LA POETICA DEL CARDUCCI

LA POETICA DEL CARDUCCI

LA POETICA DEL CARDUCCI


La poetica del Carducci si allontana dagli ultimi romantici e dagli ideali del suo tempo perchè deluso dal contrasto tra i grandi ideali del Risorgimento e la miseria della realtà italiana dopo le guerre di indipendenza. Egli è contro il romanticismo perchè in questo vede il rifiuto della -tradizione patria-, vede, poi, sentimentalismo e malattia, perchè vide anche in questo, lamento e fantasticheria, che secondo lui rendono deboli, ma Carducci accusa solo gli aspetti più superficiali e negativi del secondo romanticismo. Carducci ama invece il classicismo, che per lui vuole dire armonia, chiarezza e cultura della bellezza (culto), della forma che egli considerava molto importante. Diceva che per rinnovare la forma, bisognava rifarsi alla grande tradizione italiana da Dante, Parini, Alfieri fino al Foscolo. Ma nello stesso tempo Carducci accetta lo spirito nuovo dei suoi tempi, parlando di questo suo ideale poetico, in cui i sentimenti forti siano espressi in una forma equilibrata, nella poesia Congedo con cui si chiudono le Rime Nuove. In questa poesia, Carducci dice che il poeta non è un servo dei potenti ma un grande artiere, un fabbro, che lavora sull’incudine: il pensiero, le memorie patrie, la libertà e la bellezza, i sentimenti familiari. In questi concetti si vede un certo -parnassianesimo- che si avrà nel Carducci maturo (questo movimento prende il nome da un’unione di poeti chiamata il Parnaso, monte delle muse, contemporaneo.

I Parnassiani erano contro il sentimentalismo della poesia romantica e vogliono un’arte chiara e perfetta nella forma. Il realismo del Carducci è amore dell’oggettivo, del concreto (romanticismo oggettivo) e questo si ha quando Carducci parla di argomenti storici o paesaggi molto forti (di San Martino) e anche amore del classicismo che in lui vuole dire serenità spirituale, ma una poesia precisa e chiara. E’ realista anche nel linguaggio molto vicino al parlato dell’opera Giambi ed Epodi (satira). Bisogna ricordare che Carducci, realista classico e romantico, non accetta il Naturalismo e il Verismo degli scrittori dell’800 nè la poesia troppo umile ma nella sua poesia vi sono pure aspetti inquieti, sognanti che ci possono far pensare al Decadentismo. Carducci per la forza morale del suo realismo è vicino al Verga anche se sono due scrittori diversi: tutti e due, dice Momigliano, hanno dato alla loro età modesta il sentimento dell’eroico: Verga l’ha dato mostrandoci la vita degli umili, come una dura lotta quotidiana ed eroica; Carducci cantando i grandi eroi e i fatti storici, mettendo in questi il suo carattere attivo. E tutti e due gli scrittori, Verga in modo cupo e Carducci in modo luminoso, sono serviti a rinforzare lo spirito nazionale. Nel Carducci ci sono anche motivi romantici: il progresso storico, l’amore della libertà, della giustizia, della patria, la poesia che deve educare, il realismo, l’amore verso il mondo classico e la storia medioevale, in cui vede una vita ideale. In lui c’è anche neoclassicismo quando dopo il settanta, deluso della misera vita italiana, sogna il mondo antico (l’Ellade).

Il Carducci sente nostalgia per la storia passata in cui vede la sua Patria ideale soprattutto verso il Medioevo, l’età comunale (il comune rustico, il parlamento). La storia per il Carducci non è solo nostalgia ma anche attualità, cioè deve servire a smuovere gli animi nelle sue poesie ispirate a figure del Risorgimento dove parla di Mazzini, Garibaldi; i poeti antichi e moderni che egli ricorda nelle sue poesie come Parini, Goldoni, Alfieri, Monti, Omero, Dante e Foscolo, gli servono come esempi d’arte e di vita, di bellezza e di amor patrio.

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