LA VERGINE CUCCIA PARAFRASI

LA VERGINE CUCCIA PARAFRASI

GIUSEPPE PARINI


parafrasi: Ora la dama si ricorda di quel giorno; ahi, giorno terribile! Quel giorno la sua cagnetta, che era tanto aggraziata da sembrare una alunna delle Grazie, giocherel-lando come fanno i cuccioli lasciò un piccolo segno con il dente d’avorio sul piede del servo plebeo; l’uomo, con sfrontatezza, le diede un calcio con il piede sacrilego, e la ca-gnetta rotolò per tre volte; per tre volte scosse il pelo scompigliato, e dalle sensibili nari-ci soffiò via la polvere irritante. (vv. 510-526)

Poi, lanciando dei gemiti, sembrava che dicesse: aiuto, aiuto; e dalle volte dorate le ri-spose la ninfa Eco impietosita; dalle stanze inferiori salirono tutti i servi tristi, e dalle stanze superiori si precipitarono le damigelle pallide e tremanti. Tutti accorsero; il volto della tua dama fu spruzzato di essenze, e alla fine la donna rinvenne; la rabbia e il dolo-re la agitavano ancora; gettò sguardi fulminanti sul servo, e con voce debole chiamò per tre volte la sua cagnetta; questa le corse in braccio; e nel suo linguaggio sembrò chiede-re vendetta alla dama: e venni vendicata, cagnetta alunna delle Grazie. (vv. 527-541)

l servo infame tremò; ascoltò la sua condanna con gli occhi rivolti per terra. A lui non servì nulla il merito di aver servito per vent’anni; a lui non servì nulla la premura dimo-strata nell’eseguire incarichi riservati; invano pregò e promise; l’uomo se ne andò nudo, spogliato della veste grazie alla quale un tempo era rispettato e ammirato dal popolo. Invano sperò di trovare un nuovo padrone; perchè le dame pietose inorridirono, e odia-rono l’autore per la sua terribile azione malvagia. Il povero uomo rimase così, con i mi-seri figli e con la moglie povera al lato di una via chiedendo inutilmente la carità; e tu, cagnetta, idolo placato dalle vittime umane, andasti superba. (vv. 542-556) “