LA SATIRA DI GIUSEPPE PARINI

LA SATIRA DI GIUSEPPE PARINI

La satira (dal latino satura lanx, il vassoio riempito di offerte agli dei) è una forma libera e assoluta del teatro, un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata dall’attenzione critica alla politica e alla società, che mostra le contraddizioni e promuove il cambiamento. 

Sin dall’Antica Grecia la satira è sempre stata fortemente politica, si occupava degli eventi di stretta attualità per la città, e aveva una notevole influenza sull’opinione pubblica Ateniese, in particolare a ridosso delle elezioni. Per questo motivo è sempre stata soggetta a violenti attacchi da parte dei potenti dell’epoca. La satira, storicamente e culturalmente, risponde all’oscillazione fra sacro e profano e da sempre si occupa di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni. Le origini della satira si confondono con quelle della letteratura comica ma è con Aristofane e con la sua satira politica che essa diventa un ingrediente fondamentale, anche se la sua vera codificazione avviene nella letteratura latina con Ennio (III e II secolo a.C). Lucilio porterà delle innovazioni, quale l’aggressività, un maggiore autobiografismo e una significativa selezione metrica. La lingua subisce un abbassamento al genere parlato; il contenuto cambia destinazione, assumendo la caratteristica di critica della società o dei potenti dell’epoca, aprendo la strada a coloro che in seguito svilupperanno il genere ‘satirico’ in una forma indipendente ed esclusivamente letteraria;

Orazio, il quale si rifà a Lucilio, riuscendo però a creare un genere di satira personale. Egli denunciava quella che accusava essere la sciatteria di Lucilio e si servì del “labor limae”: si allontana così dall’abbassamento linguistico, creando uno stile medio, tanto è vero che le sue satire si chiamano “Sermones”. Sono infatti una sorta di conversazione colta, raffinata e spiritosa, che prende spunto da casi della propria vita privata e da casi realmente accaduti, dai quali cerca di trarre un insegnamento;

Nel corso dei secoli la riverenza ai classici latini, in particolare Orazio, preservò la satira facendole superare la barriera linguistica della nascita di letterature in lingue regionali. La satira ebbe ampio uso nella poesia orale giullaresca di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti scritti. Nel Rinascimento la diffusione della cultura ellenica produsse un miscuglio etimologioa con il dramma satiresco, che traeva la sua origine dal mito dei satiri, figure mitologiche e semi-divine dell’Antica Grecia: ne conseguì una coloritura del termine più aggressiva di quanto esso significasse nell’antica Roma, perché il dramma satiresco s’era andato evolvendo fino ad assumere i caratteri di una rappresentazione teatrale, che faceva da sorella minore della commedia come rappresentazione comica e di dileggio sociale o morale. Notevole è poi la commistione fra satira ed epica da cui nasce il poema eroicomico: fra gli esempi del genere vale la pena ricordare La secchia rapita di Alessandro Tassoni. La filosofia dei Lumi usò largamente la satira, contro i dogmatismi della religione e i privilegi dei nobili. Esempi sono l’opera di Voltaire (Candido), di Montesquieu (Lettere persiane), e del nostro Giuseppe Parini (Il Giorno).