LA MILIZIA D’AMORE OVIDIO

LA MILIZIA D’AMORE OVIDIO


La milizia d’amore
Ite triumphales circuì mea tempora laurus:
vicinus; in nostro est ecce Corinna sinu,
quam vir, quam custos, quam ianua firma (tot hostes!)
servabant, ne qua posset ab arte capi.
Haec est praecipuo victoria digna triumpho
In qua, quaecumque est, sanguine praeda caret.
Non humiles muri, non parvis oppia fossis
cincta, sed est ductu capta puella meo.
Pergama cum caderent bello superata bilustri,
ex tot in Atridis ars quota audis erat?
At mea seposita est et ab omni milite dissors
gloria nec titulum muneris alter habet :
me duce ad hanc voti finem, me milite veni ;
ipse eques, ipse pedes, signifer ipse fui.
Nec casum fortuna meis immiscuit actis:
huc ades, o cura parte triumphe mea!


TRADUZIONE

Cingete le mie tempie, o allori del trionfo:
ho vinto; ecco, ho in braccio Corinna,
che era custodita dall’amante, dal guardiano, da
una solida porta (tanti erano i nemici!)
perché non potesse essere sedotta con alcun artificio.
La vittoria in cui la preda, qualunque essa sia,
non costa sangue, è ben degna di un trionfo straordinario.
Sotto il mio comando non sono stati conquistati miseri baluardi,
né cittadelle circondate da modesti fossati, ma una donna.
Quando la rocca di Pergamo fu espugnata dopo una guerra decennale,
fra tanti guerrieri quale fu la parte di gloria spettante agli Atridi?
Ma la mia gloria è diversa, non va condivisa con quella di alcun soldato
E nessun altro può menar vanto dell’impresa:
soldato e capitano a un tempo, ho raggiunto lo scopo dei miei desideri;
io solo sono stato cavaliere, io solo fante, io solo vessillifero.
E la fortuna non ha avuto alcuna parte delle mie gesta:
vieni qui, trionfo conquistato con l’opera mia!

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