La Storia della Country Music

La Storia della Country Music

La Storia della Country Music


Questo che segue vuole cercare di essere un riassunto sulla Storia della Country Music, dalla genesi ai giorni nostri.
Nessuna pretesa di essere precisissima né fonte di verità assoluta, quello che scriverò sarà semplicemente il frutto di mie ricerche e letture avvenute sin da quando, ragazzina, ho scoperto questo genere musicale per il quale nutro una passione immensa, tanto d’averlo eletto anche perno della mia filosofia di vita.
O almeno, uno dei perni…
Ma bando alle ciance, veniamo a ciò di cui ci interessa disquisire.
L’immigrazione dal Vecchio Continente verso quello Nuovo portò, fra le tante, anche la strumentazione musicale dei vari popoli che attraversavano l’Oceano in cerca di una seconda opportunità di vita.
Culla di ciò che poi vennero chiamate Appalachian Folk Music ed Old Time Music, furono, rispettivamente, la zona degli Appalachi ed il Nord America; qui, proprio grazie alla sopracitata immigrazione, si ritrovarono a convivere varie culture ed ecco così apparire sotto lo stesso cielo strumenti quali il violino irlandese, il mandolino italiano, la chitarra spagnola, il banjo africano e la rivisitazione appalachiana del tedesco dulcimer. Nacquero sound nuovi dall’unione di quelli provenienti da un mondo oramai lontano, mondo che, non solo per la musica, avrebbe finito col divenire le fondamenta di ciò che pian piano si andava costruendo.
Questa nuova musica prese a raccontare delle tematiche di tutti i giorni, la povertà, la vita nei campi, le fatiche degli umili e sporchi lavori degli immigrati e poi, ancora, col tempo, dei minatori, dei cercatori d’oro, degli avventurieri ecc, ecc.
Con lo trascorrere degli anni questi ‘Sound’ musicali presero sempre più campo fino a produrre le prime registrazioni di musica folk.
La prima, almeno per quanto riguarda le mie ricerche, è da attribuirsi al fiddler Eck Robertson che, nel 1922 per la Victor Records, registrò Sallie Gooden. La registrazione però non ebbe quasi successo e Robertson, per riprovare, dovette aspettare il Giugno del 1923 quando Fiddlin’ John Carson registrò, per la Okeh Records, The Little Old Log Cabin In The Lane. Fu un successo, nonostante colui che si occupò della registrazione, non lo avrebbe mai creduto poiché la voce di Carson ben poco gli era gradita.
Carson aprì così le porte a numerosi artisti e numerose registrazioni che impazzarono sul mercato degli anni Venti e Trenta, nomi come i North Carolina Ramblers, Don Richardson, Uncle Dave Macon, Eva Davis, Riley Puckett, Ernest Stoneman, Charlie Poole.
Nel 1924 Vernon Dalhart incise la ballata Wreck Of the Old ’97 che viene ricordata come ‘first million-selling country music release in the American record industry’. La ballata era inspirata al relitto (wrek) dell’ Old 97, un treno della Southern Railway, che deragliò il 27 settembre 1903 nei pressi di Danville in Virginia.

