LE ORIGINI DI ROMA

LE ORIGINI DI ROMA


Ricostruire in modo certo le reali origini di Roma non è un’impresa semplice, dal momento che la leggenda e il mito  avvolgono la sua  nascita di un’aura di mistero. Si può certamente affermare che questa città nacque e si sviluppò in modo progressivo, attraverso una serie di alleanze tra villaggi esistenti dall’anno 1000 a.C. su alcuni colli della sponda sinistra del Tevere, ed in particolare il Campidoglio, il Palatino, l’ Esquilino e il Celio. La maggior parte di questi villaggi era di origine latina, ma non è da escludere che ci fosse già una presenza sabina e, addirittura etrusca. Sembra che il Celio derivasse il suo nome dal nobile etrusco Celio Vibenna e lo stesso nome di Roma  dal termine “Romun” con cui gli etruschi identificavano il fiume Tevere.

Altre fonti fanno risalire l’origine del nome Roma al termine latino “Rumis” che indicava la “mammella”, con chiaro riferimento all’allattamento dei gemelli da parte della lupa o addirittura al latte dei fichi del famoso Fico Ruminale che fornì loro il nutrimento. Un’altra ipotesi ancora attribuisce l’origine del nome al termine greco “Rhome” che indicava la forza ed il coraggio dei suoi primi abitanti. Molti anni più tardi, si stabilì in modo convenzionale il 21 aprile del 753 a.C come data ufficiale della fondazione della città.  Quando Roma diventò la città più forte e ricca del suo tempo, si pretese che le sue origini fossero nobiliari: di qui il ricorso ai miti/leggende (Romolo figlio di Marte, dio della guerra, la madre, Silvia, sacerdotessa della dea Vesta, discendente dell’eroe troiano, Enea, scampato alla distruzione della sua città, poi approdato sulle rive del Lazio).

Durante la fase monarchica, i re di Roma, secondo la tradizione semi-leggendaria, sarebbero stati sette: Romolo, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Ad essi la tradizione attribuisce l’organizzazione dello Stato e dell’esercito, del culto religioso, la fondazione del porto di Ostia, la costruzione di ponti, acquedotti ecc. Il nome Tarquinio sta ad indicare che per un certo periodo Roma fu dominata da genti di origine etrusca. Forse Tarquinio il superbo fu cacciato dalla città perché voleva imporre una monarchia assoluta ed ereditaria.

Nel primo assetto dello Stato romano è il re ad essere al vertice della gerarchia sociale; al di sotto di questi si trova la grande proprietà terriera, costituita esclusivamente dai nobili, rappresentati politicamente dal Senato. La classe senatoria-nobiliare si pone come una casta chiusa, impermeabile a qualsiasi cambiamento e come tale immobile.Al di sotto della nobiltà si trova il resto della popolazione, ovvero quella che potremmo definire la plebe, anche se in realtà quella tra plebei e patrizi è una contrapposizione molto posteriore. Per ora sarebbe quindi più corretto parlare, anziché di plebei, di popolo o di ceti subalterni.

Anche la struttura sociale conferma poi la natura arcaica del primissimo Stato romano: la popolazione si divide per gentes (ovvero per ceppi familiari differenti), all’interno dei quali si trovano i patroni (i nobili) e i loro clientes (essenzialmente pastori e contadini).Questo tipo di rapporto implica che il cliente si impegni a rendere nell’arco di tutta la sua vita dei servizi al proprio patrono, ricevendone in cambio protezione; e implica inoltre per il primo il dovere di aiutare il secondo nel caso che questi cada in disgrazia. Questo fatto ci fa ben capire come la società arcaica si basi su rapporti sociali estremamente rigidi, di casta, e non preveda (almeno in linea di massima) alcuna possibilità di mobilità sociale.

L’altra struttura portante della società romana è la familia, l’unità che sta alla base della gens stessa: ogni gens è infatti rappresentata in senato dagli esponenti delle proprie famiglie più autorevoli.Anche dentro la famiglia i rapporti di potere sono fortemente gerarchizzati: al di sopra di tutti si trova infatti il pater familias, la cui autorità è quasi assoluta.Il Lazio diviene presto una zona d’influenza politica economica e culturale etrusca. Non è un caso quindi se alcuni dei sovrani romani (i Tarquini) sono di origine etrusca.

