LA TRAGEDIA DI GIULIO CESARE

LA TRAGEDIA DI GIULIO CESARE

LA TRAGEDIA DI GIULIO CESARE


SINTESI DELL’OPERA

In questa tragedia shakespeariana si narra di un console, Giulio Cesare, il quale, tornato a Roma dopo aver definitivamente sconfitto Pompeo, si trova di fatto investito dei pieni poteri. Gli viene offerta la corona reale per tre volte, ma lui per tre volte la rifiuta.
Questo fa riflettere molto due giovani e irriducibili “repubblicani”: Marco Bruto e Caio Cassio, i quali non considerano affatto le azioni di Cesare e le sue riforme come un modo per migliorare la Repubblica, ma come un tentativo nenche troppo coperto di trasformarlo nel suo opposto, vale a dire in una monarchia.Insomma, per Bruto e Cassio Cesare stava assumendo troppi poteri e poteva diventare un pericoloso despota, privando Roma e i suoi cittadini della loro libertà.In ragione di ciò, Bruto e Cassio, insieme ad altri concittadini illustri e altrettanto preoccupati per le sorti della Repubblica, prepararono una congiura per assassinare Cesare.L’uccisione avvenne in Campidoglio, il luogo dove si riunivano i senatori e i consoli.Antonio, che era il più fedele collaboratore di Cesare, chiese a Bruto se poteva fare un discorso al popolo di Roma durante il funerale e questi rispose di sì, ma a patto che accettasse di parlare dopo di lui.Bruto parlò dunque per primo al popolo dicendo che Cesare era una persona valorosa e che egli, Bruto, che per giunta era suo amico, non avrebbe mai voluto ucciderlo, ma poiché il grande conquistatore delle Gallie era troppo ambizioso poteva diventare un serio pericolo per Roma. Con queste parole ottenne il consenso di tutti.
Prese quindi la parola Antonio, che evitò accuratamente di attaccare In maniera diretta e scoperta Bruto – che egli definiva con sottile ironia “un uomo d’onore” – e gli altri congiurati, cioè coloro che avevano ucciso il suo più caro amico, ma cercò di catturarsi l’attenzione dei popolani leggendo il testamento di Cesare, con il quale quest’ultimo lasciava al popolo grandi eredità.Nell’ascoltare Antonio tutti cominciarono a pensare che Cesare, data la sua generosità, aveva subito un grave torto, e di conseguenza si rivoltarono contro i congiurati.
Dopo il discorso Antonio si incontrò con Ottaviano e Lepido e insieme decisero che tutti quelli che avevano concorso all’uccisione di Cesare sarebbero dovuti morire.
Ed è appunto quello che accadde nel corso della sanguinosa guerra civile che ne seguì.

CONTESTO STORICO

La tragedia è ambientata a Roma in un’epoca per tanti aspetti cruciale per la storia del mondo, vale a dire nell’arco di tempo che va dal periodo successivo al primo triumvirato fino alla sconfitta degli uccisori di Cesare, avvenuta nel 42 a.C.Intorno al 50 a.C. Pompeo, il grande rivale di Cesare, aveva ottenuto dal senato il governo assoluto dello Stato. Cesare, che voleva riprendersi il potere, marciò su Roma e costrinse Pompeo alla fuga.Tornato a Roma, dopo la parentesi con Cleopatra (dopo aver tra l’altro appoggiato quest’ultima nella contesa per il trono dell’Egitto), Cesare venne nominato dittatore a vita, ottenne la nomina a console senza collega, la carica di tribuno della plebe, la prerogativa di stilare la lista dei senatori e inoltre aveva la carica di pontefice massimo, ottenuta già nel 63 a.C. Il suo progetto, molto probabilmente, era quello di riformare in profondità lo Stato, non di trasformarlo in una monarchia, come tuttavia si poteva sospettare anche in considerazione dell’enorme quantità di potere ormai saldamente nelle sue mani.Con notevole fiuto politico, egli allargò la classe dirigente ai cavalieri e ai provinciali, ottenendo così la loro gratitudine e il loro appoggio. Altre importanti riforme furono l’allargamento della concessione del diritto di cittadinanza e la diminuzione della disoccupazione, facendo eseguire dei lavori pubblici. Cesare inoltre aumentò il numero dei senatori. Il senato, comunque, fu ridotto nella sostanza ad un’assemblea priva di reali poteri decisionali.Come era forse inevitabile, tutto questo venne inteso da un gruppo di giovani repubblicani, tra cui Bruto e Cassio, come un’azione di accentramento dei poteri e Cesare venne visto come un tiranno e un nemico mortale della Repubblica. Nel 44 a.C. il grande condottiero cadde vittima di una congiura ordita dai più intransigenti difensori delle istituzioni repubblicane.Durante il suo funerale Marco Antonio, il suo più fedele collaboratore, lesse pubblicamente il testamento con il quale Cesare, molto generosamente, lasciava grandi eredità al popolo e questo suscitò una tale collera popolare che Bruto e Cassio furono costretti a fuggire in Oriente, dove contavano di mettere insieme un esercito per combattere Antonio.Intanto a Roma si stava formando il secondo triumvirato, quello tra Antonio, Ottaviano e Lepido, decisi a sconfiggere i cesaricidi.
A Filippi, nel 42 a.C., dopo una sanguinosa battaglia, tutti i congiurati vennero uccisi .

