall’aristocrazia per via delle sue origini sociali. In Ortis invece è forte il senso della mancanza di una patria. In lui c’è la disperazione per il fallimento della rivoluzione e per l’instaurarsi di un potere straniero, quello napoleonico, che viene vissuto come tirannico.[10]

In Teresa sono riunite tutte le speranze del giovane Jacopo. La sua è una figura di donna-angelo, di ascendenza stilnovista e petrarchesca. La sua è una bellezza fisica e spirituale, espressione di un’armonia assoluta, ma possiede anche una sensualità moderna, che viene tenuta a freno dalle convenzioni sociali. All’inafferrabilità della donna corrisponde l’impossibilità per Jacopo, scrittore mancato, di lasciare una traccia di sé attraverso l’arte.[11]

Di fronte al tradimento degli ideali patriottici di libertà e democrazia, a Ortis non rimane che scegliere la morte, vista in termini materialistici come nulla eterno e unica via di uscita da una situazione negativa a cui non ci sono alternative. Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, però, non si limitano a essere un’opera nichilista. Al suo interno è possibile scorgere la ricerca di valori positivi, che vengono individuati negli affetti, nella famiglia, nella poesia e nella tradizione culturale italiana.[10]

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