Le cosmicomiche

Le cosmicomiche

Nei racconti che fanno parte di questo libro, Calvino prende spunto da una teoria scientifica per trovare l’impulso necessario alle sue invenzioni narrative.

Consideriamo in particolare il primo racconto: “La distanza dalla luna”. La storia è introdotta, come tutte le altre, da un brevissimo prologo di sapore scientifico che serve da “motivo di partenza” e che viene poi sviluppato dall’immaginazione dello scrittore.

Protagonista è Qfwfq, nostro antichissimo antenato, ma anche nostro contemporaneo, che ci racconta di come milioni di anni fa la luna fosse vicinissima alla terra, raggiungibile con una scala a pioli, poi si allontanò da essa a causa delle maree.

Sulla luna praticamente attaccata alla terra si andava a raccogliere il “latte lunare”, proprio durante una spedizione il satellite si allontanò portandosi via la donna amata da Qfwfq che da quel giorno guarda il cielo e alla fine del racconto ci confida: “…m’immagino di vederla, lei o qualcosa di lei ma nient’altro che lei, in cento in mille viste diverse, lei che rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani  tutta la notte a ululare e io con loro.”

La teoria, il dato scientifico, diventano nelle “Cosmicomiche” invenzione pura. Ritorna l’amore per la favola, per i personaggi senza tempo, il gusto per il gioco. Li potremmo immaginare come strisce a fumetti questi racconti, come scene di cinema muto.

Non sono avvicinabili alla letteratura di fantascienza perchè in essi non c’è nulla di futuristico, c’è piuttosto una parodia del mito delle origini, un’atmosfera strana e affascinante. E ci sono passi di poesia indimenticabili.

Liberamente tratto da italialibri.net; vari