L’AMICA GENIALE TRAMA

L’AMICA GENIALE TRAMA

Di Elena Ferrante-


L’amica geniale è il primo volume dell’omonima collana di Elena Ferrante e ora anche una serie televisiva. È la storia di un’amicizia tra Elena Greco (detta anche Lenù), che è l’io-narrante, e Raffaella Cerullo, detta Lina. Il romanzo è ambientato in un rione della Napoli del 1950, e durante la storia delle protagoniste si può osservare la modernizzazione del quartiere.

Lenù e Lina non potrebbero essere più diverse: Elena è bionda, timida, la prima della classe, primogenita e figlia di un usciere, un lavoro importante nel rione; Lina è invece sempre sporca, monella, litigiosa, testarda, senza peli sulla lingua. È la più piccola della famiglia Cerullo e Rino, suo fratello maggiore, stravede per lei e appoggia sempre le sue idee. Fernando Cerullo, il padre di Lina, è uno scarparo, un lavoro socialmente ed economicamente inferiore rispetto a quello del padre di Lenù. Nonostante queste differenze nasce subito un’intesa tra Lina e Lenù, sin dall’infanzia.

Il libro è diviso in due parti: “Infanzia, storia di don Achille”, e “Adolescenza, storia delle scarpe”. Nel primo capitolo è raccontata la nascita dell’amicizia tra le due bambine: all’inizio è Lenù a cercare Lina, incuriosita dal suo coraggio e dalla sua intelligenza, scoperta quasi per caso alle elementari quando la bambina sempre sporca e odiata da tutti mostra di saper già leggere. Un altro sentimento che spinge Lenù verso Lina è l’invidia e la gelosia verso quella bambina che è diventata la più brava della classe sorpassandola. A essere molto presente in questo capitolo è la rabbia, l’odio la paura in primo luogo nei confronti di Don Achille Carracci, l’uomo a cui nessuno osa rivolgere la parola, ovvero “l’Orco delle favole” che Lenù e Lina riusciranno a sconfiggere insieme; ma anche verso il rione e la sua violenza, nonché verso i fratelli Solara, acerrimi nemici dei Carracci. Nell’ “Infanzia” c’è però anche la spensieratezza, i sogni e le speranze per il futuro, caratteristiche di questo periodo della vita.

Nell’ “Adolescenza, storia delle scarpe” ci sono tutti gli aspetti principali di questa età: le paranoie, l’incertezza e l’indecisione, le delusioni, le scelte difficili, la paura, l’insicurezza, i momenti di estrema tristezza e poi di gioia immensa; il primo amore, le riflessioni e le domande sulla vita e sul futuro.Questi argomenti così delicati sono trattati con maestria da Elena Ferrante, che alterna momenti di riflessione di Lenù a momenti leggeri e felici.

In questo capitolo viene raccontata la vita scolastica di Lenù che, spinta dalla competizione verso Lina e dai complimenti della maestra Oliviero, decide di continuare gli studi alle medie, cosa non affatto scontata nel rione a quel tempo. Lina, sebbene geniale, non può continuare gli studi a causa della situazione economica della famiglia. Per questo cerca un nuovo obiettivo: far diventare ricca

la sua famiglia, attraverso un paio di scarpe. Nell’ “Adolescenza, storia delle scarpe” è raccontato il legame di Lenù e Lina, che diventa sempre più profondo e forte.

Ho trovato interessante la scelta di Elena Ferrante di riportare i dialoghi dei personaggi nel dialetto napoletano, cosa che mi ha permesso anche di approfondire la cultura e le tradizioni del sud, che sono riportate fedelmente. La cosa che mi ha colpita di più è, però, il rione. Mi sembra impossibile e inaccettabile che solo settanta anni fa, ai tempi dei miei nonni, ci fossero ancora dei posti in Italia, un Paese sviluppato, in cui l’omertà e la violenza erano all’ordine del giorno. Nelle prime pagine del libro l’autrice descrive situazioni quasi surreali dove picchiare delle persone o addirittura ucciderle era considerato normale e persino giusto.

Mi è piaciuto molto il legame tra le due protagoniste, che non è perfetto ma realistico: l’amicizia di Lina e Lenù è infatti molto tormentata e tra le due amiche scorre spesso astio e gelosia. Ma nonostante ciò dipendono l’una dall’altra, si ispirano a vicenda e basta una frase di una per migliorare o peggiorare la giornata all’altra. La loro e un’amicizia tenace, che resiste agli ostacoli del rione e della povertà, e che dà forza. Perché come diceva George Washington “la vera amicizia

è una pianta che cresce lentamente e deve passare attraverso i traumi delle avversità perché la si possa chiamare tale.”

Un passaggio del libro che secondo me rappresenta appieno il loro rapporto è questo: «Quell’episodio mi è rimasto impresso nella memoria: sperimentai per la prima volta la forza di calamita che il mio corpo esercitava sui maschi, ma soprattutto mi resi conto che Lila agiva non solo su Carmela ma anche su di me come un fantasma esigente. Se in una circostanza come quella avessi dovuto prendere una decisione nel puro disordine delle emozioni, cosa avrei fatto? Sarei scappata via. E se mi fossi trovata in compagnia di Lila? L’avrei tirata per un braccio, le avrei sussurrato: andiamo via, e poi come al solito sarei rimasta, solo perché lei, come al solito, avrebbe deciso di restare. Invece, in sua assenza, dopo una breve esitazione, mi ero messa al porto suo. O meglio, le avevo fatto posto in me. Se ripensavo al momento in cui Gino aveva avanzato la sua richiesta, sentivo con precisione come avevo ricacciato indietro me stessa, come avevo mimato sguardo e tono e gesto di Cerullo in situazioni di conflitto sfrontato, e ne ero molto contenta».

Consiglio L’amica geniale a chi vuole sperimentare un nuovo genere, a chi vuole evadere dalla propria vita, a chi desidera conoscere meglio tutti gli aspetti dell’Italia senza dover leggere un saggio noioso. Il lettore ideale per questo libro è quindi una persona curiosa, che magari non è sicura dei propri rapporti e che può imparare dalla storia di Lenù e Lina la vera amicizia.