ANALISI DEI PERSONAGGI:

GIULIO CESARE

Nella tragedia shakespeariana Cesare appare come l’uomo più importante di Roma; infatti era da poco stato eletto dittatore a vita.Egli era una persona molto ambiziosa, e sicuramente aveva le doti necessarie per mirare molto in alto. Era infatti molto coraggioso e astuto, caratteristiche che lo hanno portato al potere, e inoltre era ben visto dal popolo.
Un giorno gli era stata perfino offerta la corona, e per ben tre volte, ma lui, contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare, l’aveva rifiutata.Shakespeare presenta Cesare in modo poco lusinghiero, lo fa apparire come un uomo presuntuoso e anche un po’ ingenuo, come quando ha dovuto scegliere se rimanere a casa, come gli era stato suggerito dalla moglie Calpurnia, o andare al Campidoglio, come gli aveva consigliato Decio (anche lui partecipante alla congiura).Di Cesare non avevano una grande opinione neanche Bruto e Cassio, che lo ritenevano una persona troppo ambiziosa e quindi pericolosa per la libertà dei romani e per la sopravvivenza della Repubblica.

CASSIO

Caio Cassio è un personaggio molto importante all’interno della tragedia. Egli, insieme a Bruto, a Casca e agli altri fa parte di quel gruppo di giovani repubblicani che, con una congiura, assassinano Giulio Cesare perché lo vedono come un mortale pericolo per la Repubblica.Cassio è un grande pensatore e macchinatore e infatti è il vero organizzatore della congiura. Egli è molto temuto da Cesare, che lo ritiene un pericolo per lui e per il suo potere, ma è temuto anche da Antonio: infatti quest’ultimo non si rivolge a Cassio quando chiede il permesso di parlare al popolo, ma a Bruto.Dopo l’uccisione di Cesare e i successivi discorsi di Antonio e di Bruto, Cassio, insieme a quest’ultimo, temendo per la sua incolumità si rifugia in Oriente per mettere insieme un esercito contro Marco Antonio e Ottaviano.

BRUTO

Bruto è anch’egli un personaggio determinante che accresce notevolmente il valore della tragedia.Egli è sì un assassino, ma Shakespeare lo descrive come un eroe e un nobile spirito il cui scopo è quello di salvare Roma e la Repubblica. Egli dunque non è certo animato dall’odio e dal rancore personale, ma dalla preoccupazione che Roma possa perdere la libertà e trasformarsi in un regime tirannico.Bruto inoltre amava molto Cesare, ma amava di più Roma e la Repubblica e questo egli lo rende esplicito anche al popolo, al quale spiega esattamente in questi termini – nella ricostruzione shakespeariana – il perché della sua azione omicida. Essendo un grande oratore, Bruto riesce ad accattivarsi in tal modo il popolo, il quale lo acclama e gli dà ragione… fino a che non parla Antonio.Infatti, dopo il discorso di quest’ultimo, i popolani cambiano radicalmente opinione nei confronti dei congiurati e quindi Bruto è costretto a rifugiarsi in Oriente insieme a Cassio. L’amore di Bruto per Roma e per le sue istituzioni è così forte da renderlo capace di uccidere una persona a lui molto cara.Cesare infatti era amico di Bruto, ed era anche, forse, suo padre, ma era diventato pericoloso per la libertà di Roma.Quindi per Bruto essere fedeli alla patria significava essere sempre pronti a difenderla da qualsiasi cosa e a rischiare addirittura la vita per essa. Insomma bisognava amare la patria più di ogni altra cosa e persona e più della propria vita. E Bruto è stato capace di questo, reprimendo tutti i sentimenti che lo legavano a Cesare.

ANTONIO

Antonio, nella prima parte della tragedia ha un ruolo marginale.
Egli è, però, uno dei maggiori e più fedeli collaboratori di Cesare, lo è rimasto anche dopo la sua morte, portandone avanti gli ideali e vendicandone la morte sconfiggendo i congiurati.
Anche Antonio, può essere considerato uno che ama la patria. Infatti, leggendo a tutto il popolo il testamento di Cesare e attraverso il suo discorso, la vuole sottrarre ai cesaricidi, che secondo me volevano sì perseguire i loro ideali, ma allo stesso tempo hanno ingannato il popolo “esagerando” sul conto di Cesare. Questi, infatti, era sicuramente un uomo ambizioso, ma non era colpevole di alcun reato e non era certamente una persona meritevole di subire un torto simile.

ANALISI DEL TESTO:

La tragedia “giulio cesare” essendo una opera teatrale presenta solamente discorsi diretti introdotti da piccole frasi che descrivono la scena, quindi la figura del narratore è completamente scomparsa il punto di vista è interno la narrazione è in prima persona e la fabula e l’intreccio sono coincidenti. E’ diviso in cinque atti compèosti da a scene.

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