La morte di patroclo dal verso 784

La morte di patroclo dal verso 784

ILIADE

FONTE:www.contucompiti.it


TESTO

Tre volte Patroclo si scagliò, simile ad Ares
violento, / gridando terribilmente, e per tre
volte / uccise nove uomini.

Ma quando la quarta volta si slanciò simile / a
un dio, allora, Patroclo, apparve la fine della
tua vita.

Gli venne incontro Febo, in mezzo alla violenta
battaglia / terribile, e lui, nel tumulto, non lo
vide venire;

gli si fece incontro avvolto da una gran nebbia,
/ e stando di dietro gli colpì la schiena e le
spalle / con il palmo della mano, e gli si
stravolsero gli occhi.

Gli gettò l’elmo giù dalla testa il dio Febo
Apollo, / e 1’elmo rotolò rimbombando sotto gli
zoccoli / dei cavalli, e i pennacchi si sporcarono
di sangue e polvere.

Prima, non sarebbe mai stato possibile che si
sporcasse / di polvere l’elmo coi crini di cavallo,
giacché proteggeva / la testa e la nobile fronte
di un uomo divino, / Achille, ma allora Zeus lo
diede ad Ettore / che lo portasse in testa,
quando la morte gli era vicina.

Gli si ruppe in mano la lunghissima lancia /
grande, pesante, con la punta di bronzo, e dalle
spalle / cadde a terra lo scudo con la cinghia di
cuoio; / gli sciolse la corazza il figlio di Zeus,
Febo Apollo

L’accecamento gli prese il cuore, e si sciolsero le
belle membra.Si fermò stupito, e da dietro gli colpì la schiena
con la lancia acuta / in mezzo alle spalle da
vicino un Troiano, / Euforbo, figlio di Pantoo

che brillava tra i suoi coetanei / per l’abilità
nella lancia e nel guidare i cavalli, / e per la
corsa veloce;

già venti uomini aveva gettato dal carro / la
prima volta che venne ad apprendere il
combattimento.

Questi fu il primo che scagliò l’arma su di te,
Patroclo, / e non t’uccise; corse via e si mescolò
nella calca: / dopo avere strappato dal corpo
l’asta di frassino, / non resse alla vista di
Patroclo, anche senz’armi, nella battaglia.

Patroclo, colpito dalla mano del dio e dalla
lancia, / riparò tra i suoi compagni, sfuggendo
al destino di morte

Allora Ettore, quando vide il magnanimo
Patroclo / ripiegare ferito dal ferro acuto, gli
venne vicino / attraverso le file, e lo ferì con la
lancia /al basso ventre, e lo trapassò con il ferro. (820)


PARAFRASI

Patroclò attaccò [i troiani] per tre volte, simile al violento Ares, urlando per terrorizzare i nemici, e ogni volta
uccise nove guerrieri. Ma quando attaccò per la quarta volta, simile a un dio, allora, o Patroclo, apparve la
tua morte.
In mezzo alla violenta battaglia gli si avvicinò Apollo, terrificante, e Patroclo nella confusione [del
combattimento] non lo vide venire; [Apollo] si avvicinò a Patroclo nascosto da una fitta nebbia, e
rimanendogli dietro gli colpì la schiena e le spalle con il palmo della mano, e Patroclo si sentì venir meno.
Il dio Apollo gli fece cadere l’elmo dalla testa, e l’elmo rotolò a terra facendo un grande rumore sotto gli
zoccoli dei cavalli, mentre i pennacchi [che lo ornavano] si sporcarono di sangue e polvere. Prima non
sarebbe stato possibile che si sporcasse di polvere quell’elmo dai crini di cavallo, poiché proteggeva la testa e
la fronte del divino [e invincibile] Achille, ma quel giorno Zeus lo diede da portare a Ettore, la cui morte era
ormai vicina.
A Patroclo si spezzò tra le mani la lancia – lunghissima, grande, pesante, dalla punta di bronzo – e lo scudo,
che era fissato alla schiena da una cinghia di cuoio, cadde a terra; il figlio di Zeus, Apollo, gli slegò la corazza
[lasciandolo disarmato].
Patroclo non riusciva a comprendere ciò che stava accadendo, e le forze lo abbandonavano. Si fermò,
sorpreso, e un troiano lo colpì alle spalle con la lancia appuntita: [era] Euforbo, figlio di Pantoo, il migliore
tra i ragazzi della sua età nell’uso della lancia, nell’andare a cavallo e nella velocità; era la prima volta che
combatteva, ma aveva già ucciso venti uomini.
Euforbo fu il primo a ferirti con un’arma, o Patroclo, ma non ti uccise; scappò e si mescolò agli altri guerrieri,
[perché] dopo aver estratto la lancia di frassino, fu preso dal panico vedendo di aver attaccato Patroclo,
anche se questi era disarmato.
Patroclo, colpito dalla mano del dio [Apollo] e dalla lancia [di Euforbo], cercò riparo tra i suoi compagni, per
sfuggire alla morte. Allora Ettore, quando vide il grande Patroclo ritirarsi, ferito dalle armi nemiche, gli si
avvicinò tra le schiere dei soldati e lo ferì alla pancia con la lancia.passandolo da parte a parte.


