Le cinque giornate di Milano

Le cinque giornate di Milano

Le cinque giornate di Milano


Nel 1848 l’Italia era ancora divisa in tanti stati di piccole dimensioni. La Lombardia, insieme con il Veneto, era parte dell’Impero austriaco. Già da qualche anno si era diffuso il malcontento per la dominazione straniera e cresceva il desiderio di creare uno stato unitario con le altre parti separate della Penisola.

Nel 1848 il governo austriaco ha imposto una nuova tassa sul fumo: i cittadini milanesi si sono così organizzati per boicottare questo nuovo tributo e hanno deciso di non fumare più.

Il generale austriaco Joseph Radetzky, che guidava l’esercito nella città di Milano, ha deciso allora di mandare i propri soldati in giro per la città a fumare ostentatamente. Quando un cittadino, che si era sentito provocato da questo atteggiamento, ha reagito spegnendo il sigaro di un soldato austriaco, i militari hanno cercato di arrestarlo. La gente che passava nelle vicinanze ha impedito l’arresto e ha allontanato tutti i soldati austriaci che erano nella zona

La rivolta, cominciata il 18 marzo, si è estesa a tutta la città, che si è riempita di barricate: i cittadini milanesi sono così riusciti a mandare via, in soli cinque giorni di insurrezione, l’esercito austriaco, che il 22 marzo si è ritirato lasciando libera la città.

Proprio il giorno dopo, incoraggiato dall’insurrezione di Milano, l’esercito del Regno di Sardegna ha deciso di fare guerra all’Austria (Prima guerra di indipendenza), ma, poiché era senza alleati e non era ancora sufficientemente forte, non è riuscito a ottenere nessun risultato. Si è dovuto aspettare il 1859 perché l’intervento militare piemontese avesse successo (Seconda guerra di indipendenza).

Ma quei giorni di rivolta in cui i cittadini sono riusciti da soli a sconfiggere l’esercito straniero sono ricordati come le “cinque giornate di Milano”.

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