Le guerre greco persiane

Le guerre greco-persiane


Ma la sua aspirazione era quella di conquistare l’intera Grecia. Fu proprio nel 500 che i Greci della Ionia si ribellarono al dominio persiano. Sotto la guida di Aristagora dichiararono la propria indipendenza e chiesero l’aiuto dei vicini stati greci. Gli Ateniesi furono i primi a rispondere all’appello della Ionia, fornendo un forte contingente di uomini e navi, che assieme ai ribelli sferrarono un’offensiva avanzando da Efeso verso Sardi.
Questa rivolta diede inizio alle cosiddette guerre greco-persiane, uno dei momenti più intensi della storia dei due paesi. Pur combattendo con accanimento, gli Ateniesi subirono la pressione persiana e prima di ritirarsi dalla Ionia, saccheggiarono e incendiarono la città persiana di Sardi. Anche senza il loro notevole aiuto però, la rivolta continuò con successo lungo tutta la costa, estendendosi alle colone greche sull’isola di Cipro. Il predominio persiano era ormai minato.
La situazione stava chiaramente sfuggendo di mano ai Persiani, incapaci di contenere l’insurrezione. Dario richiamò notevoli contingenti di truppe dall’Asia minore e raccolse la flotta fenicia per scatenare una pesante controffensiva. Quest’azione servì a bloccare rapidamente l’avanzata greca e nel giro di 4 anni la rivolta fu completamente sedata. Per Dario era giunto il momento di ripagare gli Ateniesi.
Gli stati greci erano assolutamente indipendenti l’uno dall’altro e quindi fu abbastanza semplice per Dario esercitare forti pressioni su di loro fino a costringerli alla resa.
Poi pretese addirittura un’offerta simbolica di terra e acqua in riconoscimento del dominio persiano. Gli Ateniesi e gli Spartani furono gli unici a resistere rifiutando di sottomettersi. Dario decise perciò di dare loro una lezione esemplare.
Poiché il suo obiettivo era quello di eliminare ogni opposizione nella Grecia continentale, cercò di trovare un ateniese che potese agire a suo favore all’interno della Grecia. La persona più adatta a realizzare il suo scopo era Ippia, un nobile in esilio che, sconfitti gli Ateniesi, sarebbe diventato governatore per conto dei Persiani.
Assicurandosi progressivamente il controllo dell mar Egeo, i Persiani si avvicinarono alle coste greche. Molte isole vennero attaccate e depredate. Atene stessa era minacciata. Il traditore ateneiese Ippia consigliò ai Persinai di sbarcare nella baia di Maratona. La baia infatti era protetta dai venti e poteva ospitare agevolmente le oltre 600 navi della flotta di Dario. Nell’entroterra si estendeva una vasta pianura ove la cavalleria persiana poteva muoversi con profitto, mentre i Persiani sbarcavano, dei segnali di allarme avvertivano gli Ateniesi del pericolo. Il comandante greco Milziade radunò tutti gli uomini disponibili e invò un messaggero a Sparta per chiedere rinforzi. Gli Spartani, esperti guerrieri ma molto superstiziosi, risposero che per motivi religiosi non avrebbero potuto intervenire prima del successivo plenilunio. Ciò avrebbe comportato un ritardo di almeno una settimana, durante la quale sarebbe potuto succedere di tutto. Atene era sola.

Gli eserciti
Gli eserciti greci contavano, oltre che sui guerrieri opliti della fanteria pesante, anche su numerosi psiloi, soldati di fanteria leggera il cui ruolo principale era di dare inizio alla battaglia attaccando ripetutamente il nemico sui fianchi. Quando si riteneva che l’avversario fosse stato sufficientemente indebolito, interveniva la vera e propria forza di sfondamento, costituita dagli opliti che organizzati in solide falangi, avanzavano verso il centro dello schieramento nemico.

Diversamente dai Greci i Persiani avevano una fanteria molto leggera, composta in gran parte da arcieri, mentre il nerbo del loro esercito era costituito da una forte cavalleria. Fu questo fattore che li spinse a decidere di combatere i Greci nella pianura di Maratona, invece di conquistare subito un passaggio verso Atene attraverso le montagne.
I persiani speravano che ad Atene i seguaci di Ippia, approfittando della lontananza dell’esercito, riuscissero a ribellarsi e a impadronirsi della città.
I due eserciti si fronteggiarono per 5 giorni. Poi nella notte dell’11 agosto la maggior parte della cavalleria persiana fu reimbarcata con l’intenzione di approdare nella baia di Falero, molto più vicino ad Atene. Appena si resero conto di cosa stava accadendo, i greci si trovarono di fronte a un dilemma: precipitarsi a salvare la città, lasciando incustoditi i passi di montagna alle loro spalle o attaccare immediatamente la fanteria persiana.