LE SATIRE DI ARIOSTO RIASSUNTO
Intorno al 1520 Ariosto scrisse 7 satire in forma dialogica indirizzate a parenti e amici prendendo ispirazione da Orazio. Non ne curò la stampa e la prima edizione uscì dopo la sua morte. La satira è un componimento che permetteva di toccare vari argomenti senza un ordine prefissato in cui l’autore può toccare gli argomenti più diversi.
Nella Satira I spiega le ragione per cui ha rifiutato di seguire in Ungheria il cardinale Ippolito
La Satira II contiene una rappresentazione critica e polemica della corte papale.
Nella Satira III descrive la sua condizione al servizio del duca Alfonso
Nella Satira IV scrive della sua difficoltà nel governare la Garfagnana e la nostalgia della vita da letterato della sua città e della sua donna.
La Satira V è una disamina dei vantaggi e degli svantaggi della vita matrimoniale.
Nella Satira VI il poeta chiede consigli a Bembo sull’educazione del figlio Virginio e rimpiange di non aver studiato greco
Nella Satira VII il poeta esprime il suo rifiuto di andare a Roma ed esprime amore per il suo “nido” Ferrara.
In questi scritti il poeta dialoga continuamente con se stesso con i destinatari e con altri interlocutori immaginari. I temi centrali sono la condizione dell’intellettuale cortigiano, i limiti che essa pone all’individuo, l’aspirazione ad una vita quieta dedita agli studi e agli affetti familiari, il fastidio per le incombenze pratiche, e la follia degli uomini che inseguono le cose vane.
L’atteggiamento dell’autore è ironico, ma raramente ha punte dei asprezza polemica, anche se dietro atteggiamenti bonari e sorridenti si cela uno sguardo acuto nel cogliere le contraddizioni e i nodi problematici della società contemporanea. La visione è pessimistica e amara della vita dei tempi.
Lo stile è colloquiale, i versi si avvicinano molto alla prosa. Questa spezzatura è voluta e ha dietro di se uno studio letterario finissimo.
Le Satire costituiscono una chiave preziosa per entrare nel mondo dell’Orlando Furioso e hanno quell’atteggiamento ironico che è proprio del capolavoro.