LAMPO

LAMPO

DI GIOVANNI PASCOLI

PARAFRASI ANALISI FIGURE RETORICHE E COMMENTO


Il componimento è formato da due strofe, una costituita da un unico verso e una sestina, ciascuna formata da versi endecasillabi, e si può quindi definire una ballata piccola di endecasillabi. 
L’intera opera ha un impianto descrittivo. Il primo verso è come un’introduzione di ciò a cui stiamo per assistere; ovvero la visione notturna di un paesaggio, squarciato improvvisamente da un lampo, allora appare una casetta bianchissima, forse per la luce, che negli ultimi due versi è paragonata ad un occhio che si scorge tra un battito di ciglia e l’altro nella notte scura. Prevalgono sicuramente le sensazioni visive e oggettive, anche se la similitudine finale può essere considerata una percezione soggettiva. 
Le rime, con uno schema libero (ABCBCCA), legano tra loro i versi che in qualche modo trasmettono idee, sensazioni o visioni molto simili; per esempio i versi 2 e 4 (con rima B) hanno in comune uno stato d’ansia, che sembra quasi represso. 
All’inizio della poesia, cielo e terra compaiono legati, ma nel secondo verso, tra di loro si avverte una rottura. Grazie ad un abile uso della metafora, la terra appare come un animale in agonia che, livido, sussulta, ansante, ci dà l’immagine di una creatura accasciata a terra, sul punto di morire; il cielo, invece, è coperto di nubi, e per esso è utilizzata un’aggettivazione curiosa: è detto tragico e disfatto, come se, sbrindellato, dovesse cedere da un momento all’altro, come lo sfondo di una tragedia. Tutto ciò è sottolineato da due climax ascendenti ‘ansante, livida, in sussulto’ e ‘ingombro, tragico, disfatto’.
Dopodiché, il fatto. Un lampo squarcia il cielo. Prima ancora di capire cosa, si sa che è ‘bianca bianca’ (anafora): l’aggettivo è messo in primo piano per mettere in risalto questa data qualità dell’oggetto, che poi capiremo essere una casa. Sottolineata da un enjambement, è quasi personificata, poiché l’aggettivazione le dà una sfumatura spaventata, bianca per la paura, in mezzo a tutto il buio della notte nera. Questo contrasto è presente di nuovo nello stesso verso, con l’ossimoro ‘tacito tumulto’, e nel verso seguente c’è una paronomasia ‘apparì sparì’. 
Infine c’è una similitudine: la casa bianca è paragonata ad un occhio grande di paura, sorpreso, che appare e scompare in battito di ciglia. Questi due sono entrambi uniti da una sensazione di spavento, che fa diventare la casa pallida e l’occhio sbarrato.
Ricorrente nelle poesie di Pascoli è la esistenza del simbolismo: la rappresentazione di un fenomeno naturale serve infatti a trasmettere le impressioni e i sentimenti del poeta. La luce del lampo che illumina per un attimo il paesaggio è come un’improvvisa e tragica rivelazione della realtà della vita. Una casa bianca appare e poi scompare all’improvviso, soppressa dall’oscurità che è l’insieme materiale e morale. Così accade anche in “Lavandare”, e il significato del simbolo è sempre trasmesso mediante una similitudine: la donna, presente nel canto delle lavandaie, la quale è stata lasciata sola dal suo uomo, è paragonata ad un aratro abbandonato in mezzo alla maggese.


PARAFRASI
E cielo e terra si mostrarono nella loro identità, grazie alla luce del lampo: la terra ansimante, tetra, in un sussulto doloroso, il cielo ingombro di nuvole, cupo e sconvolto: nella silenziosa bufera appare improvvisa una casa bianca che sparisce subito; simile ad un occhio che dilatato, sbigottito, si apre e si chiude nella notte nera


FIGURE RETORICHE

Allitterazioni v. 4: “tacito tumulto; v. 7: nella notte nera”;

Anastrofe vv. 4-5: “bianca bianca nel tacito tumulto/ una casa apparì sparì d’un tratto”;
Anadiplosi v. 4: “bianca bianca”;
Antitesi v. 5: “apparì sparì”;

Climax ascendente v. 2: “ansante, livida, in sussulto; v. 3: “ingombro, tragico, disfatto”;
Enjambements vv. 4-5; vv. 6-7;
Metafore v. 2: “la terra ansante, livida, in sussulto; v. 3: “il cielo ingombro, tragico, disfatto”;
Ossimoro v. 4: “tacito tumulto”;
Paranomasia v. 5: “apparì sparì”;
Personificazione vv. 2-3: “la terra ansante, livida, in sussulto/ il cielo ingombro, tragico, disfatto”;
Similitudine v. 6: “come un occhio”.
Anafora: bianca bianca (l’accostamento dei due aggettivi ha valore di superlativo)


COMMENTO

In questa poesia Pascoli parla di un lampo che rompe il silenzio e la notte con una luce violenta tale che mette a nudo la vera realtà del mondo: la sua tragicità e il caos che la contraddistingue.
La sua stessa casa è scossa dalla forza del lampo e, agli occhi del Pascoli, perde almeno in parte la sicurezza e il senso di protezione che aveva fino ad un momento prima anche se rimane connotata positivamente dal colore bianco in antitesi con il nero circostante.
Ed in questa situazione d’angoscia e paura Pascoli sente la sua vita in bilico tra il voler restare in un “nido” ormai distrutto e l’affrontare una vita piena d’inganni.
In questa poesia viene descritta la casa attraverso il colore bianco, per segnarne l’aspetto positivo come rifugio di fronte al temporale. Alla casa e al colore bianco che la differenzia, si contrappone il nero della notte con sensazioni opposte di paura e angoscia. La descrizione della casa accerchiata dal nero della notte durante un temporale con le sensazioni di paura e di terrore che gli vanno dietro, si trova anche nel “Temporale” sempre dello stesso autore.
La natura confusa dal temporale, il lampo illumina la notte, scoprendo cielo e terra, mostrando d’un tratto una casa nel buio. Viene messo in evidenza l’effetto visivo del lampo, come un’improvvisa apparizione della percezione illusoria e dell’angoscia e la percezione del dolore.
All’inizio della poesia, cielo e terra compaiono legati, ma nel secondo verso, tra di loro si avverte una rottura.
La casa è un posto sicuro, racchiuso in un momento di stabilità nello sconvolgimento della natura e del paesaggio. Esso è breve, in quanto dura solo per un istante e poi sparisce nell’oscurità. Essa viene paragonata ad un occhio che si apre e si chiude per ricevere una tragica realtà, e mostra lo stupore ed il timore per la natura
I tre aggettivi, presenti nei versi due e tre, sono la proiezione dello stato d’animo dell’autore. Questi aggettivi danno vita ad un climax ascendente che conferisce alla realtà un clima più umano e sconvolto: tormentato, triste.
In questa poesia domina il senso visivo; le altre immagini sono utilizzate per dare una rappresentazione umana e psicologica della natura.