LA TELA DI PENELOPE RIASSUNTO E PARAFRASI

LA TELA DI PENELOPE RIASSUNTO E PARAFRASI


-La tela di Penelope fu un celebre stratagemma, narrato nell’Odissea, creato da Penelope, la quale per non addivenire a nuove nozze, stante la prolungata assenza da Itaca del marito Ulisse, aveva subordinato la scelta del pretendente all’ultimazione di quello che avrebbe dovuto essere il lenzuolo funebre del suocero Laerte. Per impedire che ciò accadesse la notte disfaceva ciò che tesseva durante il giorno. Al giorno d’oggi si cita la tela di Penelope per riferirsi ad un lavoro che non avrà mai termine.

II libro dell’Odissea (vv. 105-137)

FONTE:www.edatlas.it

PARAFRASI


Quali parole hai pronunciato contro di noi parole sciocche? Delle tue sciagure 
non sono colpevoli i Proci, ma tua madre maestra d’ogni astuzia e frode solo lei tu devi incolpare. Tre anni sono già trascorsi e lei sempre con bugie e con promesse lusinga i Proci, mentre nel suo pensiero nasconde la verità. Ascoltate, Greci, l’inganno che lei organizzò. Nella solitaria camera dove si trova il letto nuziale una tela fine e ampia sta cucendo, a noi si rivolge e dice: «Giovani, miei pretendenti, dato che il divino Odisseo è morto, un poco di tempo le nozze lasciatemi posticipare, così che io consegni (senza che la sua trama sottile si rovini) 
questo manto funebre, nel quale il cadavere di Laerte si potrà avvolgere, quando il fato portatore della morte, lo colga In questo modo nessuna delle donne greche mi potrà accusare del fatto che manchi un mantello per il cadavere di un uomo che in vita è stato così ricco». 
Con queste parole i nostri animi convinse. Intanto di giorno tesseva la tela e di notte la disfaceva al chiarore di torce. Lei per tre lunghi anni così nascose il suo inganno, e noi pretendenti ingannò. Ma quando il quarto anno ebbe inizio, a noi rivelò il sottile imbroglio una saggia ragazza, e noi cogliemmo Penelope mentre scioglieva la tela; così che fu costretta a terminarla.


LA TELA DI PENELOPE RIASSUNTO (vv. 121-139)

Nel II libro dell’Odissea (vv. 121-139), è descritto il celebre inganno ordito da Penelope, moglie di Ulisse, ai danni dei Proci suoi pretendenti: ella, per ritardare il momento in cui avrebbe dovuto accettare di risposarsi (considerata la lunga assenza del marito, dai più ritenuto defunto), aveva sentenziato che la scelta del pretendente sarebbe avvenuta solo dopo l’ultimazione del sudario per l’anziano suocero Laerte, cui stava lavorando. Per impedire che ciò accadesse, la notte disfaceva ciò che aveva tessuto durante il giorno.

Il telaio che storicamente la tradizione figurativa riporta accanto a Penelope è un telaio a pesi. Quest’ultimo fu il primo tipo di telaio inventato dall’uomo, nel periodo neolitico, e rimase in uso presso popoli antichi del Mediterraneo fin dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente. È un telaio molto semplice che ha la caratteristica di cominciare a costruire il tessuto, contrariamente ai telai moderni, nella sua parte alta.

Costruito con pali di legno legati con lacci di cuoio o fibre vegetali, la sua struttura è basata su una cornice fissa di forma rettangolare a cui vengono appesi i fili dell’ordito, mantenuti in tensione da pesi. Due rami a forcella, che sporgono perpendicolarmente dai montanti, possono creare i supporti per il bastone dei licci. Il telaio è completato da un paio di stecche (per tener in ordine i fili) e un legnetto con il filo arrotolato come navetta.


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