LA RIVOLTA DEI PAESI BASSI 1566-1609

LA RIVOLTA DEI PAESI BASSI 1566-1609


La rivolta dei Paesi Bassi (1566-1609) Filippo II cercò anche di rafforzare la propria sovranità sui Paesi Bassi che tradizionalmente godevano di ampie autonomie, riconosciute e rispettate anche da Carlo V d’Asburgo (i Paesi Bassi corrispondevano grosso modo all’Olanda e al Belgio attuali). Filippo II cercò di limitare la tradizionale autonomia politica di cui godeva questa regione, ponendo degli spagnoli ai vertici delle istituzioni amministrative locali (e nominò reggente sua sorellastra Margherita d’Austria), inoltre inasprì le tasse e decise di introdurre il tribunale dell’Inquisizione, per estirpare il calvinismo, che aveva cominciato a diffondersi nella parte settentrionale dei Paesi Bassi (Olanda), caratterizzata da una vivace economia mercantile e manifatturiera.

Queste decisioni provocarono prima la protesta dei nobili e dei ricchi mercanti (costoro furono definiti “pezzenti” dagli spagnoli, e in seguito i ribelli si fregiarono di questo appellativo), poi la rivolta del popolo e dei calvinisti. Filippo II reagì inviando 10.000 soldati comandati dal Duca d’Alba, che attuò una spietata repressione e istituì un tribunale che comminò centinaia di condanne a morte.

La dura repressione però radicalizzò la situazione, spingendo alla ribellione anche i cattolici e i lealisti. A capo della rivolta si pose il principe Guglielmo d’Orange: i ribelli si opposero agli spagnoli soprattutto con azioni di pirateria ai danni delle navi spagnole condotte dai marinai olandesi (“pezzenti del mare”) che poterono anche giovarsi dell’aiuto della regina d’Inghilterra Elisabetta.

La guerra contro gli spagnoli portò le province del Nord, guidate da Guglielmo d’Orange, a sottrarsi al dominio spagnolo dando vita infine alla Repubblica delle Sette Province Unite (corrispondente approssimativamente all’attuale Olanda) ; infatti nel 1609 fu firmata una tregua tra Spagna e Province Unite: con questa tregua la Spagna non riconosceva l’indipendenza delle Province Unite, però poneva fine alla guerra e al tentativo di assoggettarle, e quindi le Province Unite ottenevano di fatto l’indipendenza.

Invece i Paesi Bassi del sud (= Belgio), abitati prevalentemente da cattolici, dopo aver partecipato inizialmente alla rivolta, giunsero a un accordo con il re, per cui si staccarono dalle province del Nord e rimasero sotto il dominio spagnolo.

La sconfitta nella guerra contro l’Olanda fu preceduta dalla sconfitta nella guerra contro l’Inghilterra di Elisabetta I (distruzione dell’Invencible Armada, fallimento del tentativo di invasione dell’Inghilterra) vedi oltre… Dopo 30 anni di regno di Filippo II iniziava il declino della Spagna, declino economico e perdita del primato politico e militare… emergevano due nuove potenze: la Repubblica delle Province Unite e, soprattutto, il Regno d’Inghilterra.

L’ INGHILTERRA

L’intersecarsi di spaccature religiose e lotte politiche nella rivolta dei Paesi Bassi emerse anche in Inghilterra. Alla morte del protestante Edoardo VI (figlio di Enrico VIII Tudor) vi fu, con Maria Tudor la Cattolica (soprannominata anche la Sanguinaria), un tentativo di restaurazione del cattolicesimo, portato avanti anche con il ricorso alla violenza. La situazione si normalizzò con il lungo regno (1558-1603) di Elisabetta I Tudor1, che orientò il paese verso il protestantesimo, ostacolando però le frange più radicali (anzitutto i puritani: vale a dire i calvinisti inglesi). Infatti con Elisabetta la chiesa anglicana assunse la

Elisabetta fu chiamata (o si volle far chiamare) la regina vergine, perché non volle mai sposarsi, e rifiutò molte proposte di nozze, tra cui quella del re di Spagna Filippo II; rifiutava il matrimonio perché non voleva cedere nulla del suo potere al marito, cosa che sarebbe inevitabilmente successa se si fosse sposata. Poiché non aveva figli, la corona sarebbe passata, se fosse morta o fosse stata destituita, agli Stuart (imparentati coi Tudor), quindi a Maria Stuart o al figlio di Maria Stuart.

dottrina della riforma luterana e calvinista, ma conservò la gerarchia episcopale, con i vescovi nominati dal sovrano. La messa cattolica venne vietata, i fedeli cattolici non furono perseguitati, ma i sacerdoti cattolici sì. I puritani erano i calvinisti “puri” che, in quanto tali, non accettavano la subordinazione della chiesa al potere politico e pertanto non accettavano di inserirsi nella chiesa anglicana.

Durante il regno di Elisabetta l’Inghilterra si affermò come una delle maggiori potenze. Si verificò infatti una fase di notevole sviluppo economico. L’incremento della produzione tessile stimolò la trasformazione delle colture: molte terre furono destinate al pascolo e all’allevamento degli ovini e cominciò il fenomeno delle enclosures, cioè delle recinzioni dei terreni, che sottraeva terre agli usi comuni e impoveriva i contadini, ma avvantaggiava i proprietari; l’aumento delle esportazioni provocò quello delle importazioni e con esso un aumento dei livelli di vita.

La ricchezza del paese si accrebbe anche grazie al bottino delle navi corsare inglesi (che attaccavano soprattutto i galeoni spagnoli che collegavano le colonie spagnole alla madre-patria): divenne famoso l’esploratore e corsaro Francis Drake. La regina promosse la costruzione di navi e di porti, e la flotta inglese conquistò le rotte oceaniche; nello stesso periodo, i primi tentativi di fondare colonie in Nord-America (fondazione della Virginia), aprirono la strada all’espansione dell’Inghilterra in quel continente. Le decisioni della regina, riguardo alla religione, alla politica economica, e alla politica estera (vedi oltre…) erano gradite ai proprietari nobili e ai borghesi (mercanti, imprenditori, armatori), per cui la regina ebbe solitamente il sostegno e l’approvazione del Parlamento (Camera dei Lord e Camera dei Comuni), e poté governare senza troppi intralci.

Il maggior problema politico della sovrana inglese fu quello dei rapporti con la regina di Scozia, Maria Stuart, cattolica (sposata con il giovanissimo e malaticcio re di Francia Francesco II (1544-1560), e dal 1560 vedova) . L’opposizione della nobiltà scozzese calvinista e una torbida vicenda di corte costrinsero Maria Stuart ad abdicare e a fuggire in Inghilterra .

Il papato e la monarchia spagnola cercarono, attraverso varie trame, di abbattere il regno di Elisabetta. Attizzarono anche la ribellione dell’Irlanda cattolica; alla rivolta la regina Elisabetta rispose con vere e proprie misure di sterminio della popolazione irlandese. Alle trame anti-inglesi della Santa Sede e della Spagna si collegò anche la fine di Maria Stuart, condannata a morte dopo la scoperta di un’ennesima cospirazione. Divenne allora inevitabile la guerra tra Spagna e Inghilterra; ma il disegno — insieme politico e religioso – di Filippo II fu vanificato dalla sconfitta della sua flotta (1588). Distruzione della Invencible Armada nella battaglia navale combattuta nella Manica. L’attacco spagnolo all’Inghilterra fu scatenato non solo per l’uccisione di Maria Stuart, ma anche per l’attività antispagnola dei corsari inglesi e per il sostegno dato dall’Inghilterra ai ribelli olandesi.