L’incisione Di Fiddlin’ John Carson avvenne grazie a Richard Peer (ebbene si, era lui che non apprezzava la voce di Carson pur riconoscendone il potenziale sul mercato), che pochi anni più tardi, 1927, negli stessi giorni di Agosto concesse delle audizioni a vari personaggi fra cui Jimmie Rodgers e The Carter Family in quella che si può definire come la sessione che diede vita alla genesi della Country Music (la sessione è nota col nome Bristol Barn Session).
Jimmie Rodgers era un ex-lavoratore delle ferrovie, ribattezzato poi ‘Father of The Country Music’; la biografia la potete trovare nell’apposito topic (nel Saloon di Johnny trovate alcuni episodi della sua vita, JIMMIE RODGERS: the Blue Yodeler) mentre per ora un appunto particolare è da riservarsi ai suoi Blue Yodel; serie di tredici canzoni scritte e incise da Jimmie dal 1927 al 1933; le canzoni si basavano sul famoso formato ’12-bar blues’ e sul ritornello con lo yodeling che divenne ben presto il marchio dell’artista. Incidendo le sue canzoni, in particolare le Blue Yodel, Jimmie ed il suo produttore, Richard Peer, capirono di aver dato vita ad un sound nuovo, una fusione di jazz, blues e folk a cui avrebbero dato nome HillBilly Music (divenuta poi Country Music).
Ecco l’elenco dei tredici Blue Yodel:
“Blue Yodel” [aka “Blue Yodel No. 1 (T for Texas)”]
“Blue Yodel No. 2 (My Lovin’ Gal, Lucille)”
“Blue Yodel No. 3 (Evening Sun Yodel)”
“Blue Yodel No. 4 (California Blues)”
“Blue Yodel No. 5 (It’s Raining Here)”
“Blue Yodel No. 6 (She Left Me This Mornin’)”
“Anniversary Blue Yodel (Blue Yodel No. 7)”
“Blue Yodel No. 8 (Mule Skinner Blues)”
“Blue Yodel No. 9 (Standin’ On the Corner)”
“Blue Yodel No. 10 (Ground Hog Rootin’ in My Backyard)”
“Blue Yodel No.11 (I’ve Got a Gal)”
“Blue Yodel No. 12 (Barefoot Blues)”
“Jimmie Rodger’s Last Blue Yodel (The Women Make a Fool Out of Me)”
Le ultime tre vennero pubblicate dopo la sua morte.
La The Carter Family, originaria della Virginia, era composta da AP Carter, sua moglie Sara e la cugina di quest’ultima, Maybelle, che aveva sposato nel 1926 Ezra Carter il fratello di AP.
AP, Sara e Maybelle formarono, nel 1927, quella che forse fu il primo ‘commercial rural Country music group’. Si esibivano dove potevano cantando canzoni scritte da loro ma anche vecchie ballate folk e gospel. Univano più generi musicali creandone uno loro, unico ed innovativo. Soprattutto c’è da sottolineare l’atipico modo di suonare la chitarra di Maybelle che divenne poi conosciuto come ‘Carter Style’ (prima che la Carter Family iniziasse a registrare, la chitarra era raramente usata come strumento leader o solitario).
La Carter Family e Jimmie Rodgers, senza saperlo, quel giorno di Agosto del 1927 diedero vita alla fusione di vari sound che condussero poi al genere HILLBILLY MUSIC; così veniva chiamata originariamente la Country Music. Il termine, coniato nel 1925 dal pianista Al Hopkins, divenne tuttavia sempre più degradante e dagli anni 40/50 venne definitivamente sostituito con Country Music.

A partire dagli anni Trenta/Quaranta, quella che via via andava definendosi come la prima American Folk Music, venne influenzata da altri ‘Sound’, i più importanti possiamo elencarli nei nomi di Cowboy Music, Western Swing, Honky Tonk.
E’ doveroso dedicare almeno qualche riga ai sopracitati generi.

Cowboy Music
: anche se sarebbe più corretto definirla Western Music poiché le ballate che narravano del mitico Ovest e della sua scoperta/conquista, vennero anche prima dell’avvento dell’american cowboy; dagli anni Trenta/Quaranta il sempre più fiorente mercato cinematografico prese a produrre, tra i suoi filoni, anche film Western dove la figura del cowboy veniva romanzata ottenendo un successo sempre maggiore. Il lavoro del cowboy, la vita all’aria aperta nelle praterie infinite, gli amori, le perdite, confluivano in ballate che ancora oggi vengono conosciute e cantate; fra le prime icone è doveroso ricordare Gene Autry, Roy Rogers ed i Sons of the Pioneers. Numerosi cantanti Country sfruttarono questo filone e col tempo ecco che Country e Western Music vennero etichettate sotto lo stesso nome, da qui, e per molti anni, ecco la denominazione Country&Western. Dopo gli anni Sessanta la musica del West e dei cowboys iniziò a subire un lento declino, per poi riprendersi in tempi recenti con il sopraggiungere sulle scene Country di nomi quali Marty Robbins, Chris LeDoux, Don Edwards, Michael Martin Murphey.

