LA MIA SERA RIASSUNTO

LA MIA SERA RIASSUNTO

La mia sera, dai canti di castelvecchio, è un componimento formato da cinque ottave di novenari, dove però gli ultimi versi sono senari. Caratteristica di quest’ultimi è che contengono sempre la parola “sera”, dando quindi circolarità all’interno della poesia e collegando tra loro le singole strofe. C’è uno schema preciso di rime, infatti ogni strofa presenta regolari rime alternate, tra le quali se ne possono trovare molte semantiche e antisemantiche: per esempio tutte quelle collegate alla sera: “leggiera. bufera, nera, intera”; la prima e l’ultima sono sematiche in quanto caratterizzano la sera in modo anche positivo, in quanto a Pascoli sta molto a cuore la sera, mentre “Bufera e nera” sono antisemantiche in quanto la confusione, il rumore e l’oscurità si riferiscono all’elemento nettamente opposto alla sera: la tempesta che la precede. Ed è proprio su queste antitesi che si basa la quasi totalità della narrazione: in ogni strofa viene contrapposta la cupa, aspra, nera, bbufera alla tacita, limpida, umida sera. Alla prima viene sempre abbinato il tempo passato, mentre alla seconda il presente e il futuro, e questo, quindi, può assumere un significato connotativo, riferendosi alla vita di Pascoli, non necessariamente quella vera, ma come la immaginerebbe: la tempesta infatti può riferirsi alla terribile infanzia vissuta all’insegna di lutti familiari, mentre la sera è come vuole che la sua vita diventi; infatti Pascoli voleva, assieme alle sue due sorelle rimaste, ricostruire la sua famiglia, tanto era rimasto demoralizzato dalla morte dei parenti; questo quindi ci porta direttamente al tema del nido, che rappresenta per il poeta, la sua famiglia, l’unica meta della sua vita. Questo tema viene riportato in molti componimnenti Pascoliani, anche ne “La mia Sera” stessa, specialmente nella quarta strofa, dove si fa riferimento alle rondini e ai loro nidi, dove si nota il fatto che la tempesta le abbia penalizzate. Anche le rondini hanno un significato più profondo di quel che possono sembrare, questi uccelli infatti sono molto vicini all’uomo in quanto nidificano sempre sulle case, e inoltre sono illontanabili dal nido perché sanno trovare la via di casa anche da molte centinaia di chilometri. Riferimenti ad uccelli si trovano anche nella poesia, sempre pascoliana “L’assiuolo”; da notare è l’uso di termini specifici nel campo degli uccelli, ma non c’è da sorprendersi in quanto Pascoli era un contadino e quindi conosceva bene i nomi e le abitudini di molti uccelli; questa particolare caratteristica del poeta viene espressa col nome di “ornitologia pascoliana”. Ritornando a parlare della poesia, si nota piuttosto visibilmente che il ritmo è in generale veloce e spezzato, infatti è molto frequente la punteggiatura, anche molto forte, come il punto esclamativo e i puntini di sospensione, che non permettono l’uso frequente di enjambement e di congiunzioni; infatti di enjambement se ne trovano a malapena uno a strofa e inoltre prevale nettamente la paratassi per asindeto. Perciò ne consegue una caratteristica piuttosto strana della poesia, dove i versi tra loro sono privi di coesione, mentre le strofe sono, come detto prima, legate tra loro dal tema della sera e della tempesta. L’unica strofa leggermente staccata dalle altre è l’ultima, dove si parla dell’infanzia, vista dal poeta come periodo di felicità con la famiglia; questo periodo della sua vità è però molto breve, in quanto, all’età di dodici anni muore misteriosamente suo padre, iniziando soltanto una lunga e triste successione di lutti che lo traumatizzeranno molto. Questo  si può colelgare benissimo al componimento Leopardiano “A Silvia”, dove la felice gioventù di Silvia stessa viene completamente eliminata dalal morte della ragazza, sopprimendo quindi tutte le sue speranze e i suoi sogni per il futuro. Il timbro è in generale caratterizzato da suoni aperti, specialmente i termini che si riferiscono alla sera, come limpida, casa, pace. All’interno del componimento però troviamo anche vocaboli molto cupi come “tremule, mandano, cupo tumulto, fulmini, nube”; anche se questi sono in netta minoranza, il timbro può avvicinarsi molto all’immagine del “dolce singulto”, dove nella tranquillità della sera, compaiono improvvisamente rari rimbombi lontani della tempesta. Vi sono molte figure retoriche nella poesia, infatti Pascoli carica molto spesso le parole di secondi significati, ed è un grande innovatore della poesia, perché capisce che dentro di noi non c’è solo la personalità di cui siamo a conoscenza,, ma anche una che non conosciamo. Grazie alla spontaneità che esprime nelle sue poesie e alle tematiche, pascoli viene definito il poeta delle piccole cose, e quindi molto spesso le sue poesie vengono proposte alla scuola elementare, ma sbaglino, in quanto, come detto prima, il poeta carica ogni singolo sempllice termine di significati più profondi. Tornando alle figure retoriche, vi sono molte metafore e anastrofi, ma il poeta fa particolare attenzione alle onomatopee, come “gre, gre” e “don…don…”; queste infatti esprimono molto bene la spontaneità di cui ho parlato prima. Gli aggettivi qualificativi sono presenti in grande quantità, creando una forte ricchezza lessicale all’interno della poesia. Molto rari invece sono quelli dimostrativi, e i pochi presenti esprimono tutti lontananza del poeta dal cielo “quell’aspra bufera” e “quell’infinita tempesta”. Anche gli aggettivi possessivi sono piuttosto rari, e sono tutti in prima persona singolare. Questi si riferiscono alla sera e alla madre, che sono le cose più care nella sua vita. Caratteristica molto importante della poesia è il continuo scambio di immagini del cielo e della terra; il cielo per Pascoli è lontano, come lo si è visto negli aggettivi dimostrativi, e irraggiungibile, e quindi anche la sera, simbolo del futuro con la famiglia, è irraggiungibile, mentre la terra è vicina, infatti il poeta riesce a sentire il “grè grè di ranelle” e il “don don” delle campane, e quindi si deduce che Pascoli sia rimasto nella realtà, che non si sia lasciato trasportare dalal fantasia in quella infinita tempesta, al contrario di Leopardi, che da quell’Infinito, si trova a viaggiare in questo mare. I tempi verbali vanno dal passato della tempesta al presente e futuro della sera. Molto significativa è l’ultima strofa, in cui il ricordo del passato e l’uso del presente trasporta il lettore completamente nel passato, con un’aria do nostalgia e tenerezza. Il lessico è molto ricco, semplicema allo stesso tempo raffinato, creando un’atmosfera di “ricercata semplicità”. I personaggi della poesia sono ovviamente il poeta stesso, la madre, la tempesta e la sera, questi ultimi due rappresentano due entità opposte: una l’oscurità e il frastuono, mentre l’altra la tranquillità e la lucentezza; la madre rappresenta la famiglia, infatti è citata in modo affettuoso e nostalgico e inoltre è citata nell’ultima strofa, e quindi ha un’importanza particolare. In generale i temi principali della poesia sono la morte, il rifiuto della vita, il non voler accettare la realtà, il ricordo degli affetti familiari, l’innocenza dell’infanzia, le suggestioni dei suoni e il toccante paesaggio crepuscolare.