L’assedio di Cartagine

L’assedio di Cartagine

Sbarcati presso Utica, come nella precedente guerra, i romani intimarono la resa alla città, che non aveva, d’altronde, nessuna intenzione di sacrificarsi. Essi promisero poi la libertà e la conservazione del territorio cartaginese solo dietro consegna di 300 ostaggi, tutti bambini appartenenti alle famiglie diridenti, e anche questa condizione fu soddisfatta. Quando però i romani posero la terza condizione, i cartaginesi rifiutarono. Roma pretendeva che gli abitanti di Cartagine lasciassero la città per sempre, e che andassero ad abitare a non meno di 80 stadi (15 chilometri) dal mare, la stessa città sarebbe stata distrutta.

La città si preparò a resistere, mentre gli italici e gli ambasciatori che si trovavano a Cartagine vennero uccisi dalla folla inferocita.
Roma non attaccò subito Cartagine, sicura del successo di un eventuale assedio e impegnata, in quel periodo, su più fronti. La città potè riorganizzarsi. Asdrubale venne graziato e il suo esrcito chiamato a far parte della guardia cittadina, vennero forgiate armi, rinforzate le mura e fatta scorta di provviste.

Quando l’esercito romano si decise a muovere l’esercito, si trovò davanti ad una città arroccata. Dopo due anni di assedio, ancora non si era giunti a nessun risultato. Nel 149 a.C. era morto Massinissa, che non potè dare così alcun aiuto.
Nel 148 a.C., a capo dell’esercito, fu chiamato il capace Publio Cornelio Scipione Emiliano, figlio di Lucio Emilio Paolo, il vincitore di Pidna, e figlio adottivo di Scipione l’Africano.

Come sempre nei casi di lungo assedio, Emiliano epurò l’esercito dalle prostitute e diede una scossa all’eccessivo rilassamento che si era creato nelle sue file. Nel 147 riuscì a sconfiggere definitivamente gli eserciti campali cartaginesi e isolare così la città, impedendone i rifornimenti. La sua caduta era ormai vicina.

Caduta e distruzione

Nella primavera del 146, la città era ormai allo stremo, i suoi abitanti morivano di fame. I romani penetrarono oltre le mura senza quasi incontrare resistenza, e cominciarono a condurre una dura battaglia casa per casa, settore per settore, abbattendo muri e entrando dai tetti.

Dopo 6 giorni e 6 notti di combattimenti, i romani isolarono 50.000 abitanti sull’altura di Byrsa. Invocando pietà, essi si arresero e vennero fatti schiavi, tranne 300, in gran parte disertori romani, che vennero bruciati assieme alle costruzioni.

Malgrado Emiliano volesse risparmiare la città, il senato ne ordinò la distruzione dalle fondamenta, sulla terra vennero tracciati solchi con l’aratro e venne dichiarato il luogo maledetto. Era il 146 a.C.

Stessa sorte toccò alle città che avevano sostenuto la ribellione, Utica venne risparmiata perchè arresasi fin dall’inizio. Il territorio Cartaginese divenne la nuova provincia dell’Africa, mentre agli eredi di Massinissa vennero fatte concessioni territoriali.

Si chiudeva così definitivamente uno scontro iniziato quasi 120 anni prima. Cartagine era stata annientata, l’Egeo era sotto controllo romano (si vedano gli eventi in Grecia dello stesso anno e la ditruzione di Corinto), il Mediterraneo era ormai libero da concorrenti.

ai libero da concorrenti.

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