La vita e l’opera Il nome della rosa

La vita e l’opera Il nome della rosa


La vita

Umberto Eco è nato il 5 gennaio 1932 ad Alessandria. E’ semiologo,filosofo e scrittore italiano di fama internazionale. Si è laureato all’università di Torino in filosofia con una tesi sull’estetica di San Tommaso D’aquino. E’ Stato funzionario della RAI per alcuni anni: curò tra l’altro una rubrica provocatoria e,per questo motivo, si firmava con uno pseudonimo. Saggista prolifico,ha scritto numerosi saggi di semiotica,estetica medievale e filosofia,altre ai romanzi di successo come: ” Il nome della rosa” (1980), ” Il pendolo di Foucault”, “l’isola del giorno prima” e “Baudolino”.

Trama

“Il nome della rosa” inizia narrando una mattina di fine novembre del 1327 che segna la data d’inizio dell’avventura del novizio benedettino Adso e di Frate Guglielmo da Baskerville. Essi si dirigono presso il monastero di Melk, dove Guglielmo è stato chiamato per investigare sulla misteriosa uccisione di un frate. L’abbazia, come presto percepirà Guglielmo, è un luogo in cui sono presenti fitti misteri. Uno di questi riguarda l’Edificio, una struttura al cui interno si trova una grande biblioteca, alla quale però soltanto una persona può accedere. Durante la permanenza presso l’abbazia dei due, altri quattro omicidi rendono più difficili le investigazioni. Quattro omicidi che sembrano essere compiuti dalla stessa persona, per un movente che sembra essere un misterioso libro, del quale nessuno vuole parlare. Guglielmo e il giovane Adso decidono quindi di entrare di nascosto nella biblioteca, che si rivelerà un labirinto di innumerevoli stanze conducenti ad una porta murata che permette di entrare nel “finis Africae” . Per potere aprire questa porta bisognerà risolvere un enigma, la cui soluzione è genialmente trovata da Adso, che si dimostra essere abile ed astuto quasi quanto il suo maestro Guglielmo. Entrati nel “finis Africae”, i due si imbattono sul il vecchio Jorge, un frate cieco che da molti anni si trova nell’abbazia. E’ lui il mandante degli omicidi, ed è lui che custodisce il misterioso libro di Aristotele. Pur di sottrarlo alla lettura Jorge mangia il libro pagina per pagina mentre cerca di scappare dai due. Una scintilla uscita da un lume in mano Adso scatena un incendio di grandi dimensioni il quale invade tutta l’abbazia. Questo incendio devasta la biblioteca contenente preziosissimi volumi e tra questi anche il libro di Aristotele. Tutti i monaci sono quindi costretti ad abbandonare l’abbazia, perdendo per sempre tutti i misteri che essa custodiva.
Personaggi principali

Sotto il profilo del romanzo giallo, l’opera presenta evidenti analogie con gli scritti di Conan Doyle, in particolare con la figura di Sherlock Holmes. Da subito si coglie che la città di provenienza del frate francescano richiama il celebre romanzo di Conan Doyle “Il mastino dei Baskerville” e inoltre Guglielmo stesso ricalca il rinomato investigatore sia per aspetto fisico che per metodo d’indagine, ossia quello induttivo; entrambi i personaggi, per di più, hanno un carattere umile e modesto. Parallelamente, la figura di Adso riprende i tratti di Watson, l’aiutante di Holmes: come Watson, Adso è il narratore in prima persona della vicenda, è spesso un po’ ottuso ma, ciò nonostante, desideroso di imparare dal suo maestro. Jorge de Burgos è l’antagonista di Guglielmo,ma ciò lo si scopre soltanto alla fine della vicenda. La sua visione della vita è apocalittica: ritiene che il mondo sia ormai decaduto e che il Giudizio Universale sia alle porte. Sapere, per lui, non significa conoscere nuove cose, bensì accettare la verità rilevante (rispecchia ottimamente le caratteristiche del tipico uomo medievale). Egli inoltre disprezza il riso e ritiene che possa sconfiggere il timor di Dio; per questo tenta di tenere segreto il secondo libro della ‘’Poetica’’ di Aristotele che giustifica e apprezza il riso.