L’ascesa dei plebei con la lex Iulia e la lex Canuleia
L’ascesa dei plebei con la lex Iulia e la lex Canuleia
A Roma , nella seconda metà del V secolo A.c emergeva un quadro sociale in cui era chiara l’ascesa dei plebei. La concessione di terre nell’Aventino ( 456 a.c) fatta con la lex Iulia, la codificazione scritta decemvirale del 451-450 A.c ( meglio nota come leggi delle Dodici tavole) sollecitata dai patrizi per sottrarsi all’arbitrio di leggi consuetudinarie applicate da magistrati patrizi che monopolizzavano le magistrature statali, infine la lex Canuleia che aboliva il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei codificato appena cinque anni prima dai patrizi in un estremo tentativo di rinchiudersi in casta separata devono essere considerate tutte espressioni di questa tendenza. A questo processo contribuì la soluzione di compromesso per l’ammissione dei plebei, sinora esclusi, alle magistrature supreme, con la sospensione periodica del consolato e il conferimento dei poteri agli annuali tribuni militari patrizi e plebei. Di conseguenza venne a esserci una maggiore disponibilità verso i problemi esterni tanto più che per un verso la pressione degli Etruschi si era allentata a causa della penetrazione delle marinerie greche davanti alle coste dell’Etruria, e contemporanea si era assistito a un diradarsi delle scorrerie dei Sabini dopo che alcuni loro avamposti si erano venuti insediando stabilmente tra il Tevere e l’Aniene, costituendo un ostacolo ai nuovi assalti dei loro connazionali che erano rimasti nelle zona più interna. Anzi con questi Roma istituì rapporti di collaborazione per ciò che concerne la transumanza delle greggi e il commercio del sale. Reso più sicuro il fronte settentrionale Roma potè volgere l’attenzione verso il Lazio meridionale dove i Volsci, insediatisi in centri come Anzio, Satirico, Ecetra, avevano anch’essi perduta la loro iniziale bellicosità.