La vita e la personalità

La vita e la personalità


            Ugo Foscolo nacque  il 6 febbraio 1778 a Zante, un’isola dello Ionio e dopo la morte del padre si trasferì a Venezia, dove continuò gli studi e cercò di inserirsi negli ambienti culturali della città. Grazie al suo fascino singolare si attirò facilmente simpatie, riuscendo a farsi ammettere nei salotti aristocratici.

            Egli rivelò subito una cultura precoce e originale. Oltre alla lingua madre, il greco moderno, possedeva  una profonda conoscenza dell’italiano, del latino e del greco antico. Negli anni veneziani sviluppò l’amore per la letteratura sia moderna che classica e diede vita alle sue prime prove poetiche  facendosi apprezzare nei più vivaci ambienti letterari.

            La discesa di Napoleone in Italia (1796) accesee in lui l’entusiasmo politico rafforzando il suo orientamento rivoluzionario: nel 1797 si arruolò come tenente nell’esercito della nuove Repubblica Cispadana.  Ma Napoleone con il Trattato di Campoformio cedette Venezia all’Austria, e per Foscolo questa fu una grande delusione che lo spinse a diventare pessimista.

            Senza attendere l’arrivo degli Astriaci in suolo veneziano partì per l’esilio lasciando per sempre Venezia e nel 1799 si arruolò nella Guardia Nazionale di Bologna partecipando a importanti battaglie. Assolse inoltre vari incarichi in Lombardia, Emilia e Toscana e durante le sue missioni ebbe diverse e travolgenti  relazioni d’amore.  Dal 1804 al 1806 fu nella Francia del Nord, dove ebbe  una relazione con una donna inglese, detta Fanny, dalla quale ha la figlia Mary, che conoscerà molti anni dopo e che lo assisterà nell’ultimo difficile periodo.

            Nel 1806 ritornò  a Venezia, quindi si trasferì prima a Milano poi a Firenze, dove stabilì una relazione con una “donna gentile” che gli resterà legata per tutta la vita.

            Dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia (1813), ebbe un breve periodo di tentennamento di fronte alle offerte degli austriaci, ma poi decise di fuggire in esilio, prima in Svizzera, poi in Germania, infine in Inghilterra. Si aprì così l’ultima fase della sua esistenza, segnata dalla miseria, dalla frustrazione e dall’amarezza. Durante gli anni dell’esilio vennero in luce i due aspetti della personalità di Foscolo: da una parte il fervore  nel lavoro e il rispetto dei propri ideali; dall’altro la ricerca del lusso, il temperamento polemico e la sua passionalità.

            Particolarmente difficili  furono gli ultimi anni della sua vita,durante i quali venne assistito da sua figlia Mary, sia per la crescente miseria sia per le gravi condizioni di salute. Infine il poeta morì di idropisia il 10 settembre 1827. Dal cimitero di Chiswick, dove vennero inizialmente seppelliti, i resti di Foscolo furono trasportati nel 1871 in Santa Croce a Firenze.

Sia la vita che le opere di Ugo Foscolo sono segnate dall’instabilità che lo porta cercare soluzioni sempre nuove e diverse. La sua vita si svolge tra una continua oscillazione di stati d’animo opposti: esaltati e appassionati, malinconici e abulici fino all’idea del suicidio. Nelle sue opere,  si riflette il carattere precario della sua esistenza: egli come autore eccezion fatta per il carme Dei sepolcri, non ci ha lasciato testi veramente compiuti e definitivi. I suoi scritti subiscono modificazioni continue  a causa dell’ansia di correggere e perfezionare e non trovano  pertanto una sistemazione finale.

L’opera di Foscolo affronta molteplici tematiche: la compassione, il sepolcro come simbolo della continuità tra vivi e morti, la patria, l’amicizia, l’amore, la bellezza. Questi temi sono però presentati come illusioni: essi non hanno alcun fondamento nella realtà, ma sono piuttosto scelte soggettive in cui cercare consolazione e a cui attribuire un valore.

  1. Le Ultime lettere di Jacopo Ortis

La prima delle poche opere compiute di Foscolo sono le Ultime lettere di Jacopo Ortis, un romanzo epistolare che lo impegnò a lungo tra il 1796 e il 1817.

