LE COMMEDIE DI ARISTOFANE RIASSUNTO

LE COMMEDIE DI ARISTOFANE RIASSUNTO

LE COMMEDIE DI ARISTOFANE RIASSUNTO


Aristofane immagina che Dioniso, il dio della tragedia, sia rimasto così addolorato dalla scomparsa del prediletto Euripide da concepire il progetto di scendere addirittura nel regno dei morti (Ade) per riportarlo sulla terra. Così scende nell’Averno insieme al servo Xantia. Indossa una pelle di leone e impugna una clava per atterrire coloro che potrà eventualmente incontrare. E giunto dapprima presso Eracle per interrogarlo sul suo viaggio, che egli aveva appunto fatto per riportare sulla terra il cane Cerbero, e su certi particolari riguardanti i tragici, dopo aver discusso con lui, si accinge all’impresa propostasi.

Giunge così presso la palude Acherontea, ma Xantia, che non ha partecipato alla battaglia presso le Arginuse e non può venire traghettato da Caronte, è costretto a fare a piedi il periplo della palude, mentre Dioniso si diverte durante il tragitto, unendo le sue risate al gracidio delle rane. Dopo di ciò, compiute alcune cose nell’Ade, si vedono gli Iniziati che danzano ed invocan Iacco a guisa di coro, e Dionisio, insieme con il servo si unisce con loro allo stesso scopo. E scambiandosi le parti ora di Eracle ora di Dioniso, per via dell’errore indotto dall’abbigliamento vanno incontro a scene piacevoli. In seguito è introdotto Euripide in gara con Eschilo circa la tragedia, avendo dapprima Eschilo ottenuto il premio nell’Ade, mentre Euripide, ora,pretende per sé tale onore. Avendo stabilito Plutone che Dioniso sia loro arbitro, entrambi recitano molti e vari passi poetici, e alla fine ognuno sottopone ad esame la poesia dell’altro e dice ogni vituperio.

Avendo poi Dioniso assegnato la vittoria ad Eschilo , se ne ritornano tra i vivi.


ANALISI

Le” Rane” è una delle opere più celebrate di Aristofane, una delle più discusse. Nata in un momento che è forse il più drammatico di tutta la storia greca, è tutta permeata di motivi desunti dalle vicende dell’epoca

A tal punto che vi si potrebbe scorgere una tesi preordinata, come se il poeta avesse mirato, con questa rappresentazione, a fare opera altamente patriottica e educativa. Aristofane però non considera tutti gli avvenimenti ultimi della Guerra del Peloponneso ma tien presente soltanto la situazione politica dopo la vittoria alle Arginuse ,il grave dilemma su quale consiglio prendere, e a quali capi affidarsi nella grave situazione che si era venuta a creare dopo il processo ai generali ateniesi.

Venne rappresentata in occasione delle Lenee (gare drammatiche che si tenevano in gennaio-febbraio ad Atene) del 405, dove ottenne il primo premio ed il diritto, assolutamente eccezionale per quei tempi,di una nuova rappresentazione che forse ebbe luogo alle Grandi Dionisie (marzo-aprile) di quel medesimo anno.

Superarono le “Muse” di Frinico ed il “Cleofonte” di Platone comico.

Pur se la Commedia si proponeva, come è opinione di parecchi studiosi, di propugnare la ripresa delle tragedie di Eschilo sulle scene, ciò non venne raggiunto, perché la ripresa dei tragici classici, che fra l’altro si verificò parecchio tempo dopo e continuò durante il periodo ellenistico e romano, riguardò quasi esclusivamente proprio Euripide che godette del favore del pubblico e della critica, sia nell’antichità ,sia nelle epoche successive. Grande fu invece l’influsso di questa commedia sulla formazione delle teorie sulla poetica: secondo l’opinione d’alcuni studiosi, lo stesso Aristotele ne sarebbe rimasto influenzato nella composizione della sua poetica.

L’opera presenta una struttura cosiddetta a dittico, con due parti molto diverse ritmicamente: mentre la prima però si presenta esclusivamente dinamica perché ripercorre le varie tappe del viaggio nell’Ade di Dioniso   e quindi caratterizzata da numerosi episodi comici, piacevoli, divertenti quasi grotteschi, la seconda è invece statica, costituita interamente dall’agone tra Eschilo ed Euripide in casa di Plutone, in vista dell’ambito premio di miglior poeta tragico nel regno dei morti. Anche la Genesi di questa commedia ha fatto sorgere problemi per delle incoerenze riscontrabili nell’organizzazione drammatica: Dioniso,infatti, giunge nell’Averno per riportare sulla terra Euripide ma una volta dinanzi alla dimora di Plutone già è in corso il dibattito tra Eschilo ed Euripide su chi spetta il trono di poeta tragico. Ma alla fine non Euripide ma bensì Eschilo è scelto da Dioniso per essere ricondotto sulla terra perché il suo ritorno potrà essere più vantaggioso per la città.

Questo non perfetto legame tra due motivi nella struttura dell’opera ha fatto presupporre che essa fosse stata riformata in seguito all’improvvisa morte di Sofocle.

