La poetica – Classicismo e Romanticismo

La poetica – Classicismo e Romanticismo

LEOPARDI


Attraverso le riviste che giungevano a Recanati, Leopardi riuscì a seguire, negli anni tra il 1816 e il 1818, il momento più cruciale della polemica tra classici e romantici, cercando di parteciparvi direttamente con interventi che però non furono mai pubblicati dalla Biblioteca italiana. Le sue posizioni filoclassiciste sono comunque testimoniate da un testo fondamentale, l’ampio Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica. In questo testo, Leopardi espone alcuni dei cardini essenziali della sua concezione di poesia: nel difendere le posizioni dei classicisti, egli si stacca da ogni atteggiamento retorico e formalistico, basato sull’accademica imitazione dei modelli antichi, propugnando un’attenzione per i classici che colga tutta la loro vitalità autentica e primigenia, scaturita da un contatto più vicino con la natura. Seguendo gli insegnamenti di Rousseau, infatti, Leopardi coglie un’opposizione radicale tra “natura” e “incivilimento”: la prima stimola l’immaginazione degli uomini e genera illusioni che rendono grande la vita; il mondo antico, assimilabile all’“infanzia dell’uomo”, viveva in rapporto molto più stretto con la natura, pertanto sapeva produrre una poesia capace di illudere, di rendere felici. 

Col progressivo sviluppo dell’incivilimento e la nascita della società materiale, queste facoltà di illudersi e di immaginare sono state soppresse dalla filosofia e dalla scienza, che, propugnando una conoscenza di stampo razionale, hanno letteralmente fatto violenza sulla natura. Nel mondo contemporaneo, tuttavia, la poesia può ancora sopravvivere come unico mezzo per mantenere viva la forza della natura, ma per far ciò deve seguire l’esempio dei classici, e non secondo un’imitazione servile e pedante, ma facendo rivivere il significato più autentico del loro mondo, fondato sulla forza del “cuore”. Questa difesa del classicismo è in netto contrasto con la ricerca di una letteratura “utile”, propria del Romanticismo lombardo, e si avvicina, piuttosto, al sentimentalismo tipico del Romanticismo europeo. Per di più, il distacco di Leopardi dal Romanticismo italiano è reso ancora più evidente dal suo diverso modo di guardare alla storia, dalle tendenze religiose proprie dei romantici italiani, e dal loro moderato progressismo ottimistico. Ma il poeta non ricerca assolutamente quel classicismo “armonico”, tipico della tradizione italiana; egli sente il bisogno di un’esperienza più forte, che rompa le convenzionali forme della comunicazione artistica, ricavando dal mondo antico una poesia assolutamente nuova, concentrata sull’analisi dell’esistenza umana, con un pessimismo che lo avvicina di più ad alcuni dei grandi romantici europei. Leopardi, tuttavia, non si identifica nemmeno col Romanticismo europeo, a causa del suo rifiuto per ogni immersione nel “lato oscuro della realtà” e del suo vivissimo impegno razionale. Ciononostante, egli vede nella poesia un valore essenziale, uno strumento di conoscenza interiore che è voce del cuore e dell’anima del poeta. 

La poesia è espressione integrale della persona, la forma che rende possibile l’accrescimento di ogni vitalità, e tra i generi poetici che meglio riescono in quest’impresa, la lirica appare quella più funzionale, per la sua espressione della natura in grado di realizzare la tendenza autentica del vago e dell’indefinito. In questo suo dar voce all’indeterminatezza della realtà, la poesia è in grado di stimolare nuove illusioni, ma così facendo si oppone a quella società contemporanea, dominata dalla filosofia e dal culto della ragione: il concetto leopardiano di lirica è dunque un qualcosa di inattuale, fuori dal tempo moderno, un vero e proprio “classicismo romantico”. Con l’approfondirsi del suo pensiero pessimistico, Leopardi si allontanerà sempre di più dalla possibilità di un recupero della natura come forza spontanea e benigna, scorgendo nei processi naturali molti aspetti negativi e ostili all’uomo. Con l’affermarsi del pessimismo cosmico, che individua nella natura la responsabile ultima dell’infelicità universale e che si impegna nell’accettazione del veroLeopardi rovescia la sua originaria impostazione di contrapposizione tra antichi e moderni, ostentando la necessità di una poesia filosofica che sia insieme “voce del vero”, “smascheramento” delle illusioni, “entusiasmo” della ragione e “fusione” di sentimento e conoscenza.