La Sinistra e l’età crispina

La Sinistra e l’età crispina

Il problema della rappresentanza politica: la Sinistra al governo

I deputati al parlamento italiano erano eletti da una piccola minoranza di italiani (1,9 %)cioè gli italiani che avevano diritto di voto in base al censo. L’ampliamento del diritto di voto era al primo punto del partito di opposizione:, il partito della Sinistra storica. I militanti della sinistra storica appartenevano alla stessa classe sociale di quelli della destra storica (alta borghesia, magistrati, alti gradi dell’esercito, proprietari terrieri), ciò c he li distingueva era una maggiore attenzione alle innovazioni della modernità e una maggiore spregiudicatezza negli affari.

Gli altri punti del loro programma elettorale erano: il decentramento amministrativo, l’istruzione obbligatoria, una maggiore giustizia fiscale.

La sinistra vinse le elezioni nel 1876.

L’opera della sinistra

Il programma elettorale venne realizzato solo in parte: il diritto di voto venne portato al 6,9 per cento, furono introdotti due anni di scuola elementare obbligatoria, venne abolita la tassa sul macinato.

Continuarono però l e repressioni degli scioperi e delle rivendicazioni sociali. Si sviluppò i n questo periodo uno dei mali politici italiani: il Trasformismo, cioè la tendenza a ottenere voti parlamentari favorevoli ai provvedimenti del governo attraverso patteggiamenti, scambi di favori fra maggioranza e opposizione e addirittura passaggi di esponenti da uno schieramento all’altro in base ai possibili vantaggi ottenibili.

La scelta protezionista.

Al pari di altri stati anche l’Italia durante la “grande depressione” decise di attuare una politica protezionista; questa decisione venne presa dalla sinistra nel 1887. La tariffa doganale sul grano causò l ‘aumento del prezzo del pane e della pasta, provocando difficoltà nelle classi povere; inoltre diminuì l’esportazione dei prodotti agricoli italiani (vite , agrumi e olio) a causa delle barriere doganali estere che sfavorivano la loro esportazione.

Al contrario la politica protezionista favorì le industrie del nord Italiane, che poterono svilupparsi e prosperare. Il decollo industriale italiano iniziò i n questo periodo.

La politica estera e l’espansione coloniale

Il leader della sinistra, Agostino Depretis, stipulò un’ alleanza con l’Austria e la Germania, la Triplice Alleanza, che prevedeva un intervento di reciproca difesa, nel caso una delle tre nazioni fosse stata aggredita. Inoltre l’Italia iniziò una politica di espansione coloniale in Africa. Con Francesco Crispi a capo del governo (1818 – 1901) l’Italia partecipò a lla gara coloniale con le altre potenze europee. Il tentativo coloniale portò a d una sconfitta militare ad Adua, ad opera dell’esercito etiopico(1896)

L’età crispina: accentramento e autoritarismo

Con il decollo industriale l’Italia conobbe le lotte sociali. Lo stato italiano, con Crispi capo del governo, attuò una politica di repressione. Nel 1893 a seguito della ribellione dei contadini e dei minatori siciliani, che aveva dato luogo al movimento dei Fasci Siciliani, Crispi decretò l o stato di assedio. Anche dopo la caduta di Crispi la politica repressiva continuò. N el 1898 il generale Bava Beccaris sparò c on i cannoni sugli operai in sciopero a Milano, provocando un centinaio di vittime. Questa politica repressiva continuò f ino all’assassinio del re d’Italia Umberto I ad opera di un anarchico e terminò c on l’ascesa al potere di Giovanni Giolitti.

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