Tale influenza, però, non passa solo attraverso gli aspetti politici e istituzionali (bisogna notare anzi come l’influenza etrusca non si trasformi mai in un vero e proprio dominio), ma riguarda al contrario tutti gli aspetti della società romana.Essa da l’avvio (essendo causa di forti trasformazioni sociali) ad una considerevole evoluzione interna, determinando molto probabilmente l’insorgere dei primi rivolgimenti sociali, di quelli cioè che possiamo considerare come i primi segni della lotta di classe in Roma.

Sotto l’influenza etrusca si crea una classe di ricchi di origine plebea (fatto che all’inizio comporta un semplice ampliamento della classe senatoria), mentre sul piano amministrativo si inventa una nuova forma di ripartizione della popolazione: ovvero quella basata sulle curie (alternativa a quella per gentes), il cui criterio è di natura territoriale.In questo periodo ha così inizio una lunga lotta tra due opposte concezioni della gestione dello Stato:

– la concezione arcaica dei senatori (legata, come si sarà capito, alla difesa dei privilegi di ‘casta’),

– e una concezione più moderna (che potremmo definire ‘classista’) tendente invece a una società in cui sia presente anche una certa mobilità sociale (e opposta chiaramente alla concezione basata sulla divisione per caste).

La lotta tra esse avrà, tra gli altri suoi effetti, anche il passaggio dalla monarchia alla repubblica.Intanto, sul piano internazionale, Roma comincia a divenire una potenza nel Lazio, pur non essendo l’unica. Una tale situazione di competizione la porterà a scontrarsi con altre città, e al tempo stesso darà inizio al lungo processo di ingigantimento territoriale.

Dei sette (mitici) re di Roma, quello che merita una menzione particolare è senza dubbio Servio Tullio.Si deve a lui una prima trasformazione della società romana in senso decisamente democratico (come attesta anche la tradizione delle sue umili origini).Fondamentalmente egli opera due riforme, peraltro strettamente interconnesse: quella dell’ordinamento della popolazione e quella dell’esercito.In entrambe detiene un ruolo fondamentale l’aspetto censuario, ovvero il criterio della ricchezza individuale, che sostituisce – o meglio integra – quello di casta.

– Riguardo alla riforma dell’ordinamento la popolazione viene divisa in centurie, cioè secondo il diverso censo dei cittadini.

– Una cosa simile avviene anche all’interno dell’esercito. Ai cavalieri (di origine nobiliare) si aggiungono infatti gli opliti [notare l’influenza della cultura militare greca], divisi a loro volta in base al censo.

Per capire l’importanza di una simile riforma bisogna tenere presenti le implicazioni che essa non può non avere all’interno della società antica.

La possibilità di appartenere in modo stabile (e non solo come ‘recluta’ in tempo di guerra) all’esercito dello Stato comporta infatti un alto grado di riconoscimento sociale (si tenga presente che l’esercito è il principale strumento di offesa e soprattutto di difesa dello Stato), avendo quindi per conseguenza dei risvolti politici enormi.L’introduzione di vasti strati sociali nell’esercito permanente rappresenta perciò una grandissima conquista politica e sociale per il popolo, che si vede ora partecipe di una parte almeno del prestigio e del potere direttivo delle classi nobiliari.

Nel periodo finale della monarchia, quindi, la società romana comincia ad uscire dalla sua fase arcaica, nella quale il potere era assegnato essenzialmente in base a criteri di nascita e di privilegio, e inizia un lungo percorso di ‘ammodernamento’ in cui il censo (cioè la ricchezza, anche se di un tipo non ancora monetario) detiene un ruolo essenziale nell’inserimento sociale dei cittadini: da una struttura per caste dello Stato si passa così a una struttura per classi.Dopo la cacciata di Tarquinio “il superbio”, i romani proclamarono la repubblica.