Le Ultime lettere di Jacopo Ortis  sono costituite da una raccolta di lettere indirizzate da Jacopo all’amico Lorenzo Alderani fra il 1797 e il 1799. La vicenda, che prende inizio con la il Trattato di Campoformio,  si snoda tra la delusione politica nei confronti di Napoleone e la delusione dell’ amore per Teresa e si conclude con il suicidio di Jacopo.

Nella figura di Jacopo Ortis Foscolo trasferì molti aspetti del  proprio carattere impetuoso e passionale ma anche le proprie esperienze politiche e sentimentali.

  1. I sonetti e le odi

Negli anni giovanili Foscolo scrisse numerose liriche, delle quali, però, non volle salvare nulla. Pertanto il Canzoniere, da lui approvato, include dodici sonetti e due odi.

            Nelle  due odi (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata) non c’è alcuna traccia degli elementi autobiografici e appassionati che avevano caratterizzato l’Ortis; in esse si esalta la bellezza della donna cui corrisponde la bellezza della poesia che è specchio della prima e opportunità di durata.

            Invece i dodici sonetti ci riportano nel vivo del mondo sentimentale di Foscolo.

            I primi otto sonetti trattano vari temi dall’amore a tematiche politiche e culturali. Ma è nei sonetti ultimi e maggiori ( Alla sera, A Zacinto, Alla Musa e In morte del fratello Giovanni) che emerge l’intensa personalità del poeta e nei quali egli dà il meglio della propria ispirazione poetica.

  1. Dei sepolcri

Il carme Dei sepolcri è l’opera di Foscolo più attuale e più impegnata. Fu scritto in pochi mesi nel 1806 e fu stampato nel 1807. L’idea di scrivere questo carme con molta probabilità nacque in seguito ad una discussione avuta con l’amico Pindemonte e con la contessa Albrizzi sul tema delle sepolture: nel 1806 era stato esteso anche all’Italia l’editto di Saint Cloud che stabiliva di seppellire i morti all’interno delle zone abitate e prescriveva un rigido controllo sulle iscrizioni funerarie.

            I Sepolcri vengono definiti carme nel senso classico del termine, che indicava un genere di poesia impegnata e solenne. Tuttavia il testo può essere definito anche una epistola in versi, poiché a più riprese Foscolo si rivolge ad un destinatario esplicito, l’amico Pindemonte.

            La novità di questo carme consiste nel procedere per argomentazioni ed esempi e nel’aspetto attualizzante che emerge dal continuo raffronto tra passato e presente.

            I Sepolcri sono costituiti da 295 endecasillabi sciolti e possono essere suddivisi in quattro parti.

            La prima parte (vv. 1-90) affronta il tema dell’utilità delle tombe e dei riti dedicati ai morti. Da un punto di vista materialistico e laico essi sono inutili; tuttavia hanno un senso legato alla dimensione sociale dell’uomo, alla sopravvivenza dell’estinto nella memoria dei vivi.

            Nella seconda parte (vv. 91-150) vengono passati in rassegna i vari usi e le varie concezioni che si sono susseguite rispetto alla morte nel corso della storia. In questa rassegna sono presentati come condannabili il modello cattolico che presenta la morte in modo angoscioso, mentre è esaltato il modello delle civiltà antiche e il modello inglese, capaci entrambi di rappresentare in modo sereno il mondo dei morti e di garantire attraverso il colloquio intimo  con gli estinti il legame tra vivi e morti.

            Nella terza parte (vv. 151-212) viene celebrato il valore civile ed educativo delle tombe dei “grandi”, che  comunicano agli uomini il loro esempio e li stimolano a proseguirne l’opera.

            Nella quarta parte (vv. 213-295) viene affermata la funzione centrale della poesia, il cui compito è quello di celebrare le virtù e di conservarne nel tempo il ricordo. Da questo punto di vista la poesia ha la medesima funzione delle tombe ma supera i limiti di esse.

            Il tema centrale del carme è dunque quello dei sepolcri, attorno al quale, però, si raccolgono altri temi importanti: il materialismo, il significato della civiltà e della poesia, la condizione storica dell’Italia.

            La centralità di questi temi conferisce al carme un valore durevole e attuale: “…pochi testi della nostra storia letteraria sono altrettanto attuali e altrettanto fortemente risultano in grado di partecipare al nostro presente e alle sue problematiche. E basterà pensare, da questo punto di vista, alla crisi del senso della storia, alle polemiche attorno al valore del passato e della morte di quanti hanno combattuto per questa o quella causa.”