LE REPUBBLICHE MARINARE

LE REPUBBLICHE MARINARE

LE REPUBBLICHE MARINARE


Le città che si svilupparono per prime in virtù di una intensa attività commerciale furono quelle poste sul mare. Attraverso il mare Mediterraneo si raggiungevano i paesi del Medio Oriente (impero bizantino, Siria, Palestina, Egitto), dove si potevano acquistare le stoffe preziose cioè broccati e damaschi. Le città marinare che per prime intrapresero questi commerci furono quelle dell’Italia Meridionale come Bari, Brindisi, Gaeta, Napoli e Amalfi, che facendo parte dell’impero bizantino avevano buoni rapporti con le altre città bizantine del Medio Oriente. Tra queste diventò importante soprattutto Amalfi, che riuscì a sviluppare un’ampia rete di scambi commerciali con Costantinopoli, con la Sicilia araba e con le costi orientali dell’Adriatico. Primi in Europa, i marinai amalfitani fecero uso della bussola che si diffuse per merito loro come strumento indispensabile e marittimo, raccolte nelle cosiddette Tavole Amalfitane. Il promettente sviluppo delle città marittime Meridionali fu soffocato dalla conquista dei re normanni che non potevano tollerare la loro libertà. Il commercio marittimo si spostò allora verso Nord, arricchendo soprattutto le città di Pisa e di Genova. Nelli XI secolo queste due città strapparono al dominio arabo la Sardegna e la Corsica. Dopo un periodo di collaborazione, Genova e Pisa vennero ai ferri corti per strapparsi la Sardegna e per la spietata lotta commerciale. Alla fine Pisa fu sconfitta definitivamente da Genova nella battaglia della Meloria (1284) e dovette rassegnarsi ad abbandonare il commercio marittimo. Genova si trovò a confrontarsi con l’altra grande città commerciale destinata a diventare la più grande, la più ricca e la più duratura delle repubbliche marinare: Venezia. Questa città era sorta sulle isolette della laguna veneta quando, durante il periodo delle invasioni barbariche, la popolazione della vicina terraferma vi avevano cercato rifugio. I primi abitanti di Venezia furono favoriti dal fatto che, come sudditi di Bisanzio, potevano entrare nei porti di Costantinopoli, senza timore e senza pagare dazi, si diede al commercio con il Medio Oriente. Alle fortune di Venezia contribuì anche la solidità del suo governo. Capo della città era il doge eletto a vita. Ma il potere effettivo era tenuto dal Maggior Consiglio, cui avevano diritto a partecipare solo i membri delle cinquecento famiglie più ricche. La repubblica veneziana fu dunque una repubblica aristocratica, formata dalle famiglie diventate ricche e potenti con il loro denaro. La fioritura dei comuni italiani ebbe la sua stagione migliore negli anni decenni dell’XI secolo e nei primi decenni del secolo successivo. In questo periodo, infatti, gli imperatori, impegnati a salvaguardare la loro autorità in Germania, non ebbero né il tempo né la possibilità di rivolgersi in Italia per contrastare i comuni che si andavano affermando. Dopo la morte di Enrico V, ultimo imperatore della casa di Franconia, senza eredi, al trono imperiale aspirarono i duchi di Svevia e di duchi di Baviera. I seguaci degli Svevi presero il nome di ghibellini e i loro avversari furono definiti guelfi. Nello stesso periodo anche l’autorità del papa è indebolita e minacciata da i commercianti e dagli artigiani di Roma che vogliono costituire il comune togliendo il potere al papa.

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