Western Swing: nato negli anni Venti/Trenta come puro genere di intrattenimento nelle sale da ballo, vedeva un forte uso di fiddle e chitarre; inizialmente non aveva questo nome, ma semplice ‘dance music’. Fu poi grazie alla hit “It Don’t Mean a Thing (If It Ain’t Got That Swing)” e all’inventiva di alcuni manager dei primi gruppi che ebbero successo, che il termine Western Swing nacque. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il genere andò pian piano declinando, per poi tornare in voga dopo gli anni Settanta, soprattutto in Texas, grazie a nomi quali Willie Nelson e Asleep At The Wheel. L’introduzione della steel guitar nel genere Country, si deve proprio al Western Swing i cui padri e maggior esponenti furono Bob Willis e Milton Brown.

Honky Tonk: da dove derivi il nome è ancora un bel mistero, vi sono varie interpretazioni, ma nella cultura generale, soprattutto del Southwest, l’honky tonk è un bar dove vendono alcolici e dove si balla accompagnati da musica da piano o da piccole band. E proprio da questi sound e queste ballate, che raccontavano di amori, tradimenti, delusioni, sbornie e scazzottature, nasce quello che viene definita Honky Tonk Music. Gli strumenti che la caratterizzavano erano chitarra, fiddle e steel guitar; le voci dei cantanti erano spesso lamentose, anche per meglio sottolineare gli argomenti di cui cantavano. Negli anni del dopo Guerra, l’Honky Tonk intraprese una strada più commerciale grazie soprattutto ad Ernest Tubb ed al Grand Ole Opry (trasmissione radiofonica leggendaria, che va in onda dal 1925). I più grandi esponenti di questo genere, oltre al già citato Tubb, sono Webb Pierce, Lefty Frizzell, Hank Locklin e soprattutto Hank Williams Sr che ebbe un enorme impatto sul pubblico e che del genere fu un grande innovatore.

Dalla famosa Bristol Barn Session di fine anni Venti agli anni Cinquanta, la Country Music ha conosciuto la propria nascita, la propria evoluzione con l’apporto e l’influenza di altri generi ‘popolari’ nati nel Nuovo Mondo grazie all’arrivo degli immigrati ed alle loro vaste e varie culture. Da musica di nicchia, racchiusa in determinati luoghi (Appalachi, Nord America), a musica che ha saputo conquistare l’intera nazione, raccontando di vita lavorativa, ribellione, sacrificio, amori, tradimenti ed anche alcolismo e tragedie quotidiane. Ma l’evoluzione di quella che inizialmente venne denominata Hillbilly Music non era ancora finita.
Infatti, gli anni sul finire del 1950 ed i primi del 1960, videro la nascita del così detto Nashville Sound. Fondato a Nashville come un sottogenere della Country Music, tese a rimpiazzare lo stile Honky Tonk che era divenuto molto celebre negli anni Quaranta e Cinquanta.
Un gruppo di produttori e talent-scout di alcune delle più importanti case di produzione (come RCA Records e Columbia Records) diedero vita al Nashville Sound eliminando elementi fondamentali per l’Honky Tonk come fiddle e steel guitar per sostituirli con elementi appartenenti alla musica Pop degli anni Cinquanta come chitarre elettriche e impostazioni vocali tipiche del crooning (tra i più famosi crooners Frank Sinatra e Dean Martin).
Molti artisti inizialmente Country si trovarono a proprio agio in questa nuova corrente Pop, sfornando numerose hit ed anche rinvigorendo le proprie carriere. Fra i nomi possiamo ricordare Jim Reeves, Patsy Cline, Eddy Arnold, Lynn Anderson, Conway Twitty, Don Gibson, Ray Price, Dotty West, Charlie Rich, Glen Campbell, Dolly Parton.
Il Nashville Sound, fusione fra Country e Pop, iniziò a spopolare sempre di più e se inizialmente la fusione
era tuttavia leggera e diciamo indolore, più le vendite aumentavano e più l’incursione Pop e di seguito Rock
‘stravolsero’ la Country Music per come era nata negli anni Venti donandole un nuovo aspetto.
Emblematica la frase di Chet Atkins, produttore e chitarrista di gran fama che assieme a Owen Bradley
diede vita al Nashville Sound: “That’s what it is. It’s the sound of money.”

