LA MORTE DI PALINURO Libro V vv 1187-1226

LA MORTE DI PALINURO Libro V vv 1187-1226


La notte si stende placida sul mare, il vento favorevole accompagna la flotta di Enea proveniente dalla Sicilia e diretta verso i tanto desiderati lidi d’Italia: lo stesso dio del mare, Nettuno, ha promesso una navigazione tranquilla: solo uno dei naviganti, però,deve morire quale tributo per la salvezza di tutti. La vittima pretesa dal fato è Palinuro, esperto e fedele nocchiero,al quale sempre Enea si è affidato senza timore.  Guidava Palinuro il denso stuolo davanti gli altri, che tener la rotta dovevano al suo cenno. E già  toccava l’umida notte del suo corso il mezzo; e i marinai, pei nudi banchi stesi, le membra abbandonavano alla quiete, quando leggero il Sonno dall’eteree sedi discese e, dissipando l’ombre, il tenebroso aere rimosse di te cercando, o Palinuro, e a te, di nulla meritevole, recando funestissimo  sonno. E sulla poppa allor seduto, e qual Forbante in volto, queste insidiose voci ti rivolse:” O Palinuro Iàside, la flotta ormai la porta il mare e, nella notte, placida corre allo spirar dei venti! Adagia il capo ormai e, gli occhi stanchi ruba all’affanno un poco! io le tue veci assolverò per te!” E rivolgendo gli occhi a fatica Palinuro a lui :”Credi forse che ignori l’insidiosa calma del mare? E tu vorresti ch’io m’affidassi a quel mostro ingannatore? Enea gli affiderò, io, tante volte dall’aure infide e dal sereno volto delle stelle ingannato? ” Ed il timone stretto teneva, gli occhi al cielo intenti. Allora il Nume un ramoscello trasse dell’onda del Letè rorido, e quello , di stigio influsso soporoso e molle sulle tempie gli scosse. Allora il sonno gli occhi natanti il dubitoso sciolse. E appena quel sopor le stanche membra inopinate invase, su di lui il Nume si gettò, e lui precipite, col timone divelto dalla poppa, nella liquida stesa insiem sommerse; che invano, e a lungo, i suoi compagni invoca,m mentre fra i venti in sol si leva il dio.


ENEA INCONTRA PALINURO NELL’AVERNO

Raggiunta Cuma, Enea, accompagnato da Sibilla, si reca, dopo aver interrogato l’oracolo sulla sorte futura degli Eneadi,a visitare il regno dei morti. Superato il vestibolo, tra le prime ombre a lui più care incontra quella di Palinuro che, in mezzo a una turba di anime insepolte, tenta invano di farsi traghettare all’altra riva all’Acheronte. Alla richiesta di Enea di raccontare la misera fine, l’ombra del suo primo nocchiero ricorda con accenti altamente patetici il dramma vissuto dopo essere stato gettato in mare dal dio del sonno.<<…Per tre gelide notti mi sospinse sull’immensa distesa di quel mare Noto violento; ed alla quarta Aurora, sulla cresta di un’onda sollevato vidi l’Italia. A terra allor nuotando mi avvicinavo a stento, e già dal mare ero al sicuro, quando fiera gente, ancor gravato dalla veste molle, che ancor ghermivo con adunche mani l’aspre sporgenze del roccioso lido, con l’armi m’assalì, in me pensando, stolta, una preda! Ed ora il corpo mio tengono i flutti e i venti in lor balìa! Ond’io, Enea, per la gioconda luce, per il vitale spirito dei vivi, pel padre tuo, per la speranza certa del tuo fiorente Julo, deh!, ti prego, Stappami, invitto, a questi mali! Gettami sul corpo un pò di terra: tu ‘l potresti tornando a Velia a rivedere il porto! O se una via conosci, se mai una a te ne mostra la divina madre, (chè non senza la grazia degli dei certo attraversi Stige e sì gran fiume) porgi una mano a me, portami teco oltre quest’acque, sì che almeno riposi nella placida sede della morte! >> Ciò disse appena, e subito la vergine:<< Donde codesta dira brama, – disse, – O Palinuro? Tu vedrai, insepolto, e la severa foce dell’Eumenidi e l’acque Stigie, e all’alta riva tu contro gli ordini eterni giungerai? No, non sperar che il fato degli dei si pieghi mai alle preghiere umane! Ma memore i miei detti odi che alfine conforto ti saran nel duro caso. I popoli vicini, ovunque intorno per le città dove il tuo corpo giace, da celesti prodigi alfin costretti placheran le tue ossa dentro una tomba che di dovuti riti onoreranno; ed il tuo nome, o Palinuro, il luogo terrà per sempre >>.

(Dati presi dal libro: ” CAPO PALINURO – Mito, Storia e Attualità del CENTRO STUDI E RICERCHE P. VIRGILIO Marone – Palinuro)

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