LE OPERE APULEIO

LE OPERE APULEIO

LE OPERE FILOSOFICHE: Apuleio nutrì grande interesse verso la filosofia e fu uno dei massimi rappresentanti del medioplatonismo, corrente diffusa tra il I secolo a.C. e il II secolo D.C., caratterizzata dalla ripresa delle dottrine non scritte di Platone. Tra le opere filosofiche di Apuleio, tutte giovanili, oltre ai due brevi trattati  “De Mundu” e “De Platone et eius domate”, particolarmente significativo è il “De deo Socratis”, un trattato in cui egli elabora un’articolata teoria sui demoni, creature intermedie tra la sfera umana e la sfera divina. 

DE MAGIA o APOLOGIA unica orazione giudiziaria di età imperiale, è la sua autodifesa durante il processo di Sabatra. Nella prima parte del discorso egli sgombra il campo da accuse secondarie, ricavate da suoi comportamenti interpretati dagli accusatori come indizi d’immoralità: ad esempio, il fatto di aver scritto poesie amorose o di far uso del dentifricio e dello specchio; respinge inoltre l’accusa di essere povero (e di aver quindi circuito la ricca vedova per interesse). Dal capitolo 25 ha inizio la confutazione dell’accusa di magia. In essa Apuleio opera una netta distinzione tra magia nera e magia bianca (theourghia) e, confutando ogni accusa di stregoneria, lascia ambiguamente intendere di aver praticato la magia bianca, considerata “positivamente” come complemento dell’attività filosofica. Con esposizioni venate di saccenteria Apuleio fa sfoggio delle sue conoscenze filosofiche, scientifiche e letterarie. Trattandosi di un’orazione giudiziaria, il modello stilistico che l’oratore ha tenuto presente è Cicerone: la sua è un’oratoria che inserisce su una base ciceroniana moltissimi abbellimenti desunti dalle scuole di retorica dei suoi tempi.

FLORIDA (= fiori vari) raccolta di ventitre declamazioni che ci forniscono una documentazione della sua attività di conferenziere. Il contenuto dei “Florida” è quanto di più vario, ma anche di più superficiale si possa immaginare: davvero Apuleio, secondo la tradizione dei sofisti, è in grado di parlare su qualsiasi argomento. Egli ostenta quell’abilità tecnica e quella versatilità di cui si vanta espressamente in un passo ove dichiara di conoscere un’unica arte, quella della parola, ma di possederla in modo perfetto e di essere in grado di scrivere opere appartenenti ai più svariati generi letterari. 

LE METAMORFOSI


LE METAMORFOSI

Le “Metamorfosi” è l’opera narrativa che ha dato fama ad Apuleio, è conosciuta anche con il nome di “L’asino d’oro”.  Presenta somiglianze con l’opera di Luciano di Samosata ma è  più ampia e stilisticamente più pregiata.

Trama

Il giovane Lucio di Petrasso (Grecia) dopo essersi messo in viaggio per la Tessaglia, giunge a Ipato ospite in casa di Milone, la cui moglie è una maga. Lucio ha una relazione con una servetta, Fotide, che gli permette di provare le arti della padrona. Chiede di essere trasformato in uccello ma per errore diventa asino; solo cibandosi di rose tornerà alla forma primitiva. Iniziano così le avventure dell’uomo-bestia, che però conserva intelligenza e sensibilità umana. Viene infatti catturato da una banda di briganti e costretto a lavorare duramente. Durante uno di questi lavori si ritrova in una grotta ad ascoltare una vecchia che racconta la favola di Amore e Psiche. Riesce poi a liberarsi dai briganti ma viene venduto prima a sedicenti sacerdoti, poi ad un mugnaio, quindi ad un ortolano, ad un soldato, a un cuoco ed infine ad una matrona. Viene portato a Corinto dove è destinato a tenere uno spettacolo e a congiungersi pubblicamente nell’anfiteatro a una donna condannata ad bestias, riesce a fuggire e trova rifugio nelle acque di un golfo vicino a Corinto, dove invoca la luna, simbolo di Iside. La dea ha pietà di lui e lo istruisce su dove potrà trovare le rose. Alla festa in onore di Iside a Corinto, Lucio trova le rose, ritorna in sé e diventa devoto a Iside. Per completare la sua iniziazione si reca a Roma e diviene devoto anche di Osiride, salvando la sua anima.