A questo proposito è interessante l’opinione del Russo il quale afferma che Aristofane ha probabilmente progettato le Rane dopo la morte di Euripide ed è stato costretto a dover giustificare la motivazione ed il fine del viaggio dionisiaco negli Inferi.Forse sarebbe stato più giusto un confronto tra Euripide-Sofocle il quale tuttavia morì dopo che la commedia era stata già ultimata, e in effetti non mancano gli studiosi ( Wilamowitz e Leeuwen tra i primi) ad affermare che ci siano stati dei ritocchi significativi all’opera da parte dell’autore che non avrebbe potuto trascurare un tale dato se voleva attenersi quanto possibile all’attualità; per questo risponde chiaramente a questa esigenza di attualità (dichiarare cioè l’esistenza del grande Sofocle) l’ultima battuta di Eschilo a cui preme affidare il suo trono a Sofocle.L’originario finale della commedia è stato modificato: al di là delle più dirette conseguenze dello scontro Eschilo-Euripide infatti, il duello è stato ricondotto verso una coscienziosa gara aggiuntiva rivolta all’interesse di Atene priva di poeti tragici. E così, vista anche la situazione di decadenza in Atene dove ogni legame con la tradizione passata sembra compromesso, è Eschilo ad essere riportato sulla terra da Dioniso dopo aver affidato a Sofocle il suo trono. La situazione può quindi essere spiegata in questi termini: “ la morte di Sofocle ha provocato la resurrezione di Eschilo”.


L’agone poetico:

Punto focale della rappresentazione comica di Aristofane è l’agone tra Eschilo ed Euripide, condotto dall’autore con estremo determinismo ed acutezza ed in cui si fondono temi seri con altri comici e buffoneschi; Aristofane considera Eschilo rappresentante di una cultura passata in cui sono espressi i valori del tempo antico, mentre Euripide il simbolo vivente (se è giusto usare un termine simile per un poeta che giace nell’Ade) di un presente misero, compromesso, degradato, che ha cancellato, calpestandoli, i valori sacri della tradizione.Euripide una volta giunto negli Inferi, vuole a tutti i costi sedere sul trono della tragedia occupato invece da Eschilo:Dioniso, appena arrivato, è chiamato così a fare da giudice della disputa dei due poeti e in tal modo si susseguono numerose critiche ad Euripide (sul modello delle Tesmoforiazuse soprattutto) colpevole di aver appesantito i suoi drammi con vani discorsi e sottili ragionamenti, di avervi rappresentato eroi “pezzenti”( ovvero gente comune di strato sociale dimesso) e di aver ripetutamente presentato casi di amori incestuosi e colpevoli ; ma inizialmente anche Eschilo non esce indenne dallo scontro: difatti viene deriso dal suo avversario per i suoi discorsi “pesanti come macigni”, per il silenzio dei suoi attori ,per la sua magniloquenza; ma è indubbio come tutta la polemica di Aristofane vuole essere rivolta soprattutto al gusto poetico euripideo.

Attraverso questa disputa Aristofane rivela una conoscenza adeguata e approfondita del teatro tragico, non è facile, infatti, far pronunciare ai due contendenti pezzi lirici, prologhi tratti dalle loro opere così da creare una parodia letteraria riuscitissima. Il confronto poetico dimostra quel carattere particolare di attrazione-repulsione dell’autore nei confronti di Euripide, poeta a tratti ammirato e acclamato, ma per il resto considerato corruttore esiziale, per i dubbi espressi dai suoi attori, per i valori etico-politici ormai compromessi e forse inutilmente vagheggiati da Aristofane.Questi pertanto avverte la distanza del suo tempo inadatto a comprenderne la grandezza dell’arte di Eschilo e quindi, come ultimo interprete dei valori religiosi, egli preferisce il poeta maratonomaco a quello moderno: per ciò la pesa dei versi dei due poeti è tutta bilanciata a favore di Eschilo. Difatti Euripide è accusato di essere stato, anziché maestro, corruttore e malconsigliere del suo popolo; ma al di là dell’incomprensione del poeta nei confronti del teatro euripideo, Aristofane ha intuito che con Euripide era morta la tragedia. Non è difficile scorgere, nella disanima della poesia euripidea, che Aristofane pur conduce con notevole acutezza, l’acrimonia del partito preso; e soprattutto osservare che una diatriba letteraria ben raramente può diventare opera d’arte, ma anche qui come abbiamo già notato altrove, pur lasciando l’impressione di dire e fare sul serio, Aristofane non dimentica di essere davanti a degli spettatori che vogliono divertirsi e sorridere e, a tale proposito, gli espedienti per raggiungere lo scopo, come quello di pesar versi sulla bilancia, o la felice idea di portar la scena nell’Averno (solo per citarne alcuni), sono di ottima lega;alcuni dei personaggi come il servo Xantia, Dioniso stesso e specialmente Euripide ed Eschilo, sono a tutto rilievo e tra i più robusti di questo teatro. Il coro è quello delle Rane dell’Acheronte, vario per spunti lirici e caloroso per impegno politico.