L’ASSIUOLO ANALISI

L’ASSIUOLO ANALISI

PASCOLI L’ASSIUOLO ANALISI DEL TESTO


La poesia esteriormente è la descrizione di un notturno lunare. Tutte e tre le strofe si strutturano secondo un analogo schema : La prima quartina propone immagini quiete e serene; nella seconda si delineano immagini più inquietanti  di dolore e morte, che si materializzano nel verso lugubre dell’assiuolo.

Prima strofa.  Sta per sorgere la luna : il cielo è invaso da un chiarore perlaceo ; la natura è protesa nell’aspettazione della comparsa dell’astro, infatti il mandorlo e il melo si ergono per meglio vederlo (antropomorfizzazione della natura).

Nella seconda parte della strofa si delinea un’immagine inquietante, di vaga minaccia: il “nero” delle nubi, che si profilano in una lontananza remota e indeterminata (“laggiù”) si contrappone al biancore dell’alba lunare (“un’alba di perla”) ed ancora più inquietanti sono i silenziosi lampi che da esse scaturiscono (“soffi di lampi”)

Il negativo si precisa poi nella ” voce” dell’assiuolo che viene da uno spazio indefinito della notte

Seconda strofa.  All’inizio si presentano immagini quiete e serene :le stelle che rilucono nel chiarore lattiginoso(“nebbia di latte” si ricollega alla nota di bianco di “alba di perla”), il rumore del mare che si associa a immagini consolanti e materne (“cullare”). Ma un  fruscio indistinto tra le fratte fa sussultare il cuore del poeta,il quale  sente rinascere un dolore che sembrava placato. Nell’io del poeta risuona un grido che è ripreso dal suono dell’assiuolo: da “voce” indeterminata il verso dell’assiuolo diventa “singulto”

Terza strofa. All’inizio, in simmetria con le strofe precedenti, c’è l’immagine della luce lunare che qui colpisce le cime degli alberi, ma subito si inseriscono notazioni  più negative: il “sospiro” del vento che trema, il suono finissimo delle cavallette. Questa  impressione fonica  reca un messaggio di dolore: le “invisibili porte”sono quelle della morte. I sistri, infatti, erano strumenti sacri alla dea Iside e il suo culto misterico prometteva la resurrezione dopo la morte.

Per il poeta, però, le porte della morte non si aprono più, la morte non permette il ritorno dei cari scomparsi. A conferma del valore simbolico dei “sistri” e delle “invisibili porte”, in chiusura della strofa e della poesia il verso dell’assiuolo si concreta in un “pianto di morte”

Gli aspetti formali

Le espressioni analogiche-La sintassi segue un discorso logico, ma ci sono anche strutture analogiche, in cui il poeta cancella tutti i passaggi logici  intermedi. Ad esempio: il suono delle cavallette.

( Il discorso logico svolto per intero dovrebbe essere: il verso delle cavallette ricorda lo scuotere dei sistri; ma il passaggio intermedio è annullato e le cavallette direttamente scuotono i sistri d’argento).

Nel linguaggio poetico del Novecento, invece, la sintassi sarà distrutta (Ungaretti).

Fonosimbolismo ( o simbolismo fonico) –In “finissimi sistri” l’insistenza sulle vocali dal suono sottile (le i sono sei in due parole) e sulle sibilanti s rende l’impressione del suono che emettono le cavallette così come “tintinni” ed “invisibili” ( otto i in due parole). Questi suoni hanno un significato simbolico di morte, come avevamo visto.

Inoltre  le strofe terminano con la parola chiù suono onomatopeico che fa riaffiorare nella memoria del poeta il pensiero della sua tragedia personale.

Ci troviamo di fronte al fonosimbolismo pascoliano, cioè a suoni che hanno un significato simbolico.

Determinato/ indeterminato – Il critico Contini ha visto in questa poesia la dialettica del “determinato/ indeterminato”: porre oggetti ben definiti su uno sfondo sfumato, indeterminato.

In questa lirica l’indeterminato è sia all’inizio (“Dov’era la luna?”) che alla fine. Il poeta , infatti, non risponde alla domanda iniziale e conclude con “c’era quel pianto di morte…”, che è indeterminato. La lirica non ha un punto finale.

Così il “mandorlo” e il “melo”(v.3) si stagliano su un fondale sfumato (“alba di perla” al v.2); le “stelle” indicano oggetti ben precisi, determinati, collocati in mezzo a una “nebbia di latte”.