La scolastica

La scolastica

La scolastica


Fra il XII° ed il XIV° secolo, la Chiesa è attraversata da un evento nuovo: il fiorire della scolastica, cioè di quella ricerca filosofico-teologica che cerca di mettere in rapporto tra loro fede e ragione. Da un lato è un tentativo interessante, perché fino ad allora tutto ciò che appartiene alla ragione e alla razionalità era stato completamente cancellato nel mondo cristiano; per cui è giusto quello che si dice: che la scolastica, e in primis Tommaso d’Aquino, prepara in qualche maniera quello che avverrà dopo qualche secolo, cioè l’affermarsi dell’indipendenza del pensiero razionale dal pensiero teologico. D’altro canto, però, Tommaso, dando questa spinta positiva al recupero del rispetto verso tutto ciò che è razionale, umano, materiale, ha dato il colpo definitivo al messaggio cristiano originario. Questa immensa costruzione di ragionamento e di riflessione, infatti, non è valsa a mettere in discussione il paradigma romano che si era venuto creando da Agostino in poi.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Tommaso d’Aquino e la scolastica non ebbero un grande successo al loro tempo. È stata la svolta avvenuta con la Neoscolastica o il Neotomismo, correnti teologico-filosofiche nate il secolo scorso, a rivalutarli, perché offrivano alla Chiesa uno strumento per opporsi alla modernità. Così lo studio di Tommaso d’Aquino è stato considerato fondamentale per la preparazione di preti e teologi, con la conseguenza di una svolta conservatrice della Chiesa, da Pio IX (tristemente noto per il suo poco felice Sillabo, un elenco di 80 proposizioni che conteneva i principali “errori” del tempo) fino ad oggi, con la breve parentesi del Concilio Vaticano II.

La scolastica comincia in un certo modo con la fine dell’era patristica nel V/VI secolo. Il discorso dei Padri della Chiesa procedeva per “autorità”, cioè una tesi – si diceva – è valida perché sostenuta dai Padri. Alle soglie del Medioevo, invece, comincia con Agostino un tentativo di attestare dei ragionamenti non più, come si diceva in latino, per “auctoritas”, ma per “redde rationem”, cioè tentando di rendere ragione di ciò che si asseriva.

Il termine scolastica viene dal latino “schola”, che vuol dire scuola, un luogo dove un’affermazione matematica, scientifica o filosofica non si accetta solo per l’autorità del professore, ma per le motivazioni razionali che si cerca di fornire a suo sostegno.

Il passaggio dalla patristica alla scolastica avviene gradualmente, come abbiamo detto, fin dal V secolo. La sua esplosione nei secoli XII/XIV è concomitante alla nascita delle grandi università che costituiscono in un certo senso il terzo polo, accanto ai due grandi protagonisti del Medioevo che sono, come è noto, il papa e l’imperatore. Le grandi università sono quindi il terzo personaggio che (per analogia con il teatro) esce sulla scena per recitare la storia della società europea. Invano gli altri due grandi protagonisti cercheranno di spegnerle. La prima grande università fu quella di Bologna, cui seguì immediatamente (secolo XII) quella di Parigi. Tra il XII ed il XIII secolo fiorirono le altre in tutta l’Europa. Sono luoghi, come indica il termine stesso “universitas”, dove si vuole cominciare ad avere una visione universale delle cose, dove il “redde rationem” comincia sempre più ad affermarsi.

La nascita delle università è un’affermazione di laicità, perché avviene fuori dal dominio ecclesiastico e da quello imperiale, ecco perché le abbiamo definite “terzo personaggio”. I grandi monasteri benedettini, fin allora unici templi del sapere e della ricerca, cominciano ad essere costretti a dividere il loro spazio con le università. Questo evento è il primo atto dell’indipendenza laica della storia europea

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