LA SPEDIZIONE DEI MILLE

LA SPEDIZIONE DEI MILLE

Alla fine della seconda guerra di indipendenza, esattamente il 24 marzo 1860, Cavour accettò di consegnare Savoia e il circondario di Nizza alla Francia, mentre quest’ultima consentì l’annessione di Toscana ed Emilia Romagna al Regno di Sardegna. Nel Sud Italia si diffuse il malcontento popolare, così Garibaldi fu convinto da due siciliani Francesco Crispi e Rosolino Pilo, ad intraprendere la spedizione. Cavour inizialmente era perplesso sull’iniziativa, poiché temeva di incattivirsi la Francia, mentre Vittorio Emanuele II si mostrò subito favorevole.  

La notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860, 1070 volontari, comandati da Garibaldi, salparono da Quarto, vicino Genova per raggiungere Marsala. Arrivati in Sicilia, iniziarono l’occupazione dell’Italia meridionale. Il popolo appoggiò Garibaldi, perché vedeva in lui un liberatore: sperava che finisse il latifondismo e che si iniziasse un’equa distribuzione delle terre. Allo stesso tempo, la classe dirigente, sperava che, tramite questa ribellione, i Savoia potessero avere la meglio sui Borboni, pensavano che i Savoia avrebbero difeso gli interessi della classe alta meglio dei Borboni. Garibaldi accettò l’appoggio della classe aristocratica, poiché aveva bisogno di continue risorse economiche da impiegare nella battaglia. Cavour a questo punto decise di intervenire poiché notava la forza di Garibaldi e aveva paura che quest’ultimo potesse arrivare fino a Roma e suscitare l’attacco francese. Cavour voleva annettere al suo territorio, Marche e Umbria, appartenenti allo stato pontificio. Dopo aver ottenuto il consenso da parte dell’Inghilterra e della Francia, l’esercito piemontese arrivò al Sud e conquistò Umbria e Marche. Il 26 ottobre 1860, in un incontro a Teano, Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuele II le terre che aveva conquistato. Il 17 marzo 1861 a Torino si riunì il parlamento nazionale dove Vittorio Emanuele II venne dichiarato Re d’Italia.