L’ANIMA SECONDO PLATONE

L’ANIMA SECONDO PLATONE


L’ANIMA NEL FEDONE

Vediamo nel Fedone un discorso sull’anima. Il Fedone, insieme al Critone e all’Apologia agli ultimi istanti della vita di Socrate, che si intratteneva con discepoli e amici prima di bere la cicuta. Il filosofo non solo non teme la morte, ma la ricerca perché l’anima con la morte si stacca dal corpo. Cerca prove dell’esistenza dell’anima e porta quattro argomenti, che sono una presa di posizione rispetto alla tradizione precedente.
La prova decisiva dell’accettazione dell’anima deriva dalla dottrina degli dei, in cui l’anima ottiene una giustificazione. Il corpo è la prigione dell’anima perché è fonte di errori. La saggezza (Frònesis) si ottiene con il raccoglimento, la felicità si ottiene solo dopo la morte. Ma Simmia e Cebete esprimono dei dubbi: “e se l’anima morisse con il corpo?” Socrate espone le sue prove:

1° argomento (ciclicità della natura): la realtà è formata da contrari (maggiore – minore)e la natura è ciclica (sonno – veglia – sonno). Se tutto in natura è così allora anche per la vita e la morte deve essere tale: se dalla vita si genera la morte, dalla morte si genera la vita.

La domanda è: “l’anima può sopravvivere svuotata?”
2° argomento (reminiscenza, che si vede nel Menone: conoscenza è ricordare): se conoscere è ricordare, l’anima deve aver già conosciuto ciò che conosce e se l’anima prima di incarnarsi esisteva, continuerà ad esistere anche dopo la morte, quindi anche dopo la morte l’anima non perde le sue qualità conoscitive.

3° argomento (affinità): somiglianza dell’anima con l’essere incorporeo: i corpi sono dei composti, la morte è decomposizione dei legami: ciò che è eterno e incorporeo non è disfacibile, ciò che è corporeo si adatta al disfacimento. Siccome l’anima ci consente di venire a contatto con una realtà invisibile e incorporea deve essere della stessa natura di ciò che è semplice e immortale, quindi l’anima è immortale.

L’obiezione di Simmia è: “Se l’anima è l’armonia del corpo, al venir meno dell’armonia del corpo viene meno anche l’armonia dell’anima”. La risposta di Socrate: l’anima non è armonia: se conoscere è uguale a ricordare, l’anima deve preesistere, mentre l’armonia viene sempre dopo; dato che la virtù è uguale all’armonia dell’anima, se l’anima fosse armonia, non esisterebbe il vizio, oppure, visto che il vizio esiste, l’anima sarebbe disarmonica, il che è impossibile; se l’anima fosse armonia non potrebbe opporsi alle sue componenti, mentre l’anima controlla il corpo e le sue porzioni.

L’obiezione di Cebete è: “L’anima potrebbe consumarsi passando da un corpo all’altro come un mantello.
4° argomento (partecipazione: legame fra idee e realtà sensibile): bisogna fare un grande balzo intellettuale e affidarsi solo alla purezza del logos: viene chiamata seconda navigazione. Ammette l’esistenza di un mondo sovrasensibile (il mondo delle idee) staccato da quello sensibile. Siccome ogni cosa è quella che è per la partecipazione all’idea corrispondente (una cosa è bella perché rientra nell’idea di bellezza), non è possibile un passaggio fra idee contrarie. L’idea di anima può partecipare solo all’idea di vita, perché da la vita al corpo, non può partecipare all’idea di morte e quindi l’anima è immortale (anima = non morte).

CONCLUSIONE: l’anima è principio di vita, il corpo senza di essa sarebbe inanimato, l’anima è il soggetto della conoscenza.

L’ANIMA NELLE ALTRE OPERE DI PLATONE

Nel Fedro, Repubblica e Timeo, l’anima è qualcosa di intermedio tra sensibile e intelligibile. E’ un pezzo di quel mondo chiuso nel corpo che aspira a liberarsi da questo. Nel Fedone (che si ritiene anteriore agli altri tre) l’anima è prettamente religiosa, negli altri diventa politica. L’anima non è più contrapposta al corpo, non è più è unitaria ma tripartita per conoscenza, sentimento e volontà e c’è un conflitto psichico tra le varie componenti per il predominio. Le tre parti sono: razionale, arazionale o concupiscibile (spinge l’uomo verso i piaceri) e irascibile (sta con una o l’altra parte e determina il tipo di anima.

L’anima nel Fedro:
Viene illustrato il mito della Biga Alata: le anime prima di incontrarsi procedono con cocchi alati in processioni. La biga rappresenta l’anima, l’auriga l’anima razionale, ci sono poi due tipi di cavalli: quello bianco che rappresenta l’irascibile e quello nero che rappresenta il concupiscibile. Quando il cavallo nero imbizzarrisce, la biga perde equilibrio e precipita, cadendo in un corpo. La morale del mito è che il bene consiste nell’obbedire alla ragione e resistere alle passioni. La morale ascetica che consiste nel dominare le passioni e dedicarsi a passioni solo spirituali.

L’anima nel Timeo:
Nel Timeo viene spiegato il mondo della natura. Le tre componenti dell’anima vengono localizzate: quella razionale nella testa, l’irascibile nel cuore e la concupiscibile nel basso addome. La virtù è l’armonia dell’anima, che si deve subordinare alla ragione. Sognare è importante e tocca alla ragione interpretare i sogni.

L’anima nella Repubblica:
Nella Repubblica si dice che, se le anime avessero tutte un premio e un castigo, essendo limitate, a un certo momento non ce ne sarebbero più da usare sulla terra, allora premio e castigo sono limitati. La vita dell’anima è 10 volte 100 (1000 anni). Si presenta il mito di Er, mitico e valoroso guerriero che risuscita dopo la morte e racconta: i vari tipi (paradigmi) di vita che ognuno può fare sono nel grembo della Moira Lachesi (figlia di Necessità). L’uomo non può scegliere se vivere o meno, ma può scegliere come vivere: Lachesi lancia in aria i numeri e stabilisce l’ordine con cui le anime si possono presentare. La scelta è conforme alla condotta di vita della vita precedente. Qui l’intellettualismo etico viene portato alle estreme conseguenze: chi sa che cos’è il bene continuerà a fare il bene, chi ha fatto il male continuerà a fare il male. Passati 10000 anni tutte le anime tornano presso gli dei. Chi per tre vite consecutive ha vissuto da filosofo, torna subito presso gli dei nella pianura delle verità.