LE STIRPI DEGLI UOMINI SONO SIMILI A FOGLIE

LE STIRPI DEGLI UOMINI SONO SIMILI A FOGLIE


Nell’Iliade, libro VI, versi 146-149, Glauco e Diomede si confrontano prima di combattere, e Glauco risponde alla richiesta di Diomede sulla sua identità utilizzando la metafora delle foglie per descrivere la natura effimera delle stirpi degli uomini.

La citazione corretta è:

O Tidide [Diomede] magnanimo, perché proprio chiedi la stirpe? Come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; le foglie, alcune ne getta il vento a terra, altre la selva fiorente le nutre al tempo di primavera; così le stirpi degli uomini: nasce una, l’altra dilegua.

Questa metafora suggerisce che, come le foglie nascono a primavera e vengono portate via dal vento, così anche le stirpi degli uomini sorgono e scompaiono nel corso del tempo. Questo concetto di transitorietà e impermanenza è un tema ricorrente nella letteratura antica e riflette la consapevolezza dell’effimero della vita umana.

Inoltre, la similitudine di Mimnermo riprende lo stesso tema, ma si concentra sulla vita individuale piuttosto che sulle stirpi degli uomini. Anche qui, l’uso delle foglie come metafora suggerisce la brevità della gioventù e della vita, mentre l’ombra della vecchiaia e della morte si avvicina inevitabilmente.

Entrambe le citazioni mettono in risalto la fugacità della vita umana, invitando a riflettere sulla sua fragilità e sull’importanza di godere pienamente il tempo che ci è concesso.

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