Omero La morte di Patroclo Parafrasi XVI VV 828-863

[Dopo aver colpito Patroclo], Ettore figlio di
Priamo, / vantandosi gli si rivolse con queste
parole:

«Patroclo, tu pensavi di distruggere la mia città,
/ di togliere la libertà alle donne troiane / di
portarle sulle navi alla tua patria.

Sciocco! / In loro difesa i veloci cavalli di Ettore
/ si slanciano al combattimento, ed io mi
distinguo / con la lancia tra i bellicosi Troiani, e
così li proteggo / dal giorno fatale – tu, sarai
cibo per gli avvoltoi.

Sciagurato, non ti è servito Achille, per valoroso
che sia, / che certo, restando e mandandoti, ti
disse molte parole:

“Non mi tornare, Patroclo, abile nel guidare i
cavalli, / alle navi, prima d’avere lacerato sul
petto / la veste sanguinante di Ettore,
sterminatore”.

Così certo ti disse, e, sciocco che sei, persuase il
tuo cuore».

E tu, senza più forze, gli rispondesti, Patroclo
cavaliere:

«Ora puoi vantarti, Ettore, perché ti ha dato
vittoria / Zeus, figlio di Crono, ed Apollo, che
mi hanno vinto / facilmente: loro mi hanno tolto
dalle spalle le armi.

Se venti uomini come te mi fossero venuti a
fronte, / tutti sarebbero qui periti, vinti dalla
mia lancia;

ma il destino funesto e il figlio di Leto mi hanno
ucciso, / e tra gli uomini Euforbo; tu arrivi,
terzo, a spogliarmi. E mettiti bene in testa quello che dico: 

neanche tu vivrai molto, perché già incombe /
su te vicina la morte ed il feroce destino / per
mano del grandissimo Achille, discendente di
Eaco».

Mentre così diceva, la morte lo avvolse, /
l’anima lasciò le membra e volò nell’Ade, /
piangendo il suo destino, lasciando la forza e la
giovinezza.

E a lui già morto disse lo splendido Ettore:

«Patroclo, perché mi profetizzi 1’abisso di
morte? / Chissà se Achille, il figlio di Teti dai
bei capelli / colpito dalla mia lancia non mi
preceda a morire?»

Così dicendo, strappò via dalla ferita la lancia
di bronzo, / premendo col piede, e staccò dalla
lancia il corpo supino.


PARAFRASI

[Dopo aver colpito Patroclo], Ettore figlio di Priamo, vantandosi, gli disse queste parole: «Patroclo,
tu pensavi di distruggere la mia città, di rendere schiave le donne troiane e portarle alla tua terra
con le navi. Sciocco! I veloci cavalli di Ettore si lanciano nella battaglia per difendere le donne
troiane, e io – che sono il più forte con la lancia tra i Troiani, grandi guerrieri – combattendo li
difendo dalla morte. Tu, invece, sarai cibo per gli avvoltoi. Sventurato, non ti ha aiutato Achille, lui
che è così coraggioso, lui che – restando all’accampamento e inviando te a combattere – di certo ti
disse tante parole: “Patroclo, abile con i cavalli, non tornare qui da me alle navi prima d’avere
stracciato la veste sporca di sangue sul petto di Ettore, lo sterminatore”. Certamente ti disse questo
e tu, che sei uno sciocco, ti lasciasti convincere».
E tu, Patroclo, ormai privo di forze, gli rispondesti: «Adesso ti puoi vantare, Ettore, ma solo perché
ti hanno dato la vittoria Zeus, figlio di Crono, e Apollo: sono loro che mi hanno sconfitto con tanta
facilità, loro che mi hanno tolto le armi dalle spalle. Se mi avessero affrontato venti uomini come
te, sarebbero morti tutti, uccisi dalla mia lancia; ma mi hanno ucciso il destino di morte e Apollo,
figlio di Leto, e tra gli uomini [mi ha ucciso] Euforbo; tu arrivi per terzo, e vieni soltanto a
prenderti le mie armi. E ricorda quanto sto per dirti: neanche tu vivrai molto, perché ti sono già
vicini la morte e il destino feroce [di essere ucciso] dal fortissimo Achille, discendente di Eaco».
Mentre diceva queste parole morì, l’anima lasciò il corpo e volò nell’aldilà, rimpiangendo il suo
destino sfortunato: morire nel pieno della forza e della giovinezza.
E a Patroclo, che era già morto, disse lo splendido Ettore: «Patroclo, perché prevedi per me la
morte? Chissà se invece non sarà Achille, il figlio di Teti dai bei capelli, a morire per primo, ucciso
dalla mia lancia?»
Mentre diceva queste parole, estrasse dalla ferita la lancia di bronzo, premendo col piede per
staccarla dal corpo disteso [di Patroclo].

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