LA SABBIA DEL TEMPO ANALISI

LA SABBIA DEL TEMPO ANALISI

Di Gabriele D’Annunzio


Come scorrea la calda sabbia lieve
per entro il cavo della mano in ozio,
il cor sentì che il giorno era il più breve.
E un’ansia repentina il cor m’assalse
per l’apressar dell’umido equinozio
che offusca l’oro delle piagge salse.
Alla sabbia del Tempo urna la mano
era, clessidra il cor mio palpitante,
l’ombra crescente d’ogni stelo vano
quasi ombra d’ago in tacito quadrante.


Metrica:

La poesia si compone di tre strofe, di cui le prime due sono terzine e la terza una quartina. I versi sono tutti endecasillabi. Questo schema riprende quello del madrigale antico, componimento di 2-3 strofe di versi brevi terminate da un distico. Si può infatti considerare l’ultima strofa come il raggruppamento di due distici. In origine questo metro era usato per la poesia galante; da Pascoli, però, esso è usato anche in lode alla natura.
Lo schema delle rime è il seguente: ABA, CBC, DEDE.


Figure retoriche:

Sono degne di nota le figure di ripetizione fonica, o allitterazioni. In particolare, tutta la poesia gioca sull’intreccio e il contrasto di occlusivi e fricativi, tra il suono /k/ (Come scorrea la calda…, v. 1, ecc) e il suono /s/ (m’assalse per l’appressar…, vv. 4-5, ecc). Il ritmo è dunque cadenzato dai suoni cupi e duri del /k/, che ricordano il battito delle ore, inframezzato dalla dolcezza, dalla lievità della sibilante /s/, che esprime la nostalgia dovuta alla consapevolezza dello scorrere del tempo, del tempo che se ne va, in un presentimento di morte.

Altra ripetizione importante è l’iterazione della parola cor, presente una volta in ogni strofe (v. 3, 4 e 8). Tutto il senso di ciò che esprime la poesia è tradotto e letto attraverso la ricettività del cuore del poeta: nella prima strofe il cuore sente che il giorno è più breve; nella seconda, l’ansia assale il cuore; nella terza, il cuore è palpitante; il tutto in un crescendo emotivo (o climax) che accompagna la riflessione dell’anima sulla fuggevolezza dell’essere.

Tuttavia, la figura retorica sulla quale si costruisce l’intera poesia è la metafora, al livello microscopico ma soprattutto al livello macroscopico: la calda sabbia che scorre nel cavo della mano (vv. 1-2), la mano come urna della sabbia come cenere (vv. 7-8), il cuore come clessidra (v. 8) e gli steli delle piante come ago di un quadrante (9-10) sono tutte espressioni che rappresentano un’unica, grande metafora che vuole il corpo del poeta come una clessidra vivente in cui sentire, fisicamente e psicologicamente, lo scorrere inesorabile del tempo.

Parafrasi

Compresi che veniva più velocemente sera, perché la sabbia calda scorreva più facilmente nel cavo della mia mano, mentre riposavo.
Diventai improvvisamente ansioso perché era vicino il giorno dell’equinozio di autunno, e con esso la fine dell’estate.
Mi sentivo come se la mia mano fosse il contenitore della sabbia e il mio cuore la clessidra; vedevo il tempo profilarsi anche nell’ombra di ogni steo d’erba, quasi ago di un quadrante di orologio.