Ciò che aveva iniziato il Nashville Sound venne successivamente ampliato negli anni Settanta/Ottanta: mentre da una parte il Country tradizionale stava subendo un calo di interesse pubblico, ecco che, seppur zoppicando almeno sul nascere, vide la luce il Country-Pop, o anche detto Countrypolitan, figlio del già citato Nashville Sound. Artisti come Ronnie Milsap, Kenny Rogers, Crystal Gayle, spopolarono in questa nuova ‘versione’ della Country Music.
Tuttavia il periodo tra gli anni Settanta ed Ottanta non fu molto roseo, nonostante la nascita del Countrypolitan ed il proseguire di quelle correnti che, a suo tempo, si contrapposero alla strada intrapresa dal Nashville Sound. Tra queste correnti è d’obbligo ricordare il Bakersfield Sound (nato, appunto, a Bakersfield in California; tra i suoi più grandi interpreti nomi come Buck Owens, Merle Haggard, Dwight Yoakam) e l’ Outlaw Country (nato negli anni 60 e 70 in Texas e portato in essere da artisti del calibro di Waylon Jennings, Willie Nelson, Kris Kristofferson, David Allan Coe, Sammi Smith, Jessi Colter; l’Outlaw si rifaceva ad un sound più originale, più ‘alla Jimmie Rodgers’).

Una nuova ventata di popolarità arrivò infine negli anni Novanta, con la nascita del figlio del Countrypolitan, ossia quello che oggi si definisce New Country.
Il New Country, un melting-pop dove batterie e chitarre elettriche e tematiche alquanto all’acqua di rose primeggiano, vede nella sua massima espressione nomi quali Garth Brooks, Tim McGraw, Keith Urban, Kenny Chesney, Shania Twain, Faith Hill, Carrie Underwood, Brooks&Dunn, Montgomery Gentry, Toby Keith e molti altri nomi che sotto la bandiera di un Country nuovo e rivisitato in chiave Ventesimo secolo, veleggiano in realtà verso sonorità chiaramente sempre più Pop e Rock.
Altri artisti, purtroppo sempre meno, cercano tuttavia di rimanere ancorati ad un Sound più tradizionale e meno Pop; fra questi artisti Neo-Traditional occorre citare George Strait, Alan Jackson, Randy Travis, Ricky Skaggs.
Per semplificare la compresione delle varie ere del Country, alcuni fanno la semplice distinzione fra Old Country (tutto ciò che è avvenuto prima degli anni Settanta/Ottanta) e New Country (tutto ciò che è venuto dopo tali date ed ancora viene oggi).
Usando queste due semplici terminologie forse si riesce un poco meglio a capire cosa è stato, e che era legato ad un suono più tradizionale, e cosa è divenuto e diverrà soprattutto con l’influenza di tutte quelle nuove e moderne, e spesso anche ‘sterili’, sonorità contemporanee.
Anche se forse non è propriamente giusto suddividere un genere così immenso, storico, ricco ed importante quale è il Country, in sole due semplici parole.
Il Country è nato da una commistione di vari sound, da questi si è sviluppato ed evoluto fino ad avere una connotazione chiara e precisa. Con tematiche e strumenti musicali definiti.
Ma tutto ciò che è a questo mondo subisce una evoluzione, e ciò che era un giorno non sarà più.
Questo purtroppo non breve articoletto sulla Country Music vuole essere un omaggio ad un genere che ha fatto storia e che, voglio sperare, ancora la farà non finendo con lo scomparire inghiottito da sonorità sempre più globali, internazionali, uguali fra loro.

/ 5
Grazie per aver votato!